Un paio di premesse prima di raccontarvi questa esperienza ultrasensoriale.
La performance di Arca, (sarebbe poco corretto chiamarlo concerto) era stata inizialmente organizzata nella succursale del Berghain, nello stesso, intimo locale che ha ospitato FKA Twigs qualche mese fa. Un posto chiamato Kantine am Berghain ti dice già tutto circa le dimensioni e la capienza.
Dopo l’inatteso e velocissimo sold out della serata e il numero enorme di richieste sui social network, l’organizzazione è stata costretta a spostare il tutto nel vero e proprio Berghain, il leggendario locale, tempio della techno europea, conosciuto quasi in tutto il mondo.
Non c’ero ancora mai stato ma sapevo bene che è SEVERAMENTE vietato scattare foto o fare delle riprese all’interno del club. Inutile dirvi che i tentativi di eludere la sorveglianza non sono andati a buon fine e che sono stato redarguito un paio di volte, rischiando di essere cacciato.
Per questo siamo costretti a mostrarvi i video della serata a Bruxelles che si è svolta più o meno allo stesso modo.
L’opening act Moussa Coulibaly sale sul palco verso le 21:30 spiazzando completamente il pubblico ultra-hipster di nicchia. Musica tradizionale africana: “MASU Rhythms and Sound from Burkina Faso”. Polistrumentista e cantante. Decisamente fuori luogo in un club del genere, un ex fabbrica dismessa, lugubre e inquietante che ospita delle opere d’ arte contemporanea persino nel bancone del bar (si rivelerà un caso il fatto che l’installazione di Joseph Marr sembri realizzata in collaborazione con Jesse Kanda)
Mezz’ora più tardi sale finalmente sul palco Arca con indosso solo una gonna e degli stivali leather di vernice a tema .
Il pubblico, vera pecca della serata, sembra quasi non riconoscerlo e di essere lì più per il prestigio del club e per il prezzo ridicolo del biglietto, che per lui e Kanda. Alejandro Ghersi esordisce chiedendo all’ottimo Dj Falko Teichmann di lasciar andare su ancora un paio di beats per dargli il tempo di montare le tastiere. Il palco è piuttosto minimal, una postazione con i piatti, tastiere, un pc e un enorme schermo sospeso al centro.
Il viaggio epilettico parte con Now You Know e con i fuochi d’artificio mixati da Jesse Kanda. Le immagini trasmettono il video del singolo e sembra di levitare ad un centimetro dal suolo per via dei bassi sparati ad altissimo volume e i mille effetti campionati che escono dalle casse. Sembrano tutti come in ipnosi. Nessuno balla, il pubblico è letteramente folgorato dai visuals.
Si passa subito ad un momento quasi acustico con Failed, durante il quale Arca si mette alle tastiere per il primo momento di break. Uno dei pochissimi intervalli leggeri rispetto a quello che mi aspetterà in seguito: un set frenetico e in un certo senso disturbante.
Con Brokeup Ghersi veste i panni di un insolito Mc e rappa ammiccando come l’alieno, protagonista del concept di Xen. Non sarà l’ultima traccia dello Strecht 2 EP, il quale verrà omaggiato complessivamente per un quarto del concerto.
A seguire arriva Meditation che corrisponde all’ultimo ricordo lucido dell’intera esibizione. I video proiettati da Kanda sono quasi traumatici e queste masse informi che fluttuano nel buio sfidano anche il più sobrio degli esseri umani a rimanere conscio e a non riposare gli occhi per qualche secondo . Decisamente vietato a chi soffre di attacchi epilettici.
Il momento più alto del concerto è un pezzo inedito in cui Arca reppa in spagnolo nello stile della tiraera in un crescendo di fotta, drop e immagini di operazioni chirurgiche. Una delle migliori cose prodotte da Arca fino ad ora. Ve la ascoltate in mega anteprima qui sotto.
Continuano senza sosta le proiezioni di Kanda, le uniche edite saranno alla fine quelle dei singoli mancanti ovvero Thievery e Xen. Un trip che dal vivo rende tantissimo e che si fa fatica a raccontare a parole o ad apprezzare guardando i video attraverso lo schermo di un pc.
Prima del mini mixato finale trovano spazio quasi tutte le tracce rimanenti dell’album di debutto ( Tongue, Sisters, Lonely Thugg e soprattutto Bullet Chained) in una versione rivisitata piena di campionamenti e vocals inediti. Più di una volta mi sono venuti in mente gli Einstürzende Neubauten, leggende industrial di una Berlino sotterranea.
La performance si conclude con una serie di beats e nuovi visuals in cui l’influenza del dembow, del reggaeton e della musica sudamericana prendono di nuovo forma nel suono criptico e ansiogeno di Arca. Un’ottima preview che crea di nuovo un hype immenso per il suo prossimo lavoro e per il mood che magari ritroveremo nel disco di Björk. Sul finale Ghersi si concede anche un mini bis con una versione speed-metal cantata di Wound che purtroppo sarà anche l’unico video reperto della data di chiusura di questo mini tour.
Lo spettacolo complessivamente assomiglia ad un’ installazione all’interno di una mostra d’arte contemporanea con dei momenti da dj set e da concerto di una popstar 3.0. Un duetto live con la musa Twigs potrebbe far scoppiare le pagine di tutti i blog musicali del pianeta.
Un debutto sicuramente riuscito della durata di poco più di un’ora, una caccia al tesoro per scovare una melodia, un’idiosincrasia verso l’orecchiabilità. La musica di Arca non è per tutti, così come il suo live e probabilmente non lo saranno mai. Al momento rimane uno dei pochissimi produttori ad aver rimescolato le carte in tavola proponendo qualcosa di già visto in una veste nuova. Un riciclo inedito dell’arte.
E in questo caso la parola “Arte” non è mai stata più appropriata.
a thank you from the heart to everyone who came out last night to the show at berghain, still waiting to wake up from what felt like a dream
— Arca (@arca1000000) December 6, 2014