Esce oggi il primo disco di Nicolò Carnesi, Gli eroi non escono il sabato. Ci è piaciuto parecchio e gli abbiamo chiesto di prestarsi alla nostra rubrica “disco raccontato”.
Ecco il risultato:
Il colpo:
Seduto in poltrona a guardare la tv: le solite stronzate.
Seduto davanti al pc: le solite stronzate.
Seduto su una panchina del centro storico: le solite stronzate.
Mi venne in mente un riff dei Beatles, ho preso la penna e ho scritto.
Ho scritto di qualcuno che potrei essere io o tu che stai leggendo… ma non mi si fraintenda, non cerco la satira politica gratuita o la critica indistinta verso una società cui non occorre un ennesimo cantore che ne attesti il costante degrado. Ho solo voluto provare a descrivere una storia che potrebbe indistintamente ambientarsi nei nostri giorni così come cinquant’ anni fa.
Alienazione, nessun giudizio.
Medusa:
Mattina di capodanno, pensieri vaganti, gli aeroporti , desiderio di essere li, non tanto per partire quanto per osservare gli altri andarsene felici da qualche parte del pianeta.
Cominciai a comporre un Groove di drum machine, venne fuori anche un riff di synth che diede un senso musicale al tutto.
Le parole cominciarono a sgusciare da sole, tanto per amarezza quanto per amore. A volte accade che vengano fuori le parole giuste proprio quando si ha poco da dire.
Forma mentis:
agli eroi moderni e senza superpoteri , alle battute che non mi fanno ridere, agli stati di facebook, ai telegiornali, ai carabinieri che mi fermano il sabato mattina, alla tizia sconosciuta che incroci al bar mentre beve un caffè, ai sogni che racconto e a quelli che mi raccontano e non capisco, al disincanto che non sempre segue l’incanto. Alle storie che chiedono, prendono e pretendono vita propria, vite parallele quasi come fossero mondi.
La razionalità non è certezza.
Fuori il diluvio, dentro un disco degli Arcade Fire sul comodino, l’ho messo su e venne fuori il si maggiore.
Ho poca fantasia:
Quando penso a questo pezzo, mi viene sempre in mente una scena avvenuta dopo. Ero in una classe di scuola elementare, si parlava di musica, dovevo spiegare perché e come nasce una canzone, questa in particolare.
Questa è nata perché non ne avevo altre da scrivere, è un paradosso, in fondo.
Allora dissi:- Avete presente quando vi svegliate la mattina e vi sentite tristi?
Lo sguardo dei bambini attoniti nel non capire la domanda fu la risposta migliore. Come potevano dei bambini di dieci anni capire cosa significa svegliarsi tristi? Non rappresenta la loro normalità. Non sempre, per fortuna.
Kinder cereali all’amianto:
“Diventassi musica, io, di certo, ti amerei”
In fondo è quello che si pensa un po’ di tutto, l’anelito all’isola che non c’è o al vestito che abbiamo scelto di non comprare. L’impalpabile inesistente che si modella su immagine e opposizione del concreto esistenziale. Furti -scambi di anime.
Ho sempre amato la musica post punk anni 80, I cure i Joy Division.
Musicalmente questo pezzo nacque come un omaggio, in particolare ai Jesus e Mary Chain, col tempo, poi, divenne anche qualcos’altro, divenne un modo per parlare un po’ di me.
Si sa che in guerra non c’è vincitore.
Penelope, spara!
Il buio, un pianoforte, io che lo suono e una buona dose di ricordi di qualità. Parole che prendono vita e suono. Così Penelope entra nella mia vita.
Levati:
Il mio batterista sognava un pezzo dalla cadenza hawaiana, glielo scrissi, lo condii con delle situazioni che possono accadere ad un qualsiasi palermitano a Palermo o a un qualsiasi milanese a Milano.
A chi non è mai capitato di odiare l’amica/o di qualcuno, di tradire, di sentirsi inutile senza un vezzo fisico o artistico? Storie comuni di gente comune.
Di fatto ho scritto quello che sento dire spesso alla gente, filtrato dalle mie esperienze.
Un uomo o un sogno che rimangono soli non sono quasi mai felici.
Divento ingegnere:
Alle velleità lavorative, per sdoganare un luogo comune contemporaneo. Il denaro, sì, può anche fare la felicità. Ma ho visto anche gente campare di sogni e qualche briciola di pane.
Moleskine:
Questa è difficile da spiegare!
Musicalmente il pezzo nacque in tutt’altra maniera, era un pezzo elettrico saturo di synth e chitarra elettrica ma capii che non era la sua vera identità, non ne era l’anima. Presi la chitarra acustica e cominciai a suonare gli accordi, era questo il modo giusto per raccontare questa storia tanto complicata quanto semplice. Accadeva appena rientrato, via mare, da un breve tour. Ad aspettarmi una casa e uno studio freschi di trasloco, mentre l’utero dove ero musicalmente cresciuto rimaneva spogliato di ogni cosa che non fosse immateriale o da scartare.
Ci evitiamo per non evitarci sul serio.
Mi sono perso a Zanzibar:
È palese, Zanzibar non è un luogo, è un idea.
Riprendo l’immagine del viaggio come mezzo per cercare quel quid che ci completi, che ci possa dare la dose di serenità/felicità/appagamento cui tutti aneliamo .
Suonai ad un festival qui in Sicilia, dopo di me c’era Brunori Sas, alla fine del concerto ci scambiammo dei dischi, gli proposi di cantare in questo pezzo.
Mi piaceva l’idea che lui fosse un alter ego, un me cresciuto, un po’ “sciupato” da questo viaggiare, forse un po’ più disincantato la sua voce più decisa e agra della mia a rendere l’idea. Mi piace immaginare il personaggio del pezzo cosi, dieci anni dopo, con la voce più scura, ma ancora alla ricerca di qualcosa, che può chiamarsi Zanzibar, Charlotte o semplicemente felicità, ma che comunque ci spinga alla ricerca.
P.S. intanto perdevo le chiavi della macchina, il che mi conduceva ad una ricerca ben più concreta.
Quando, tempo dopo, incontrai questa poesia di Konstantinos Kavafis, mi sembrò adatta a dare un immaginario più concreto.
Itaca
Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
né nell’irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti – finalmente e con che gioia –
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d’ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca –
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos’altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
Mr Robinson:
Questa più che come canzone nacque come esperimento, slide alle mani, drum machine a palla e pensieri che mi ronzavano in testa da giorni.
Una serie di pensieri associativi, rivolti a questo fantomatico Mr Robinson che mi piace pensare come il marito della celebre Mrs.
Perché, in conclusione, per quanto tendiamo ad odiare quello che ci spiattellano addosso, quasi tutti abbiamo bisogno di calciatori fuori forma, di musicisti fuori tempo e di scommettere su qualcuno o qualcosa.