È con sincerissimo piacere che mi ritrovo a spendere qualche parola sui torinesi Vernon Sélavy e il loro omonimo sette pollici dalle fosche arie blues che ricorda un’elegante e cadenzata marcia funebre fuori dal tempo.
Già, fuori da questo tempo.
Ed io che non conto un cazzo e discendo dagli anni Novanta me li vedo a suonare a Twin Peaks in mezzo a nani e giganti che parlano al contrario, mentre il tremolo della chitarra di Vincenzo (directly from Movie Star Junkies) tinteggia le pareti di rosso e la livida ritmica di Roberto (directly from Ten Dogs) fa strada al feretro della signorina Palmer. La Shit Music For Shit People va nuovamente a segno con un lavoro sopraffino che custodisce nella sua semplicità arrangiamenti signorili (su tutti la mesta -ed inquietante, dico io- The way it goes, con uno straordinario tema portante e un organo che dalle quinte dà colore al componimento) e accordi più cupi e malevoli (fare repeat su l’overture 15 apple seeds) che danno al piatto nero un sapore amaro.
A questo punto non reste che aspettare la pioggia (santocielo!), stendersi sul divano, aprire Rose Madder mentre girano i Vernon Sélavy. E fare attenzione che il gatto non assuma strani atteggiamenti.