Se siete lettori di buona memoria vi ricorderete che di Paolo Iocca nelle vesti di Boxeur The Coeur e del suo album “November Uniform” ci siamo occupati in maniera estesa alcuni mesi fa nelle rubrica “Disco Raccontato”. Ora, dal momento che crediamo fermamente che il ripetere serva, abbiamo colto l´occasione di un incontro a quattro occhi con Paolo per tornare a parlare del suo album e soprattutto delle sue entusiasmanti esibizioni live. Si fa presto a dire “Live set”, quello di Paolo è un vero one-man show dove l’elettronica viene presa a prestito e viene usata in maniera avventurosa, colta e creativa come raramente ci è capitato di vedere ed ascoltare. Seguiteci intanto in questa nostra chiaccherata informale:
Ci racconti quale è stato il tuo percorso musicale prima di arrivare al progetto Boxeur The Couer?
Il primo progetto con cui ho avuto un certo grado di visibilitá sono stati i Franklin Delano gruppo che ha fatto tre dischi, uno di questi uscito anche negli Stati Uniti dove siamo anche stati due volte in tour. Arrivati ad un certo punto di questa parabola i Franklin si sono trasformati in Blake/e/e/e, progetto durato lo spazio di un album e di un paio di tour, di cui uno in America, e che era un pó piu sperimentale dei Franklin che partivano dal Folk un po stralunato, un po Post Rock. Arrivati al capolinea di questo tipo di discorso stilistico abbiamo iniziato a sperimentare e abbiamo cominciato ad aprire il raggio delle influenze che potevano entrare nelle canzoni, anche all interno della stessa canzone. Il disco dei Blake/e/e/e, per il quale ancora adesso ci sono persone che mi fanno i complimenti, cosa che mi fa molto piacere, ha rappresentato un punto di passaggio verso questa nuova direzione che è sempre sperimentale ma si allontana da tutto cio che è acustico e si avvicina a tutto cio che è elettronico. Senza rinnegare nulla ma senza neanche porsi dei limiti. Cerco di mescolare le piu disparate influenze musicali perche non mi piace settorializzare e perche l´eccesso di coerenza lo sento un po limitante.
Dal punto di vista piu propriamente tecnico e logistico come è nato il tuo album d’ esordio come Boxeur The Coeur?
Quando ci siamo fermati con i Blake/e/e/e ho avuto un momento di completo vuoto, mi sentivo prosciugato a livello artistico e creativo ed ho deciso di lasciarmi andare, non forzare la mano e non fare nulla. Dopo aver cominciato a suonare con i Toys Orchestra, con i quali era richiesto saper suonare le tastiere, ho ripreso a suonare il piano, strumento sul quale sono stati composti i brani nuovi. Alcuni sono stati fortemente rimangeggiati, da suoni sixtys e terzinati sono diventati piu moderni e con la cassa dritta e sono quelli che sono stati chiusi prima, pian piano se ne sono aggiunti altri nei quali si sente di piu l´influenza del percorso che ho avuto con l´aggiunta degli elementi dance ed elettronici. In effetti il primo brano finito, registrato con tecnologia molto basic e in “buona la prima”, è stato “Low Tide Lost At Sea”, di cui ancora adesso sono molto contento. Per dire che a volte non c´e bisogno di troppa tecnologia per fare cose che ti soddisfano. La produzione piu ulteriori parti strumentali e cori, sono stati affidati a Shannon Fields che per il mixaggio si appoggiato a Dan Goodwin.
La musica che proponi ha degli elementi, le parti cantate ad esempio, che sono molto Pop, ma si sente che hai una cultura di elettronica da club…
Si è vero riguardo ai vocals, anche se in realtá la dance è la musica che sto esplorando, quella che mi attrae di piu ma non per forza quella che conosco meglio, anzi. Viceversa credo di conoscere meglio altri generi musicali che al momento non ho voglia di utilizzare a livello stilistico.
Una cosa che salta all´occho delle tue esibizioni live è l´inclusione di elementi piuttosto atipici, le transizioni sonore ambient tra un brano e l´altro e la teatralizzazione della tua performance…
Quelli sono ulteriori tentativi di uscire dagli schemi e non rinchiudere la musica semplicemente nell elemento sonoro a livello di performance. Se ascolto un disco a casa è un discorso, ma un concerto secondo me deve avere anche degli elementi extramusicali particolari. Io decido ogni volta e do istruzioni precise al tecnico luci , sia suonando al buio nelle mie performance con i colori fluo sia che in situazioni molto piu ostiche, suonando alle sei del pomeriggio all´aperto e con il sole in faccia.
Come ti sei preparato alle tue esibizioni live? Al contrario di molti tu non ti limiti a mandare basi preconfezionate e questo si vede e si sente!
Io sono partito dall´ipotesi “Proviamo a non usare il laptop”. Partendo da questo presupposto e non volendo mandare solo delle basi, mi sono caricato di lavoro in maniera esagerata. Molti mi hanno detto “Fai troppe cose!” Quando una band sta sul palco i ruoli sono precisi e definiti, io faccio una mole di lavoro molto maggiore, perche anche se la musica non la sto producendo materialmente la sto comunque gestendo. È un po come quando tu nuoti e quando invece fai il surf, sfruttando la forza dell´onda. Molte cose comunque le suono dal vivo e poi le mando il loop sul momento. La mia performance live è in continua evoluzione.