A undici anni da “Unrest”, la metà bionda dei Kings of Convenience torna con un album da solista, “Legao”, registrato negli studi di Reykjavik con la spalla reggae del gruppo islandese Hjalmar.
Dieci tracce, trentotto minuti e l’elettro-pop dei The Whitest Boy Alive è un decennio più in là, superato col new-acoustic da idromassaggio cerebrale già sperimentato coi KOK, dimenticato innamorandosi dell’easy beat italiano anni sessanta mischiato (sfiorando il sacrilegio) con i nuovi suoni made in Island.
In “Legao” tutto questo si tiene in una perfetta armonia, in quello stile elegante e disteso che permette a Erlend di passare dal reggae di “Fence Me In” o di “Peng Pong”, alla disco anni Ottanta di “Garota” e della sua incredibile sezione di fiati, al beat da ombrellone di “Say Goodbye” che sfocia nel tropicalismo di “Whistler” e negli organetti felici di “Save Some Loving”, indugiando solo per un attimo nel romanticismo classico di “Bad Guy Now” e “Why Do You Report To”.
L’album si chiude tra una dichiarazione d’amore bella e buona (Rainman) e la malinconia amara di “Lies Become Part Of Who You Are”.
“Legao” è il disco perfetto per mettere piede nell’autunno: è quel calore che piacevolmente ritrovi, stringendoti nel cappotto, quando il primo freddo scende giù.
Ps. se non vuoi perderlo, ecco il tour italiano:
4 novembre, Teatro Quirinetta, Roma
5 novembre, Teatro Antoniano, Bologna
6 novembre, Fabrique, Milano