Passaporto nasce meno di un anno fa con l’intento di dare voce alle matite dei tantissimi illustratori italiani nascosti nei meandri delle loro camerette, pieni di passione e di orgoglio per un mestiere, o un passatempo, che è tra i più antichi del mondo. Stavolta, la voce che risponde alle nostre domande è quella di una disegnatrice che è uscita dalla stanzetta e ha fatto il giro del mondo con i suoi lavori, portando con sé una cartolina illustrata di ogni viaggio. Se penso ad Olimpia Zagnoli mi vengono in mente la donna, i colori pieni e le curve. E mi viene in mente la schietta ironia di chi ha così tanto da dire da riuscire a riassumerlo in poche parole.
Se ti chiedessero di identificare tre tratti salienti delle tue illustrazioni, quali sarebbero?
La morbidezza, il colore, lo strabismo.
Olimpia Zagnoli parla di sé in terza persona e si firma OZ. Nessun collegamento con la Dorothy del noto film del 1939?
O e Z sono semplicemente le mie iniziali. Naturalmente non mi dispiace che siano facilmente associabili ad un mondo di smeraldo come quello di L. Frank Baum. Non sarebbe la stessa cosa se le mie iniziali fossero SS, ecco.
Qual è la migliore maestra per un illustratore?
La mamma.
Il primo pensiero quando ti alzi al mattino.
Occhiali.
Ci mandi una fotografia della scrivania su cui stai lavorando in questo momento?
Cos’è per te la nostalgia? C’è qualcosa o qualcuno di cui ne hai a pacchi?
La nostalgia, come diceva Al Bano, è “quel dolce tarlo” che “all’improvviso tornerà”. In generale ho nostalgia di tutto, dal gelato Piedone al Partito Comunista.
Illustra meglio chi scende in strada e guarda il mondo dal vivo o chi è sempre alla ricerca del nuovo dietro a uno schermo?
Illustra meglio chi ha gusto.
Mi indichi quelli che secondo te sono i macro filoni del mondo dell’illustrazione in questo momento?
Illustrazioni belle e illustrazioni brutte.
Perché odi le penne ad inchiostro blu?
Mi sembrano un po’ volgari.
Se ti dico Dance Like Shaquille O’Neal, cosa mi disegni?