Esiste un movimento tutto italiano che pur ispirandosi alle nuove leve del rap americano e alla scuola francese dell’ autotune, è riuscito nell’impresa di trasporre il genere nella nostra lingua, talvolta riuscendo ad aggiungere un tocco personale allo stile già adottato dai capostipiti del genere. Lo chiameremo PTI, che sta per Post Trap Italiana.
Descrivere un “movimento” è sempre qualcosa di complesso e poco immediato, specie se musicale. Se, infatti, è difficile trasmettere a parole anche solo il messaggio di un disco, anche solo pensare di poter analizzare dettagliatamente gli intenti “ideologici” di un gruppo di persone è quantomeno pretenzioso. Non tentarci nemmeno, però, vuol dire arrendersi già in partenza. DLSO, quindi, proverà a introdurvi nel mondo della Post Trap Italiana, in un mix di parole e musica per trovare la formula più adatta.
Innanzitutto perché Post Trap Italiana? Per il semplice motivo che, come il 99,9% di ciò che accade nel genere in Italia, la trap esiste da anni e, i più ingenui fra gli ascoltatori di musica italiana, iniziano invece a conoscerla solo ora che fa breccia con forza tra le salde maglie della catena dal rap italiano. Con nelle cuffie e negli occhi Young Thug, senza tralasciare tutto un filone francese che fa della linea melodica ancor prima che della forza verbale il proprio segno distintivo, un gruppo di nerboruti giovani sta provando a guadagnarsi il proprio spazio e lasciare così il segno, influenzando positivamente chi ha già una comoda seduta nella stanza della scena.
I nomi sono molti, alcuni molto noti, altri meno (scommettiamo ancora per poco), sceglierli non è stato molto difficile, perché l’apporto alla scena di molti di loro è qualcosa molto più che tangibile. A Sfera Ebbasta dobbiamo il merito, come ad Achille Lauro qualche anno fa, di aver rivitalizzato, con forza, uno dei collettivi più meritevoli di stima in Italia: Roccia Music. Il coinvolgimento da parte del resto della scena è tangibile, sia nei featuring con il giovane di Cinisello (XDVRMX lo troverete nella playlist) che nei pezzi dei singoli (cfr. il gran ritorno di Lauro con Occhiali da Donna).
Con lui (NB: non sulla sua scia, ma proprio al suo fianco) sono emersi (o riemersi) altri giovani talenti: Ghali Foh, su tutti, che sfrutta un immaginario visivo ben definito come quello di Young Thug, ridefinendolo con i propri canoni e riuscendo a riemergere dopo un passato (anche discografico) a dir poco burrascoso, segno non casuale della forza, anche personale, del giovane ex TDE. Sempre Me è solo la punta dell’iceberg di una recente discografia di singoli che spazia dagli episodi super rap (Optional) per arrivare ai potenziali banger (Cazzo Mene). Tedua (già Duate), e IZI sono gli altri due nomi che non tarderanno a esplodere: il secondo ha già in serbo un film in uscita nei primi mesi del 2016 diretto da Cosimo Alemà e un album, come annunciato di recente da Shablo che sta lavorando con lui. Il primo, invece, in attesa del suo mixtape, primo progetto solista ufficiale, ha rilasciato un prequel e un singolo, in collaborazione con il socio di sempre Vaz Té.
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artwork di Alessandro Etsom
Deus ex machina di questa allegra compagnia l’ormai noto Charlie Charles: senza le sue produzioni tutto il movimento sarebbe di certo passato in secondo piano. I suoi tappeti musicali sono certamente quel quid che ha fatto in modo che la trap si imponesse in maniera consapevole anche tra le mura amiche, le nostre.
A contribuire ad un immaginario riconoscibile e identitario troviamo il giovanissimo videomaker, non ancora maggiorenne, Alessandro Murdaca che con i suoi visuals è riuscito a tradurre tutte le immagini sfocate e schizofreniche dell’ “iconografia purple” come un sarto, in funzione di quasi tutti gli artisti sopracitati.
La scena, però, non si ferma di certo all’asse Milano-Genova, sempre molto florido. Se parliamo di PTI non possiamo non citare chi questa corrente ha deciso di sfruttarla a proprio modo, risaltando le proprie peculiarità linguistiche: parliamo di Vale Lambo (metonimia per la 365muv) e del suo rap in dialetto. È Meglio Pe’ Loro è un banger utilizzabile tranquillamente come manifesto.
Risalendo di qualche centinaio di chilometri da Napoli incrociamo la DARK POLO GANG, con all’attivo un album che contiene qualche spunto interessante, nonostante la palese attitudine acerba e qualche singolo molto potente o Ketama, giovane affiliato alla crew 126 e all’etichetta Smuggler Bazaar, rappresentata da Chicoria.
Non sottovalutiamo poi Maruego, il primo a portare a un livello mainstream il suono cosiddetto francese con il suo EP Che ne sai. Anche lui, coadiuvato da dei maestri delle produzioni, ha saputo sfruttare al meglio le proprie dote vocali, arricchite da un sapiente uso professionale dell’autotune, che hanno portato anche a brani come Per i miei Kho.
Infine, tra i big di questa playlist, Cali che forse ha il merito di staccarsi dal filone classico della trap, ma di saperlo fare con una coscienza forse pari a nessuno di quelli già citati. Se dovessimo trovare un neologismo,tanto brutto quanto efficace, potremmo usare poetic trap: Venerdì è una perla di musicalità e significati, ciò che manca al rapper che ha ruotato intorno al panorama US è forse la costanza.
Nella playlist, infine, troverete qualche emergente tra gli emergenti: Zuno e The #RRR Mob, da tenere sotto osservazione.
Come scritto in apertura, le parole, a un certo punto, diventano superflue e ridondanti. Pertanto vi lasciamo all’ascolto della playlist, per cercare di spiegarci al meglio.
Di Simone Mazzilli e Tommaso Naccari.