Quello di Petite Meller sarà uno di quei nomi che ascolterete molto spesso da qui alla fine di questo 2013, probabilmente anche oltre. Eh sì, perché questa ragazza francese d’adozione ha tutto quel che serve per sbaragliare il banco. Ottima cura dell’immagine, con quel suo essere un po’ Mia Farrow ed un po’ una Brigitte Bardot meno fascinosa, suono intrigante che si muove tra atmosfere Jazz e venature pop (ama definire il suo sound Nuovo-Jazz) e la giusta dose di hype sulla fiducia che non guasta mai.
Nel video del suo primo singolo, Backpack, si avvale del lavoro sulle immagini di A.T.Mann e del fotografo di American Apparel, Napoleon Habeica; il risultato è un girato pieno di citazioni che vanno dal godardiano incipit preso in prestito tanto da “La cinese” (insegne che rimandano ai colori della bandiera francese e sguardo in macchina ripetuto), così come da Pierrot le Fou con i versi di una poesia di Prevert recitati nel film da Anna Karina, al surrealismo spiccato di alcuni frame. Le immagini girate nel villaggio di Garabit, residenza estiva di maestri come Matisse e Picasso, prende spunto, per stessa ammissione di Petit Meller, dall’estetica del fotografo e regista britannico David Hamilton.
La ragazza francese cita tra le proprie influenze Dizzy Gillespie, Duke Ellington, Van McCoy, artisti transalpini come Chantal Goya e Charles Aznavour, ma anche realtà dal sound pop come i Kool and the Gang e, udite udite, i Ricchi e Poveri. Le premesse per volerle bene ci sono tutte, aggiungeteci che il sound, influenzato non poco dal lavoro del conterraneo Sébastien Tellier non è per niente male, e potremmo avere tra le mani il prossimo fenomeno alt-pop dell’anno.