Esce oggi in free download Appennino Libero, disco delle visioni di Cody, accompagnato dall’artwork della talentuosa Sarah Mazzetti─qui la puntata di #passaporto che la vede protagonista. Di seguito lo streaming e il track by track della band.
#Consigliato.
IL MANIFESTO
Uno di quei pezzi che abbozzi in sala prove, 10 secondi di accordi e melodia della voce e subito sangue al cervello: “questa va fatta assolutamente”. L’impeto che se ne trae racchiude tutto il significato dell’album, lo sfogo libertario di parlare con le parole di tutti i giorni senza alcun artifizio, sincerità diretta a calci nei denti, davvero una canzone-manifesto. “Quello di Marchionne non è un golfino, è un pullover” cit. E’ la canzone preferita di Pozzi, il nostro batterista.
RITORNERANNO
Così, in spregio ad una ostentata semplicità tecnica (leggasi pochezza), è il nostro pezzo con più accordi. C’è addirittura un bridge tra strofa e ritornello, questo per un attimo ci ha fatto credere di avere possibilità di carriera come arrangiatori. Il primo pezzo scritto, ma in ordine cronologico tra gli ultimi registrati, è sicuramente il fautore della nostra voglia di fare un disco “tirato”. Abusa del titolo di un meraviglioso romanzo di Giani Stuparich per un sempreverde “no alla guerra”, dalla accezione classica a quella quotidiana e personale. Se ai concerti lo mettiamo tra i primi pezzi in scaletta poi non abbiamo il fiato per farne altri. Nonostante la sua esecuzione sia faticosa è la traccia preferita di Pozzi, il nostro batterista.
AUGIAS
Sempre i soliti 4 accordi rimescolati in diverse salse per quattro minuti e passa, la cronaca fedele di un sogno (realmente sognato) molto delirante. L’arrangiamento registrato è l’ultimo dopo più di un anno e mezzo di tentativi (troppa sincerità non ci farà onore). Dato di fatto è che Zanna – colui che ha registrato il disco – ha fatto il suo sporco lavoro in questo pezzo, tanto da renderlo il brano che Pozzi, il nostro batterista, preferisce. Il testo nel ritornello è piuttosto diretto e rimane abbastanza impresso, tanto da essere stato citato come incipit per un’omelia da un prete di un ridente borgo di periferia il giorno dopo un nostro concerto #truestory. Eppure sistemando le virgole ad arte si può stravolgere il contenuto (chissà com’è depositata..). Sognare la rivoluzione in questi termini non è old.
CANE CAMMINA CON ME
Sentire, la notte, un uomo al bar dire “mi guardo allo specchio e vedo il volto di mio padre coi miei occhi da bambino” è una fiondata sullo stomaco. Per una canzone è la tematica più triste che in dieci anni abbiamo mai affrontato. Un bel po’ grande. La goliardica “la droga ci salverà” è una battuta che serve per smorzare il tutto, una via d’uscita per ridere sopra un argomento non leggero. Siccome impegnata, è la traccia preferita di Pozzi, il nostro batterista. Il titolo è certo curioso ma non comodo da citare, per capire che pezzo è nell’intimità delle scalette la chiamiamo “cane” o “ballad-punk”. Prima di attaccare con la schitarrata il Crostello batte otto col piedino. “El volt del mi ba ej mi òch da burdlin”.
TANTO TI RIASSUMONO
Un ritornello come questo non può non finire come sottofondo a un servizio di Ballarò sulla disoccupazione giovanile. Cabale e preghiere apocrife tutte le notti con l’idea di raccattare abbastanza soldi per rifarci, o implementare, la nostra strumentazione. Con quella chitarrina lì vuoi che non finisca magari tra i pezzi di FIFA mentre fai la formazione? Maialini che sognano la ghianda, ma cazzo, è il pezzo preferito di Pozzi! Bellini era fierissimo del suono del basso semiacustico durante la registrazione, lo ascoltava e faceva sì con la testa. Il primo titolo del pezzo era “i bus, cafì?”.
BECAMORT
Può l’insulto diventare disciplina olimpica, premessa fondamentale dei diritti dell’uomo, minimo denominatore comune per definire i limiti della libertà, condicio si ne qua non, demiurgo filosofico, tema della canzone preferita di Pozzi, precedente storico, copione di un prequel di Breaking Bad, locuzione linguistica, débrayage? La risposta è si.