– di Massimo Accoppa
Quello che abbiamo patito ieri sera in una cronistoria che vi porterà via mezzo pomeriggio.
Arrivo dalla visione della prima puntata di Sanremo. Mai in vita mia, e ne ho appena compiuto 30 di anni, mi è capitato di soffrire così tanto durante la visione della kermesse nazional-popolare più nazional-popolare che ci possa essere.
La manifestazione che ha unito l’Italia intera, ricordiamolo, ospitava attori di teatro, cantanti che sapevano cantare, vestiti della festa, polemiche allo zucchero filato, pruderie sui centimetri di pelle scoperti, suicidi: era lo specchio conservatore di decenni di Democrazia Cristiana al potere e, in fondo, ci piaceva così. A scandalizzarci per le gravidanze di Mina, ad abbracciare l’astio per il membro di Gigliola Cinquetti, a insabbiare con l’oblio il gesto di Luigi Tenco.
C’era, però, in tutto questo il senso di sicurezza data dalla correttezza del linguaggio, con le presentazioni entrate nella storia per repetita e dalla ritualità di un Festival sempre uguale a se stesso le cui uniche variabili, come l’introduzione di due vallette rigorosamente una bionda e una mora o il passaggio della conduzione a presentatrici della tv di Stato, sono sempre stata così innocue che le abbiamo sempre accettate con quella naturalezza con cui si constata che “Non ci sono più le mezze stagioni”.
Il 2012 non è un bell’anno secondo i Maya, per il meteo, per i viaggi in crociera, per la mia gastrite e segna pure il punto di non ritorno per il Festival di Sanremo. Che, sia chiaro, non consiste nella mancanza di verve o coefficiente di spettacolo che è sempre mancato nell’entertainment italico: si tratta dell’abbattimento definitivo del varietà. Qualsiasi cosa voglia dire.
Qui di seguito il bignami di quello che vi siete persi e di quello che la memoria, pur essendo stata pesantemente messa alla prova, non ha dimenticato.
Se siete di stomaco debole, vi consigliamo di saltare direttamente alla conclusione.
1. Il festival inizia con un finto momento backstage. E, oltre al senso di farlocco che permea il tutto, ecco il primo product placement: al 30esimo secondo appare una bottiglia di acqua Lete in primo piano. Anche più in primo piano delle manone di Morandi, per dirvi. Durante la sigla, poi, verrà segnalato che ci saranno apparizioni sponsorizzate, tra cui Lete. Ma va?
2. Luca e Paolo cercano di farci ridere elencando per decine di minuti tutti i sinonimi di cazzo, figa e culo. Ah, che povertà poi: si vedono le uscite di sicurezza sullo sfondo del palco.
3. Inizia il Festival? No, c’è Gianni Morandi. No, arrivano degli astronauti. Sarà Papaleo? No. Si tratta del coreografo di Amici, Ezralow. Sarà il momento più bello del Festival.
4. Inizia la gara. C’è Dolcenera, vestita made in Romania e con un ciuffo verde. Canta una canzone d’amore. Sarà la canzone più bella del Festival almeno per la prima parte.
5. Arriva Bersani. Shhh. Ha le scarpe da calcio sotto a un frac. Ovviamente la canzone si intitola “Il pallone” o giù di lì e ha lo stesso effetto di una canzone di Povia, che porta sfiga (Povia e le sue canzoni). Votazioni annullate per problemi tecnici. Taaaac.
6. Arriva Papaleo. Papaleo chi? In Loden, perché rappresenta l’essere tecnico. Peccato che di tecnico in questa puntata si sia visto poco e l’apoteosi l’abbia raggiunta il finale. Ma questo ancora non lo si poteva sapere. Papaleo dice delle cose che non fanno ridere e di tette nemmeno l’ombra.
7. Arriva Noemi, che sembra Milva. Alla fine il commento è un: “sembra un pezzo di Sanremo” che capiremo sarà il più bel complimento che si potesse fare per un pezzo durante la serata. Parla di amore anche lei.
8. Arriva Renga: inutile. E il pensiero corre a chi si starà facendo Ambra nel mentre. Il Bagaglino ci contagia e il momento ormone pure. “Renga comunque più invecchia più è guardabile: dovrebbe fare, che ne so, il soprammobile”.
9. Arriva Chiara Civello. Chi? Ecco.
10. Arriva Irene Fornaciari. Ha una palandrana informe e grazie al cielo il microfono le copre la faccia. Il pensiero va a quanti soldi Zucchero abbia pagato per farla partecipare, a il perché con tutti quei soldi sia un mostro inguardabile, a il perché non prenda uno stylist e al perché la dinastia Fornaciari sia, con tutti quei soldi, così sfortunata.
11. Mi scappa la pipì e Sanremo omaggia la Grecia: scoppi, esplosioni, fiamme, gente che si spalma per il palco. Vuoi vedere che arriva Celentano? Eccolo.
12. Per 750mila euro Celentano: cita il Vangelo, cita le religioni tutte a parte gli ebrei, insulta la stampa cattolica, insulta Grasso, insulta la consulta, insulta la RAI, dice vaffanculo alle guerre, cita tante altre cose che non ricordiamo, fa entrare una Canalis nei panni di un’Italia martoriata.
12 a) La Canalis-Italia merita due righe: sembra uscita dai Flinstones, ha i capelli stropicciati ad arte e parla in italiano con accento americano. Non vi preoccupate: nel corso della puntata tornerà a parlare in sardo.
Celentano torna a insultare per altri mille minuti. Ah, entra in scena pure Pupo e c’è Papaleo eccitato che gli prende l’altezza e perdendo l’occasione dell’unica gag che avrebbe valso la pena di cotanto siparietto: la dimostrazione della legge della L.
13. Celentano finisce, ricomincerà la gara? Ovviamente no. La gag della ceca con il collo torto ci regala un grande ritorno: Canalis in hype (diciamo così per evitare querele) e Belen con le tette strizzate.
Morandi se le spupazza tutte con quella simpatia che si confà ai bolognesi. Ma venite quiiii. Questi 15 minuti saranno gli unici momenti di tette di tutto il Festival.
14. Emma, finalmente. E con questa esclamazione di sollievo potete capire il livello di stress subito.
15. Marlene Kuntz inutili. Se non avessero fracassato le palle sul web con il loro “Perché andiamo a Sanremo e perché andare a Sanremo non vuol dire essere venduti” avrebbero anche una decente canzone pop. Ma ci stanno sul cazzo, a prescindere.
16. Finardi.
17. Pipì super-veloce per l’esibizione che attendavamo tutti: Berté e D’Alessio! Berté in tailleur farfuglia cose cantando. D’Alessio la tiene sott’occhio come si tiene d’occhio una pazza. La Berté sembra un mix di Richard Benson e Donatella Versace. Inutile dire che è la canzone di Sanremo per eccellenza, avessimo capito le parole. Ah, “respirare” mi pare.
18. Momento Morandi-Belen con Morandi che chiede di Fabrizio Corona.
19. Arriva Nina Zilli! L’unica vestita bene, perché provvista di stylist. Canzone inutile.
20. Papaleo dice vaffanculo.
21. Momento pedobear, finalmente! Carone e Dalla cantano l’amore mercenario per Nanì. Carone sembra Willwoosh e Dalla ha il solito Winnie the Pooh in testa. La canzone è già ribattezzata “Evviva i Nani”. E, riascoltata oggi, è pure bella. L’esasperazione, probabilmente.
22. Arriva Arisa con un sacco di juta beige. Canta pure un bel pezzo, scritto dal suo ex. Piange pure. Sembra Adele dopo aver incontrato Karl Lagerfeld: seee, je piacerebbe.
23. Matia Bazar. La tipa vestita come Noemi.
24. Fermi tutti! Il televoto non va: i figuranti del pubblico, tutti dalla Basilicata come Morandi ha precisato nel corso della puntata, si agitano. Ma il buon Morandi dice che no, non sarebbe giusto eliminare qualcuno stasera e altri 10 minuti di buonismo random. E rimanda l’appuntamento al giorno dopo.
Nessuna speranza per l’Italia viene concessa dai lustrini della tv: solo ai prodi e ai duri di stomaco, infatti, è data la visione della seconda puntata.
(Aridatece Nilla Pizzi. Anche la salma inquadrata per 4 ore alla film artistico di Andy Warhol va bene.)
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