Inauguriamo la sezione tecnologica di DLSO con la recensione di questa nuovissima applicazione per le previsioni metereologiche.
Vabè torniamo subito seri perché ci apprestiamo ad affrontare un disco di non facile comprensione, non tanto in quanto disco complesso, piuttosto per i presupposti da adottare per accoglierlo al meglio. I Deafheaven sono un gruppo giovane, sono nati nel 2010, e fanno parte della USBM ovvero la scena black metal americana, insieme a gruppi tipo Wolves in the Throne Room, Agalloch, Liturgy e via dicendo. Insomma dalla copertina si capisce subito che questo non è un disco propriamente black e credo che la chiave per comprenderlo al meglio sia proprio questa e cioè sapere che ai puristi del genere probabilmente farà cagare. Se però lo si ascolta pensando che del black metal Sunbather si tiene solamente la struttura portante e cioè blast beats, scream acuti e riverberati, per poi focalizzarsi su crescendo post-rock e soprattutto sulle armonie che sembrano ispirarsi a più a robe shoegaze e forse addirittura dream pop, piuttosto che a cattiveria e depressione e morte, forse allora iniziamo a capirci qualcosa di più. Che poi se in alcuni momenti ci togli i blast beats ti sembra di ascoltare dello screamo tipo I Loma Prieta o i Suis la Lune. Diciamo che se la USBM ha sporcato fin’ora il black metal con folk, math, ambient, qui c’è una forte componente malinconica propria dell’emo, del post rock alla EITS e del dream pop che confina con lo shoegaze. Il disco non è assolutamente privo di difetti, essendo composto di brani molto lunghi e che ogni tot soffrono della noiosità ripetitività dei crescendo post-rock, però c’è da dire che soprattutto grazie agli interludi armonici (forse il passaggio più bello sono i tre minuti di arpeggio e piano di Irresistible) il disco riesce a mantenere una sua buona identità e a non affogare nel calderone post-quelcazzochetipare.