Negli anni ’80 c’è chi ballava sulle note di Richard Sanderson e della sua Dreaaaams are my reeeealityyy e chi si imbucava nei club underground bui e umidicci con la speranza che il dj di turno passasse Problèmes d’Amour.
Nel 2011 siamo invasi di ragazzini di bell’aspetto con attitudine elettropop, ma chi apprezza l’elettronica seria, quella nata in analogico e solo in un secondo momento diventata digitale, non può rimanere indifferente di fronte al nome Alexander Robotnick, nella vita Maurizio Dami.
Le Cannibale vi propone per questo venerdì 9 dicembre al Tunnel di Milano il memorabile djset di un maestro in costante evoluzione, capace continuamente di rinascere da se stesso.
A voi l’intervista.
1) Ciao Maurizio, presentati ai nostri lettori.
Sono un produttore di musica elettronica e non solo. Da otto anni faccio anche il DJ. Nei primi anni ottanta un mio brano è andato nelle charts dance americane e poi è restato come cult. Si tratta di “Problèmes d’Amour”.
2) Da dove hai tirato fuori il nome d’arte Alexander Robotnick ?
Robotnick suona come “lavoratore” in Russo. Sarebbe Alessandro il lavoratore. E’ un personaggio di fantasia. L’ho immaginato nato in Kanchatka, fuggito a Parigi per le persecuzioni di Stalin e quindi per questo cantava in Francese.
3) Cosa vuol dire avere 60 anni e fare elettronica nei club più underground in circolazione ?
Vuol dire essere underground.. I 60 anni pesano solo per la fatica dei viaggi, quando suono è come sempre. Sono contento così e non rifletto molto su come mi vedono gli altri. L’importante è che mi diverto ancora.
4) Nel tuo percorso artistico, è stato tutto un susseguirsi di collaborazioni con musicisti di etnie diverse. Ti affascinano le differenze culturali ?
Mi hanno affascinato moltissimo negli anni 90 e anche prima. Poi il tutto è diventato un po’ troppo inquietante. Adesso sono totalmente immerso nella musica elettronica, la sento come un territorio a parte, separato dalle culture, che, diciamo la verità, dopo un po’ rompono, anche la nostra.
5) Parlaci del tuo rapporto speciale con la mega etichetta ”Materiali Sonori”.
Erano e sono ancora amici. Abbiamo condiviso una buona fetta degli anni ottanta, importanti per la nostra generazione. Ci siamo divertiti, anche se il tutto era caotico e spesso improvvisato. Ma molte cose furono fatte con il cuore.
6) Tu nasci come produttore, soltanto dal 2003 ti avvicini all’attività di dj, dichiarando tra l’altro di odiare i vinili e amare le musicassette. Cosa ti ha spinto in questa direzione ?
La mancanza di denaro..ah ah. Scherzi a parte, l’esperienza world mi si stava esaurendo e volevo rientrare nel giro dell’elettronica. Qualcuno mi chiese se facevo ancora il DJ, cosa che non avevo mai fatto. Io risposi sì e da allora non mi sono ancora fermato. Era l’estate del 2003.
7) Da un paio d’anni sei diventato anche un assiduo video-maker, come nasce il concept di un tuo lavoro ?
È una grande passione, spero di potermici dedicare di più. Il concept dipende da cosa voglio fare. Comunque sia che faccia un clip musicale stralunato, sia che monti un mio brano live, sia che giri un documentario, il principio che seguo è la semplicità, non montare addosso a ciò che rappresento, lasciar parlare le immagini.
8) Abbiamo finito, saluta i lettori nella lingua che preferisci e consigliaci un brano.
Saluti e baci.
Questo è veramente “underground”
Robotnick – les grands voyages de l’amour
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