Trovarmi a parlare di un disco nuovo di Squarepusher mi rende vagamente nervoso. Forse perché mi trovo al cospetto di uno dei mostri sacri dell’elettronica degli ultimi quindici anni, o forse perchè ripensare a Tom Jenkinson riporta alla mia mente i primi approcci con il sound sintetico ed i party tra amici come se un domani non esistesse. Fatto sta che non è semplice per me parlarvi di questo “Ufabulum”, ultima fatica del produttore inglese che arriva a due anni di distanza dal precedente “Shobaleader One: d’Demonstrator”.
Squarepusher è da sempre un fine sperimentatore, un ricercatore del suono perduto o forse meglio del suono avvenieristico e futuristico, si perchè il fondere elementi del passato con la freschezza delle nuove sonorità è da sempre prerogativa del genio proveniente dalla terra d’Albione. Anche in questo disco il “pusher di strada” porta avanti il suo credo senza vendersi alle logiche di mercato, coerente con ciò che ha sempre professato, ricerca e sperimentazione come caratteristica prima. A qualcuno potrà sembrere superato, ancorato ad un processo creativo vecchio e scontato, per altri sarà ancora il genio primo, il mostro che insieme a compare Aphex Twin ancora manda a casa milioni di novelli inventori di musica elettronica.
La verità è che Squarepusher è rimasto esattamente lo stesso, e nella creazione dei brani e nella scelta degli elementi da fondere. Questo indubbiamente lo fa sembrare a tratti fuori moda, ma dove sta scritto che bisogna per forza seguirne una?
Il fido Tom non lo ha fatto, riuscendo comunque a tirare fuori alcune perle come la potente ed al tempo stesso suadente Stadium Ice, oppure l’elegantissima Red in Blue. Questo mostro sacro continua ad avere due anime, separate, due personalità, come affetto da bipolarismo si barcamena tra momenti cervellotici e complessi come in “Drax 2”, alternati a momenti ricercati ma pur sempre piacevoli. Probabilmente questo lavoro non verrà ricordato come il capolavoro dell’ autore della magnifica “My Red Hot Car” ed in effetti tale non è, ma rimane la certezza che da lui non ci si potrà mai aspettare un disco alla moda, che mai lo troveremo venduto al sound più in voga o alla scena più figa e di tendenza. Squarpusher rimane un genio folle e come tale rifugge da schemi precostituiti per portare avanti il suo ideale di sperimentazione sonora.