Il comunicato stampa recita: HAVAH è il nuovo progetto di Michele Camorani, in un contesto diverso dal solito rispetto a quello per cui è più conosciuto, ovvero come batterista dei Raein, dei La Quiete e collaboratore di tante band indipendenti italiane.
“Settimana” è il suo terzo lavoro. L’album segna anche la svolta delle liriche in italiano, scritte a quattro mani con Jacopo Lietti dei Fine Before You Came e Verme.
Noi però del cs ce ne facciamo ben poco e vi offriamo il discoraccontato® di questo super album.
Lunedì
Il primo della settimana, introduce l’ascoltatore sull’umore generale delle giornate che verranno. Un po’ come mettere giù il piede dal letto e pestare qualcosa di sgradevole, ma non doloroso. Il dolore ti sveglia e ti fa reagire. Questo ti lascia in quel torpore da cui speri di poterti svegliare. Invece sei già sveglio. È un bilancio all’incontrario un po’ tragico ed un po’ stanco. È una lagna. In fase di registrazione abbiamo collegato un numero imprecisato di ampli perché la volevo piuttosto “marcia”.
Martedì
È forse il mio pezzo preferito, quello in cui si sentono di più gli intenti postpunk joydivisioniani mi hanno detto. È un po’ più allegrotta e andante delle altre canzoni anche se in realtà il testo parla del non riuscire ad “andare avanti” di quello che può essere considerato socialmente “progredire”. L’effetto che potrebbe avere il punk su una persona di 30anni.
Mercoledì
È la più anomala del disco, quella meno in linea con le altre. Quella che uno la sente e dice “ah ma allora ti piciono i cccp!”. Sì certo che mi piaciono i cccp, non è che se una persona si rincoglionisce dopo i 50 anni le cose che ha fatto quando ne aveva 20 non possano essere ancora ottime. Anche questa tratta il già citato tema (piuttosto presente in tutto il disco) del sentirsi in mezzo: mai ad un punto di arrivo o di partenza. In mezzo come al mercoledì… se si esclude il fine settimana, che non conta perché normalmente non si lavora.
Giovedì
Strumentalmente è stata totalmente scritta/improvvisata in studio. Avevo una vaga idea di quello che avrei fatto nell’ipotetico ritornello mentre già stavo registrando la strova. Esperimento batteria: suonata a volumi bassissimi. Per le dinamiche con cui la canzano è nata è il pezzo che più mi fa felice. Il testo è venuto da sé, ma con i suoi tempi. È la più triste del disco.
Venerdì
È uno dei tre pezzi con il testo scritto interamnete da Jacopo Lietti (fine before you came, verme), ed è l’unico di tutto il disco con la musica non scritta da me, ma da Matteo Callicelli (smart cops, wildmen). Originariamente era stato scritto per un gruppo che io e Matteo abbiamo avuto per un breve tempo dove lui anzichè suonare la batteria come al solito suonava la chitarra e cebio (la quiete) anzichè la chitarra. Quindi in questa ho arrangiato e basta. Le liriche che potrebbero sembrar dedicate ad un’amata, in realtà parla di figli, che io non ho, ma Jacopo sì. Musicalmente è un tributo a Greg Sage ed è un unico riff per tutta la canzone.
Sabato
Nonostante faccia parte del weekend è stato il primo pezzo nato per questo disco ed il primo che io abbia mai cantato in lingua madre. È il più leggero sia come testo che come musica, a tratti adolescenziale direi. Quello che mi pare faccia un po’ più scuotere le teste nell’economia di un concerto. Sul finale c’è un assolo (sempre monocorda, per carità) di cui vado piuttosto fiero.
Domenica
Con questo si toglie ogni speranza di redenzione, se il weekend è stato più leggero, la domenica impersonifica tutto l’umore della giornata di merda che rappresenta. Batteria praticamente priva di dinamiche e cassa dritta, 2 riff da tre note l’uno.