Ha i capelli rossi. Le camicie larghe e strambe, gli occhi stanchi che sentono di meritare altro. Una creatività senza compromessi, un’originalità priva di giustificazioni.
Riverbera sensazioni e suoni, ha udito e pelle più sensibili della vita biologica attorno a sé.
In una sessione filmata in stile VHS per la serie di video di Willis Earl Beal, King Krule diceva “King Krule ain’t me, man. It’s like some superhero shit, getting into a costume”. La sua personalità è talmente allo scoperto da mutarsi in riservatezza, una spirale talmente incontrollabile da formare un buco nero.
A due anni da 6 Feet Beneath The Moon -primo album e imprescindibile collage di grigi- Krule fa una scelta intima, spontanea: il 10 dicembre uscirà un libro di 208 pagine, composto di poesie e varie arti visive. Con Archy, tornato per l’occasione al suo nome di battesimo, il fratello Jack Marshall.
Il libro, A New Place 2 Drown, è accompagnato da una collezione di dodici tracce inedite, oltre che da un documentario, ad opera del fotografo Will Robson-Scott, a raccontare l’esistenza dei fratelli in arte nel Sud di Londra.
Per non annegare, i due giovani dipingono, suonano, creano.
Il lato più cruento e nudo del ventiduenne è esposto nel suo uso dei verbi, e più in particolare nell’utilizzo della prima persona, sempre preparata ma rassegnata a subire la spinta della gravità.
Ho scelto e riletto dieci frasi tratte dal suo LP di debutto.
In altre parole, his I’s, o meglio his eyes.
I keep my head down and my mouth shut
(da Out Getting Ribs)
Una dichiarazione di obbedienza prima di una citazione di Churchill. King Krule è inglese, inglesissimo. Come tale, ha il naso tappato e l’abitudine al cielo grigio; piangersi addosso non asciugherà le fiamme, se divampano tutto intorno.
Sisifo non si è mai lamentato, mai una singola volta.
I’ll cross my coastline, it’s what I’m waking in
(da Ocean Bed)
Il doppio senso più rinfrescante della sua carriera. Attraverserà la costa, il bordo del letto. È il letto in cui si sveglierà, ma anche il mare in cui cavalcherà onde (wakeboarding), chissà se benevole o meno. L’acqua lascia gocciolare la speranza, un probabile potere lenitivo su quel letto, un paradiso che sanguina.
I can’t escape my own escape
(da Easy Easy)
Cerchi di fuggire il timore, il giudizio altrui, le dolorose formalità; ricerchi l’assenza di sensazioni, un filtro
fittissimo. Qualunque sia il trucco, qualsiasi sia il vizio inconsciamente escogitato per sollevarti fino a stare al sicuro, ora è troppo vero, ha annullato la realtà, ha spostato l’ago. Hai dimenticato l’antidoto, l’ascensore è rotto, niente scale.
Nelle parole di Archy -nelle due varianti del vocabolo escape- c’è il bianco e c’è il nero: la prima fuga, riuscita, è un rabbioso compromesso con se stesso; la fuga dal rifugio, invece, è ardua, perché la notte cancella strade e possibilità, lasciandoti annaspare in un’ormai pacata rassegnazione. La ripetizione brucia, graffia e brucia.
I don’t deserve history repeating itself / I always see myself getting picked up and laid back on the shelf / Again and again and again and again
(da Has This Hit?)
La ripetizione umilia, intorpidisce. Zoo Kid è un anima delusa, sente il peso degli anni con una sensibilità assolutamente rara.
Ad intricate risposte seguiranno interrogativi più cupi, profondi perché non immediatamente tangibili.
If only I had a heart to rip into
(da Will I Come)
Se solo potessi soffrire, se solo riuscissi a tremare.
Un cervello così vivido non ha nemmeno un cuore su cui riversarsi, non ha superfici su cui spogliarsi.
La precisione delle parole anestetizza senza annunciarsi.
I can lay inside
(da Neptune Estate)
I tentativi non finiranno mai, finché il vento rimane.
Archy tenta di trovare uno spiraglio in se stesso, un accesso preferenziale al suo sistema nervoso, per attivare gli interruttori giusti, o almeno collegare le spine indispensabili.
L’alternativa è stare nella mente di qualcun altro, ma se non fosse ben accetto, lì nel mondo nuovo?
I don’t care about sunny days
(da A Lizard State)
Il sole non ha importanza, al di là della Manica. Nemmeno per le lucertole.
I colori li troverà lui da sè, il calore lo inventerà lui, quando gli andrà di farlo.
I can’t see my eyes / Are they open wide or shut dead tight?
(da The Krockadile)
Rompi tutti gli specchi, giri le fotografie, vorresti vederti con gli occhi di Lei, i tuoi sono così vulnerabili, la luce deve avvertirti, non può essere così vile!
Nessuno ha risolto niente, nessuno vince in questo gioco di vendette, morsi e rimorsi.
I need the warmth of a brother to hold / I need the warmth of your mother to hold me down.
(da The Krockadile)
Fa freddo,
è vero,
fa freddo.
“A new place 2 drown” esce oggi su XL Recordings/ True Panther Sounds