Da queste parti – ormai lo avrete capito bene – ci piace la musica indipendente, l’originalità, la ricerca di forme espressive nuove; ma soprattutto ci piace chi esce dagli schemi e fa le cose a modo suo.
Giovanni Truppi è un ragazzo di 31 anni, nato a Napoli: è un cantautore, ma anche un musicista (ha suonato il piano in “Ogni cosa è al suo posto” degli Epo), compositore per spettacoli teatrali, performer, attore (con la compagnia Lafabbrica ha portato in scena due spettacoli teatrali, Aspettando Nil e Bizarra e vinto diversi premi). Soprattutto è un ragazzo che ha trovato il suo modo di esprimersi.
“Il mondo è come te lo metti in testa” è il suo secondo disco, registrato in presa diretta e quasi senza sovraincisioni, in duo (Giovanni Truppi alla voce, alla chitarra e al pianoforte e Marco Buccelli alla batteria), al Sam Recording Studio da Ivan Antonio Rossi (Zen Circus, Bachi da Pietra); uscito lo scorso 25 gennaio per I Miracoli/Jaba Jaba Music, già portato sui palchi in quasi 20 tappe di un tour che VENERDì 29 farà tappa a Le Mura (via di Porta Labicana 24, Roma).
E questo è il suo modo di raccontarlo:
1. Il mondo è come te lo metti in testa
Il ritratto di un trentenne che, in un momento di riflessione e di estrema (a tratti dolorosa) sincerità, traccia un primo bilancio della propria vita. E’ la traccia che dà il titolo al disco e ne segna le coordinate di rotta. In sintesi: la constatazione di quanto siano rari i momenti autentici e non indotti nella nostra esistenza.
2. Ti voglio bene Sabino
Sabino è il collega di lavoro, il portiere del palazzo, il fruttivendolo sotto casa. Sabino sono tutte le persone alle quali ci affezioniamo per inerzia: perché fanno parte della nostra routine. La stessa routine che spesso ci obbliga a stare più in contatto con loro che con le persone che amiamo, invece, “per scelta”.
3. Cambio sesso per un po’
Esiste l’eterosessualità assoluta o è una favoletta per benpensanti? La canzone parla del cambio di sesso, ma come di un’esperienza temporanea: quasi una vacanza. Arrivando addirittura a chiedersi se non potrebbe essere un modo per guadagnare una più autentica comprensione tra l’uomo e la donna, separati da un’incomunicabilità che pone le proprie fondamenta anche nelle diversità anatomiche dei generi. Incomunicabilità che probabilmente nemmeno l’intimità raggiunta attraverso la penetrazione può sanare.
4. La domenica
E’ il secondo momento di riflessione del disco. Qual è il senso delle scelte che facciamo? E della vita che scegliamo di avere? Riusciamo ad imparare dai nostri errori? Come ci comportiamo quando siamo finalmente “liberi di fare quello che vogliamo”, ad esempio la Domenica?
5. Quante volte
A metà tra la filastrocca e la preghiera. La canzone è stata registrata su un telefonino, di notte, guidando. Queste le parole: “Quante volte dovrò nascere? Quante volte potrò nascere? Speriamo tante, Speriamo che bastino”.
6. Come una cacca secca
Una delle uniche due canzoni d’amore del disco. Il brano parla di quanto – a dispetto del fatto che stiamo sempre a raccontarci quanto sia bello l’amore – essere veramente in due sia un’esperienza difficile e, a volte, persino sgradevole.
7. Giovinastro
E’ un adattamento in lingua italiana della canzone “Giuvinastro” di Gianfranco Marziano – artista di culto soprattutto in Campania. che scrive esclusivamente nel dialetto del proprio paese (Mercatello, in provincia di Salerno). Dilatando l’andamento ritmico della versione originaria, è venuto fuori un brano beatlesiano e surreale che elenca una serie di cose da fare “da grande”. Nessuna farebbe contenta la vostra mamma.
8. Ti ammazzo
Semplicemente un’invettiva, alla maniera di “Puozze passà nu guaio” di Pino Daniele. Una delle canzoni più “punk” del disco (sempre nella accezione del termine riveduta e corretta dal duo Truppi/Buccelli).
9. Amici nello spazio
Due amici, due momenti di intimità. Una canzone sugli affetti e sugli addii.
10. I cinesi
“La realtà somiglia molto di più a un negozio dei cinesi che a quello che vediamo in televisione”. Accompagnamento musicale da ragtime in acido e un’esplosione di parole che col pretesto di disquisire dei cinesi arriva addirittura alla critica della società occidentale, che si comporta “come quelli che quando c’era la peste si chiudevano in casa a fare le feste”.
11. Nessuno
Terzo momento interlocutorio del disco. La voce si sdoppia (facendosi il coro da sé) e, seguendo un tradizionalissimo schema battuta/risposta, utilizzando un trucco vecchio migliaia di anni, espone un anti-manifesto ideologico.
12. 19 gennaio
Seconda ed ultima canzone d’amore: un rapporto ormai finito che non si riesce a dimenticare. Con una chiusura, alla maniera di tutto il disco, che lascia di sasso: “che banalità: tutte queste cose che pensavamo fossero solo nostre alla fine le vivono, le piangono (sentendosi tra l’altro unici) diecimila altre coppie di cazzoni”.
13. La lotta contro la paura
Anche la salatura della pasta può diventare un’opportunità per coltivare il proprio coraggio. I rimandi alla musica operistica sottolineano la chiave epica attraverso la quale Truppi ci racconta le avventure della signora Pina.
14. Il mondo è come te lo metti in testa. Ripresa.
Il disco si conclude ribadendo il concetto iniziale. Con un finale aperto ed enigmatico.
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