Un giorno Andrea mi telefona tutto concitato e su di giri. E quando finisco di leggere anch’io il tour diary dal sito Internet dei Drink to Me (http://www.drinktome.net/), afferro il motivo del suo fervido godimento. Sorrido perché è davvero bellissimo, è scritto con nobile maestria e mi dà l’idea che loro siano un gruppo molto unito. Assisto a tutti i loro concerti leggendo soltanto i loro resoconti, è spaventosamente viva certa letteratura. A quel punto è avvenuto il mio primo incontro con loro; giornata di sole, sottofondo Brazil, il loro secondo full-lenght; il mio umore a bordo dello Sputnik.
Da allora sono passati due calendari ed il trio torinese torna a farmi visita, dritto dentro le mie cuffie.
Mentre fuori la neve.
Il 9 marzo sul proscenio di Unhip Records uscirà il loro ultimo lavoro, S, a pitturare tutto questo grigio. La stupefacente sinergia tra i noise-levels del sintetizzatore, i bassi alterati, le dissonanze, i ritmi ancestrali di batteria e gli ariosi riverberi sulla voce, sono la stropicciata cartolina spedita da una regione exotique (L.A. 13 pt. 1 non a caso è la perfetta sintesi di un disco warm, estatico, lenitivo, edulcorato dalle bellissime melodie che danno colore, che danno mimica alla pasta). L’ouverture-singolo Henry Miller, col suo pattern afrobeat di batteria e l’inquieta e commovente melodia di voce, mi manda in solluchero insieme alla criptica sentenza finale this is just a secret, this is our secret. The Elevator e Future days si avvicinano alle sonorità trip hop e l’album decolla per far scalo a Dig a Hole with a Needle, l’apogeo di oscillatori e distorsori (il mix operato sulla batteria è geniale). La drum machine di Disaster Area fa da pedana per un monologo-filastrocca hip-hop, prima che il sipario cali con l’intima, onirica e travolgente Airport song; presente -no?- quando tutti dormono nella sala d’aspetto, prima di salire su quel maledetto mostro con le ali.
In fondo, penso, questo disco è un portagioie con le ali e dentro ci trovi il riverbero, il ritmo tribale, il synth distorto, il coro, l’inno, il pop lisergico. E il cruccio sulla pronuncia del titolo: S, sh, ss, ésse, èsse, ès, és.