Il 26 aprile scorso è uscito – per Le Narcisse, giovane etichetta romana che ha firmato anche il nuovissimo disco dei Luminal, “E forse sono pazzo“, primo disco di Diodato.
Dodici pezzi di un bel cantautorato rock, suonati dallo stesso Diodato (voce, cori, pianoforte e batteria) assieme a Duilio Galioto (tastiere, organo, pianoforte, mellotron, cori), Daniele Fiaschi (chitarre e cori), Danilo Bigioni (basso e cori), Alessandro Pizzonia (batteria, percussioni e cori), Daniele “ilmafio” Tortora, che oltre a essere produttore ha partecipato alla registrazione occupandosi di programmazione, chitarre elettriche, tastiere e cori, Simone De Filippis (toys) e Angelo Maria Santisi (violoncelli).
Questa schiera di musicisti ci regala un disco vario, che non rinnega la tradizione (e anzi la recupera, vedi cover di Amore che vieni, amore che vai di un mostro sacro come De André) ma prova allo stesso tempo a superarla: pescando nel beat e trascinando talvolta nei sentieri polverosi dello psych-rock (come in Amore che vieni, amore che vai), tal altra nel vortice blues-rock più elettrico o nel garage, e tuffandoli tutti in un fiume di melodie pop. Ne viene fuori un lavoro che potrebbe piacere a fan dei Bud Spencer Blues Explosion come dei Velvet, dei Subsonica come dei Movie Star Junkies.
E forse sono pazzo ci piace, ci piace moltissimo il singolo Ubriaco, ma soprattutto ci piace farvi raccontare queste canzoni da chi le ha pensate, scritte e suonate.
1. Mi fai morire: Il desiderio cieco a riempire la testa di immagini e ad affamare mani sempre più impazienti. Un istinto primordiale da cui tutto ha inizio, anche questo disco.
2. Ubriaco: L’uomo e il vino a nutrire il suo ego e le sue paure. La violenza dell’indifferenza, del non voler sentire, dell’ubriacarsi di se stessi ma raccontata come una favola, come una storiella da buonanotte. Un piccolo tributo alla canzone italiana di qualche anno fa.
3. Ma che vuoi: Cosa altro vuoi da noi sanguisuga? Dici di essere Cristo in terra ma sei davvero pronto al sacrificio o saremo ancora noi a portare la tua corona di spine?
4. E forse sono pazzo: I compromessi, i silenzi, le convinzioni in un rapporto. Un viaggio in cui si ha spesso la sensazione di allontanarsi da se, di divenire altro, involontariamente. La rabbia e lo stupore dinnanzi a tale impotenza piantano il seme di una follia in cui si finisce col riconoscersi.
5. I miei demoni: Ancora l’alcol ma questa volta con il solo compito di distruggere ciò che hai preparato con cura. Il Caronte che ti conduce dinnanzi ai tuoi demoni.
6. Panico: Preferire il panico dell’incertezza al tedio di una vita imposta. Un crescendo rock’n’roll, un rotolare sempre più rapido in cui panico e adrenalina si mescolano in una miscela esplosiva.
7. Capello bianco: Il primo capello bianco. La scoperta della fragilità umana sul viso ancora giovane. Il voler illudersi che invecchiare significhi sempre maturare.
8. Patologia: Storia di una patologia.
9. Amore che vieni, amore che vai: Fabrizio De André.
10. Se solo avessi un altro: La paura e il desiderio dell’altro, del tradimento e dell’abbandono.
11. E non so neanche tu chi sei: La vita che sorprende. Un incontro e ciò che è ancora sconosciuto diviene il centro di tutto.
12. Gli alberi: Gli uomini come gli alberi. Radici che li ancorano al terreno e rami rivolti al cielo. La terra a dare nutrimento e stabilità ma anche a mortificare il nostro desiderio d’etereo.