Non conoscevo il significato, che leggerete di seguito, del titolo “0 Kills” e ne sono rimasto molto colpito. Non avevo ancora letto il comunicato stampa, perciò la risposta di Night Skinny mi ha stupito, per davvero, come non succedeva da molto tempo. Perché è una cosa che difficilmente assimileresti ad un disco hip hop, rap, fate voi. Eppure è una cosa che ha perfettamente senso se inserita nel contesto di QUESTO album.
Atipicamente lungo, pieno di artisti, anche molto diversi tra loro, ma con un’ amalgama realizzata splendidamente da TNS. Un album indipendente, e che della sua indipendenza vive. Un disco che racconta un bel pezzo di Night Skinny, e che noi di DLSO ci siamo fatti semplificare dall’artista stesso, rubandogli qualche minuto durante il primo listening party di “0 Kills“.
Un aneddoto necessario: tutta l’intervista si è svolta in un angolino del locale (commerciale) dove la festa si stava svolgendo, dove, in pochi metri quadrati c’eravamo io TNS e Johnny Marsiglia a discutere di cosa significhi un disco come “Zero Kills“.
A intervista praticamente finita è poi arrivato Clementino, cui abbiamo chiesto un parere a riguardo.
Riguardo una storia lunga qualche anno, molto particolare, fatta di obiettivi raggiunti e ostacoli superati indenne, che Night Skinny c’ha raccontato così:
L’uscita di Zero Kills era stata annunciata da qualche tempo, ci racconti un po’ da quanto il disco è in lavorazione?
Ci stavo lavorando da circa due anni… Guarda, in questo momento sono davvero contento di come è andato questo primo instore: ci sono Lord Bean e Tayone che mettono i dischi e tanti altri amici tra cui anche Johnny (Marsiglia, ndr), che ho imparato a conoscere nell’ultimo anno e mezzo e con cui sono nate diverse collabo all’interno di “Zero Kills”. Ho seguito il suo “Fantastica Illusione” insieme a Big Joe e tra l’altro stiamo lavorando ad altra roba. Tornando alla domanda: “Zero Kills” è partito dal mio studio, all’inizio avrebbe dovuto avere delle etichette, invece alla fine non ne ha. Siamo qui, indipendenti, entrati al ventiseiesimo posto della classifica FIMI senza instore, prima di fare anche questo. Sono molto contento del risultato finale. La gestazione è stata molto lunga ma ne è valsa la pena.
Io so, non so, forse dovrei non sapere, ma alla fine qualcosa m’hanno detto. Mi sto riferendo al fatto che alla fine sto benedetto disco è uscito indipendente. Si può dire tutta la verità?
È uscito indipendente perché, come chi mi conosce sa, ho una personalità molto forte e non sono riuscito a mettermi d’accordo, e in un certo senso a scendere a compromessi, con il sistema discografico italiano. E tra l’altro non ho trovato un accordo economico che soddisfacesse la mia persona. E poi, sì, questo è un disco che si muove nell’indipendenza, che verrà apprezzato anche nel corso dei mesi, degli anni, senza scadenze. Mi piace definirlo un classico, e come tale aveva bisogno di respiro. Non c’era nessuno che poteva dirmi come comportarmi per la promozione o durante la gestazione e l’elaborazione del disco.
L’album è molto molto lungo per gli standard attuali. Non credi corra il rischio di non risultare un unicum continuo, eterogeneo quasi?
Ti spiego una cosa: questo disco è anche un biglietto da visita dell’Eden Garden Studio, una summa. Se sembra lungo alla fine bisogna tenere presente che è il disco di un producer, non è una compilation. In Italia sono usciti altri dischi di producer, ma spesso erano delle compilation. Questo invece, per me e come mi hanno detto anche artisti e addetti ai lavori, è il disco di un artista a sé. Sono io, ho 32 anni e ho lavorato a stretto giro con tutti gli artisti presenti nel disco. Posso assicurare che tutto quello che sentite in “0 Kills” è materiale di cui io in primis sono molto soddisfatto. Ci sono anche stati 6, 7, 8 pezzi che sono stati bocciati. Ma non perché non fossero al livello del resto, ma semplicemente perché non entravano nel disco e mi sono preso la responsabilità di fare delle scelte.
C’è una grande varietà negli artisti presenti. Immagino non sia stato facile riuscire a gestirla senza, per l’appunto, far risultare il disco una compilation. Come ci sei riuscito?
Tutti gli artisti che sono in “0 Kills” sono persone con cui lavoro alla grande, e da tempo. Sono tutti amici. Ora non voglio dire che con tutti andrei in vacanza in Egitto, ma il 90% degli artisti sono persone con cui ho condiviso momenti belli, di tensione, momenti in cui producevo, dove ascoltavo le insicurezze degli altri e loro ascoltavano le mie. Molti, come Johnny, sono portatori della crescita di un suono ben definito. Nel senso che io quando ho coinvolto Johnny, un anno e mezzo fa, già lavorava con uno dei producer top in Italia, che è Big Joe, uno che non ha bisogno di elogi o di presentazioni, uno che quando gli metti davanti una tastiera, un organo o un synth, suona degli accordi che manco lui sa come… una specie di dono divino. Per cui io comunque sapevo che il livello delle mie collabo sarebbe stato molto alto, avevo coinvolto tutte persone che non ti fanno la strofa tanto per farla, inoltre tutti l’hanno registrata nel mio studio.
Approfitto della presenza di Johnny e della tua citazione per chiederti una cosa. Una volta, tramite una foto pubblicata in un social, hai detto che JM è il tuo mc preferito e credo sia quello che compare di più nel disco…
Si, è quello che compare di più insieme a Patrick Benifei, che però è un cantante – oltre che un amico sia mio sia di Johnny, io lo conosco da una vita, lui invece l’ha coinvolto nel suo disco. Johnny è, in assoluto, adesso come adesso, il mio mc preferito per una questione di delivery, di timbro vocale, di attitudine e, non ultimo, di amicizia. Perché, per esempio, so cosa aspettarmi da lui se gli mando una mail e gli dico “cazzo, ho fatto questo beat”: lui non è uno che fa “sì, sì” con la testa e dice “uh, sì, il beat spacca”, ma lo analizza, mi dice “cambierei questo”, “toglierei quest’altro”. Quindi è un artista con cui posso relazionarmi, in crescita e che ha già dimostrato con due album di essere il “next big level”: ha solo bisogno che uno di quelli grossi dica “fermi tutti, adesso c’è JM”.
Il disco, da un punto di vista strumentale copre un panorama musicale molto ampio. C’è il beat più classicheggiante, quello più futuristico. Mi interessava sapere: oltre a Freddie Gibbs, cosa ha ascoltato TNS nella lavorazione di 0 Kills?
Ahaha! Sì, lui è uno dei miei artisti preferiti. Devi però fare un passo indietro importante. Un disco con una gestazione così lunga, per forza di cose è figlio di sonorità diverse. Ho iniziato la lavorazione due anni fa, in totale down per Madlib e J Dilla – lo dimostrano il pezzo con Ghemon e quello con Dargen. Poi c’è stata un’evoluzione, nel senso che comunque io ho sempre perso tanto tempo, dal punto di vista della produzione, perché mi sono applicato in maniera tecnica sui dischi degli altri. Però ho assorbito tanto. Mentre lavoravo a quello di Mecna, mentre lavoravo a quello di Stokka e Buddy, a “Fantastica Illusione” o ancora mentre lavoravo con Clemente, con Noyz, io volevo dimostrare che Night Skinny avesse qualcosa da dire. E che le mie basi, che a volte possono sembrare ermetiche, rappresentano un bel melting pot di generi. In Italia siamo tutti sicuramente ispirati dalla musica d’oltreoceano, ma io la faccio a modo mio.
Una cosa che mi è particolarmente piaciuta, è che non hai avuto paura di unire artisti di una scena che possiamo chiamare (passatemi l’orrendo termine) underground, come l’Unlimited Struggle, con gente che oramai viene additata da più a mainstream e, in alcuni casi, a “venduta”.
Tipo chi?
Penso a Clementino.
Ok, capisco a cosa ti riferisci…
Dico lui perché essendo napoletano lo seguo da tanto, ed ho potuto assistere a tutta l’evoluzione.
Come forse saprai, conosco Clementino da molto tempo, abbiamo sempre lavorato assieme, ho fatto l’executive producer di “I.E.N.A.” tra l’altro. Clementino è una persona alla mano, che nell’ultimo anno è diventata molto popolare. Ma lo è diventata perché ha delle caratteristiche che gli hanno permesso di potersi mettere in gioco come nessuno di noi ha fatto, ora come ora. È una persona che ha delle qualità sul palco, dal vivo. Ed è anche molto umile.
Pensavo, non so, anche a Marracash.
Marra è un uno che vive la zona sud di Milano, abita a due isolati dal mio studio. Molte volte capitava che passasse in studio, anche solo per fumarsi una sigaretta, e dicesse “Oh, Johnny, ho sentito quella strofa, bene, ma vorrei darti un consiglio…” oppure “Skinny, i tuoi beats sono particolari, sei in crescita…”. Quello che senti in “0 Kills” è il risultato di una rete amicale che girava intorno all’Eden Garden Studio. Avrei potuto anche collaborare con Guè Pequeno, che è un artista che stimo, ma alla fine non gira intorno alla mia rete amicale.
E’, in un certo senso, un disco “sulla fratellanza”? Nel senso più religioso del termine.
Beh, non saprei. Quanti artisti ci sono in “Zero Kills”? 20, 30. I fratelli sono 4, 5. Le conoscenze fanno parte del gioco, della vita, i fratelli sono altri. È vero però che ce ne sono molti in “0 Kills”. C’è Johnny, c’è Stokka, c’è Clemente, ci sono Ghemon, Noyz, Patrick, Mecna. Potrei andare avanti per altri 3, 4 nomi, ma lascerei fuori gente e non mi va. Gli altri sono persone che comunque stimo e sono nel mio disco. Io però so che se domani resto a piedi con la macchina, e sono sotto casa di Johnny, lo chiamo ed ho un posto dove dormire. Quello è un fratello.
Perché Zero Kills?
È un termine che deriva dalla guerra di secessione, quando i soldati tornavano dalla guerra nei campi e scrivevano il numero di morti. Quando non c’erano morti scrivevano “0 Kills“, un termine che quindi indica positività. Io torno dopo 4 anni con un disco, dove non ci sono morti, va tutto bene, ma va tutto bene alla mia maniera. Senza compromessi con major, industria musicale eccetera. Io ho 32 anni, un’identità artistica precisa, che sento mia.
Arrivo a proposito con l’ultima domanda. Dov’è The Night Skinny a questo punto della sua carriera?
TNS ha portato Termoli sulla mappa ahah. Questa è la frase dell’anno, me l’ha suggerita lui (indica Marsiglia). Io sono da 10 anni sulla scena, ora sento competitività nell’aria, ho voglia di dire il mio, di dimostrare che comunque ho ancora tanto da dire, e con il mio stile.
Colgo l’occasione per sapere da JM: tre motivi per cui 0 Kills è 0 Kills aka un gran disco?
Innanzitutto perché sia difficile da parte di un producer collaborare con così tanta gente e non far suonare il tutto come una compila.
L’altro motivo è lo stile di Night Skinny, che in Italia è una roba molto fresca, molto ricercata che prende ispirazione da lontano, ma è comunque reinterpretata a suo modo.
Tre perché, credo ci fosse bisogno di un disco così in Italia. Io sono molto contento di far parte di 4 pezzi, sono molto soddisfatto del risultato e molto contento di far parte della formazione che andrà in giro a promuoverlo.
Clementino, secondo te che tipo di uscita è stata 0 Kills nel panorama italiano?
“0 Kills” è riuscito finalmente a sdoganare quello che è l’underground fatto per bene del nuovo hip hop che si sta portando adesso, cioè quello del web. Ha messo insieme la migliore formazione italiana che io chiamo Sudpremacy, perché vengono tutti da influenze del sud. Anche chi è nato al nord è figlio di qualcuno nato al sud, quindi questa squadra è Sudpremacy. Da Clemente a Noyz Narcos, da Marra a Marsiglia. Contando pure che noi siamo molto legati all’old school, ci sono personaggi come Lord Bean, che rompono il culo. Dovremmo prendere esempio tutti da gente come Lord Bean. E niente, io con Skinny c’ho fatto un po’ di cose, da disco “Iena”, dove lui è stato il fulcro, perché mi ha mixato tutte le tracce. Il prossimo episodio è appunto “0 Kills“, in cui sono presente con tre tracce. Vi segnalo specialmente “Ops“, a cui stavamo lavorando da tre anni, siamo riusciti finalmente a farla uscire, siamo molto contenti, è una hit pazzesca. Su le mani per mio fratello THE NIGHT SKINNY.
Foto d’apertura: © Antonio Ragni