Se vi state chiedendo quanta credibilità e autorità abbia tangibilmente il nostro blog nella vita reale, la risposta è amara quanto imprescindibile: meno di quanta ne abbia Salvatore Angelucci.
Per averne finalmente conferma, il test si è dibattuto durante il party con i Soul Clap svoltosi lo scorso giovedì al Tunnel di Milano nell’ambito dell’Elita Festival. I testati eravamo ovviamente io, spropositatamente barbuto, Toulousse Lautrec-inspired nell’altezza, destabilizzato da un feroce free bar poco prima consumato in quel del Replay Party, e Salvatore Angelucci, in un look sapientemente declinato come post-MariadeFilippiano. Due semplici prove, l’ingresso e l’accesso al back-stage.
Arriviamo entrambi, contemporaneamente, in modo trafelato, già mi sento ammaliato dal groove sparato in sala dai Soul Clap, immagino le stesse sensazioni siano vissute anche dal mio rivale. In fretta mostro alla cassiera la mia unica possibilità di avere agevolazioni sull’ingresso, l’Elita Card che, secondo contratto, dovrebbe assicurarmi l’accesso per 10€, ma qualcosa subito va storto, pare sia troppo tardi per beneficiarne e pare io debba sganciare 18€! Al mio fianco sento Salvatore spazientirsi con l’altro cassiere per non essere ancora riuscito a far valere la sua figura, alza il tono della voce dichiarando “Io Sono Salvatore Angelucci!”. A questo punto prendo esempio dal suo ruggito e tento la stessa strada facendo presente al mio ostacolo che “Io sono qui per Dancelikeshaquilleoneal! Devo fare il report!” e subito butto un occhio di solidale complicità verso Salvatore. Dopo aver entrambi ricorso all’eplicita denuncia della nostra presenza tramite la formula ‘Io Sono..’, solo uno di noi però ottiene ciò che vuole. Ovviamente parlo di Salvatore, che viene poi scortato verso l’interno. Intanto io, affogando nella pateticità, sono costretto a sborsare 18€. Prima prova aggiudicata a Salvatore Angelucci.
All’interno la situazione appare sconfortante. Nonostante Charles ed Ei stiano ricreando atmosfere G-Funk con ritmi House e terribilmente smooth, in giro non ritrovo né Mariah Carey, né l’ologramma di Tupac, ma solo sagome versatili che avrei potuto vedere pogare ad un concerto dei Bloody Beetroots o agitare le mani in preda alle battute perse di Kavinsky; ma qui siamo al cospetto dei Soul Clap, siate un po’ più swagger!
Intanto riaggancio con la vista il mio avversario. Salvatore ha già raggiunto la tappa finale e il gong per lui ha già suonato, è dietro la consolle. Mi affretto allora ad annullare il distacco, ma il percorso è pieno d’insidie. Non faccio in tempo a girar l’angolo che vengo subito bloccato da un tizio della security che sorveglia il traffico per salire nel limbo, la situazione si aggrava, e il tempo non è di certo clemente. Mentre la mia fronte esplica tutto il mio disagio attraverso un lento rilascio di goccioline di sudore, la soluzione è già sulla mia bocca: “Man, I’m with Charles! I’m his mate! I gotta go above, Let me in!”. La tensione è altissima, il tizio non sembra troppo convinto, si gira intorno per cercare qualcuno, decido quindi di rincarare la dose, tanto ormai ci sono dentro: “Any problems man? Why don’t you let me go?”. Fortuna che a quanto pare il mio scoglio non sappia distinguere un accento britannico da uno canadese, figuriamoci da uno penoso come il mio. Ma la farsa ha funzionato, l’ingresso è libero, la soddisfazione è visibile sul mio volto, non mi resta che eguagliare il risultato del mio antagonista; mi piazzo così nelle sue vicinanze per giovare in tutto del suo stesso status e la sensazione è liberatoria. L’inebriante compiacimento è avallato dall’impeccabile selezione dei Soul Clap, soffice e vibrante, musica da flirt, di quella che ti fa sentire come se avessi una capigliatura alla Rick James e tre tipe ti stessero avvinghiate al pube con fare bossy. Chicchissimi.
Vi ricordo che intanto io sono sul palchetto del Tunnel da quasi 6 minuti e il buon dio vuole che mi accorga delle bottiglie di vodka che circolano nel backstage. In preda al titanismo più sfacciato, faccio per avvicinarmi a queste quando mi sento fermato e un tipo mi fa: “Devi scendere!”, la situazione precipita, ma sicuro di quello che sto per dire, con convinzione, gli faccio notare che: “ma io devo fare il report per Dancelikeshaquilleoneal!”. Bene, mai nulla mi rese più patetico. Lui mi appoggia la mano sulla spalla e continua: “non m’interessa, qui non ci puoi stare!”. A questo punto pare sia arrivato per me il Game Over, nonostante io tenti di nominare almeno un altro paio di volte le parole chiavi ‘report’ e ‘Dancelikeshaquilleoneal’ il tipo in camicina azzurra e codino non vuole concedermi credibilità. Non mi resta che scendere; almeno lo faccio con dignità, assecondando con la testa il vibe dei Soul Clap, e addirittura lasciando che il passo simuli un’andatura da ghetto homie.
Mi ritrovo nella folla, i soliti tatuaggi, le solite studentesse dello IED, i soliti pugni verso l’alto. Salvatore Angelucci si è aggiudicato anche la seconda ed ultima prova.
Inutile star qui a rimuginare, Dancelikeshaquilleoneal vale meno di un ex-tronista al Tunnel. Magari il prossimo report lo facciamo di una serata ospitante un qualsiasi purosangue della scuderia di Lele Mora. Fortunatamente Charles ed Ei mantengono alto il morale, ma il loro set volge al termine e, come è loro abitudine, a chiudere la selecta E-Funk ci pensa Angie Stone con quella pietra miliare del neo-soul che è il singolo Wish I Didn’t Miss You Anymore. Ovviamente canto a squarciagola.
Leggi il report dell’Elita e guarda la nostra gallery.