“Hexagon garden” è il terzo disco per i Melampus, che arriva dopo i primi “Ode Road” e “N°7” come un carme spirituale all’elettro-ambient che sconfina nel goth e nella new-wave. Un eclettismo magnetico che abbraccia ritmi da cerimoniale tribale ma anche quelli più distesi à la Beach House.
Qui vi diamo le chiavi per entrare in questo giardino scuro. Streaming e track by track.
May your movement
La traccia di apertura è una preghiera pagana. Una di quelle che non vengono recitate a memoria e il cui risultato finale ha poco a che vedere con ciò che ci si aspetta da una preghiera canonica. È indirizzata a qualcuno che si trova in difficoltà, che non sa in quale direzione muoversi e che alla fine si abbandona.
Poor devil
È uno dei primi brani che abbiamo scritto per il disco. Il testo è molto diretto e si riferisce a qualcuno che nel tentativo di esprimere se stesso ricorre all’emulazione e non si accorge di essersi totalmente annientato. Dal vivo è piuttosto ruvido e a tratti blues. Ci piace molto suonarlo.
Second soul
Il momento in cui avvertiamo un pericolo imminente e tutta la vita “ci passa davanti agli occhi”, in una specie di affresco confuso di cui riusciamo a carpire solo poche immagini, riconoscere a malapena volti e sentire l’eco di discorsi del passato. Figure che cambiano forma e ruolo continuamente e che cerchiamo di fissare nel momento che le avvicina di più alla loro reale natura.
Worthy
È una delle due tracce che abbiamo registrato da soli a casa. Avevamo voglia di giocare con tappeti sonori e voci lasciando spazio alle dinamiche dei droni per creare un vero ambiente sintetico-analogico.È spoglio ma denso, anche grazie al testo indirizzato a chi persegue il proprio obiettivo in modo cieco e a volte poco dignitoso.
Simple man
La “società giudicante”, il confronto, la necessità di lasciare che le opinioni altrui ci scivolino addosso. Questo brano, a differenza degli altri, ha una batteria acustica, mentre nel resto del disco le batterie sono state suonate con una drum machine analogica. In un certo senso l’intero album si sorregge su basso, chitarra, strumenti analogici e rumori ambientali, utilizzando filtri digitali e abbandonando l’utilizzo di tastiere e synth.
Night laugh
Nell’intera tracklist credo sia l’unico pezzo d’amore o, quantomeno, di amore inteso come sensualità tra due persone. Ad aprirlo e chiuderlo è un pattern di martelli pneumatici ripresi da un cantiere e poi filtrati successivamente creando una distorsione digitale simile ad un canale radiofonico disturbato.
Question #3
È una reprise della traccia numero 5. L’abbiamo allontanata da “Simple Man” perché la domanda che ripete dall’inizio alla fine è l’epilogo di un ragionamento che spesso richiede tempo. A volte ci siamo chiesti anche noi “quante volte giudichiamo persone che non conosciamo”.
Sun
C’è una vaga sfumatura dub in questo basso che si intreccia alla chitarra tagliente. È una corsa solitaria verso il sole, una corsa nella notte verso un’alba lontana. È un brano cupo e dilatato, forse il più dark. Richiama sonorità vicine ai due album precedenti. Ad accenderlo con pennellate di luminescenza c’è il santur suonato dal nostro amico Luigi Russo.
Pale blue gemstone
Secondo episodio registrato nel nostro home studio. Come “Worthy”, è una traccia per droni e voce. L’intera lavorazione è avvenuta in analogico, in presa diretta. Potrebbe essere il simbolo di quella luce preannunciata ma non ancora raggiunta in “Sun”. Il contrapporsi di tenebre e luce è uno dei temi principali di Hexagon Garden e della natura umana che racconta.