Views è il quarto album di Drake. Ora più che mai, il merito è diviso tra lui e Noah “40” Shebib, amico, producer e ingegnere del suono dal giorno 1. Insieme fondarono October’s Very Own, e proprio la varietà interna degli artisti attualmente affiliati alla crew-etichetta permette al disco di raggiungere un’improbabile coesione complessiva. Il limite dell’album -come di ogni disco di Drake, a farci caso- è la difficoltà del protagonista nel raccontare il mondo senza riferirlo al proprio impero. Non solo sono rari gli sforzi di storytelling; Drizzy inoltre insiste su un’introspezione che, se analizzata a livello poetico, finisce per divenire monotona.
Rimane molto, molto sapiente la struttura di strofe e ritornelli, e la produzione -su più fronti ineccepibile- contribuisce a rendere Views un gradevolissimo catalogo di stili, realizzazione di un minuzioso calcolo artistico-mediatico.
Valutiamolo traccia per traccia:
Keep The Family Close
Inizio epico, sembra la sigla di uno 007 maleducato; l’autostima di Drake è davvero in cima alla CN Tower. Già in questo intro, Drizzy fa uso di due flow differenti, e il ritornello è, al solito, altissimo songwriting.
Produzione imponente del torontiano Maneesh, la strumentazione live -arrangiamento alla Isaac Hayes- a mettere subito in chiaro che da lassù la vista è ottima.
Quando entra lo snare, Drake è già seduto in alto. C’è il cupo “yeah” che ripete a intervalli quasi regolari, melodie liberissime inventate su un giro di basso ricco di soul; trovare una o più dimensioni su un beat per lui atipico non è un problema, ma è un dilemma la fiducia negli altri: chi detiene la luce, e chi invece cerca soltanto di stare sotto la sua?
9
Se l’All Star Game non fosse stato abbastanza chiaro, Toronto è sua. Capovolge il 6 in un 9, un sample giamaicano come dichiarazione d’intenti, hi-hats ossessivi –40 e Boi-1da, soliti sospetti- e un flow ridondante. Ci siamo.
U With Me?
Kanye West, 40 e Drake nella stessa stanza. Beat notturno, straordinaria pignoleria. Ah, ecco Dj Dahi, Vinylz e Ricci Riera -producers di elevatissimo rango tecnico, quest’ultimo emergente, i primi due ben affermati- a contribuire per qualche accorgimento. La terza strofa è forse la migliore di tutto l’album: lasciato solo con le percussioni, Drake cambia gradualmente tono fino ad liberarsi in un’invettiva contro l’invidia altrui. “Is u with me or what?”.
Feel No Ways
Riporta subito alla mente “Hold On, We’re Going Home”: prodotta proprio da Jordan Ullman dei Majid Jordan, il beat copre di foschia nostalgica un’anima da dancefloor. Uno spasso, nonché un’altra spunta tra i generi percorsi in Views.
Hype
La minacciosa paranoia del beat prepara un assalto: i nemici si alleano ma serve a poco, in qualche modo le aspettative -l’hype, appunto- sono sempre raggiunte se non sormontate.
“Views already a classic”, sostiene, e i presupposti sono buoni.
Weston Road Flows
Quello che fece un anno fa in You & The 6, questa volta in un album vero: l’interlocutore non è più la madre, ma il pubblico in generale, fan o hater che siano. Un sample di Mary J. Blige e tre kick in fila, solo Noah “40” Shebib sa creare il confessionale perfetto. Ad ampliare l’elenco crediti anche Stwo, producer francese da poco affiliato ad OVO.
“Your best day is my worst day”, flusso di coscienza di un ego ormai magnifico.
Redemption
La padronanza del disegno, la facilità con cui il tempo rallenta o aumenta, e il timbro sale o riscende. Dall’epoca di Marvin’s Room, 40 non indovinava un synth così inevitabilmente catartico; i rimpianti di una notte diventano sensazioni comuni ma vivide, e la linfa emozionale effonde anche senza seguire il testo.
Caldo e freddo, in contemporanea.
Le esplorazioni tonali si alternano a flow tipici del rap 2016 -vedi Future, Young Thug, compagnia- senza nascondere l’influenza del grime, a proposito di versi ostentatamente spezzettati.
Il producer, in risposta, campiona con riverenza Ray J.
With You (feat. PartyNextDoor)
PartyNextDoor ha scritto work: ad indovinare melodie è un maestro. La connessione con Drake è ormai nota, anche Jeremih dà una mano; il clima appena festoso è opera di Nineteen85 e Murda Beatz, compaesani beatmakers recentemente infuocati. È il primo esempio dello spettro di influenze che ha plasmato l’album -da qui in poi, profumo di Caraibi- e tutto sembra facilissimo.
Faithful (feat. Pimp C & dvsn)
Se la devozione di Drizzy per gli UGK è ricorrente, qui giunge all’apice: la prima strofa è presa in prestito da un brano del compianto Pimp C. Tipica narrativa sentimentale, snare apertissimi, un aiuto soffice dai dvsn -freschi di album su OVOsound- dunque tutto regolare.
Still Here
È ancora qui, e per dircelo adotta un flow reminescente dei tempi di So Far Gone, ma con sette anni di maturità in più. “Started From The Bottom, now we’re here”, urlava qualche tempo fa. Da quel giorno ad oggi OVO è cresciuta, insieme a Toronto, insieme ai Raptors: stanno tutti bene.
Controlla
Nella versione dell’album -a differenza del pezzo leakato qualche mese fa- non compare Popcaan, ma l’assuefazione causata è identica. Raggiante ritmo dancehall, finto accento giamaicano, saluto finale di Beenie Man ad aggregarsi alla benedizione globale di un ventinovenne canadese. Repeat.
One Dance (feat. Wizkid & Kyla)
Influenze importanti spingono anche da oltreoceano: il secondo singolo di Views campiona un brano UK funky-house di Kyla, e con l’aiuto del nigeriano Wizkid -già in qualche modo collaboratore di Drake un anno fa- ecco una futura hit dell’estate. Finché non è agosto -finché non ci stanchiamo di sentirla, insomma- non ci resta che concederci un ballo.
Grammys (feat. Future)
Future ha esagerato con la codeina, questo lo sappiamo. Una traccia da mixtape –Southside e Cardo garantiscono- calza a pennello nell’economia dell’album, ma Grammys figura come una traccia scartata da What a Time To Be Alive; niente di speciale, se non un po’ di ulteriore presunzione, pur sempre divertente.
Child’s Play
Dopo l’assedio di grammys, di nuovo colori caldi. Drizzy lamenta i capricci spendaccioni di una partner -il difetto di questo disco, se ce n’è uno, è l’invarianza dei temi- ma ciò non desta preoccupazione. Si risolve tutto in un twerk gioioso, grazie alla batteria aggiunta da Metro Boomin, in felice armonia con arrangiamenti live curatissimi.
Pop Style
“Feat. The Throne“, recitava il titolo della versione uscita come singolo. Qui né Jay-Z (che pronunciava non più di venti parole) né Kanye ci sono, e l’effetto sorpresa funziona: la strofa aggiuntiva di Drake è tra le più taglienti del disco. Beat cavernoso di Sevn Thomas e Frank Dukes -Canada in gran forma- assistiti dai bassi macabri di Boi-1da; ritornello quasi buffo, e d’altronde può permetterselo. Naturale evoluzione di hit come Believe Me e Blessings, è la ricetta perfetta per una dimostrazione di forza. Il termine Pop Style indica proprio -di nuovo nel gergo giamaicano- l’ostentazione fine a se stessa; Drake non pare voler smettere di gongolare.
Too Good (feat. Rihanna)
il momento più pop di tutto l’LP: strofe distese su una base gentilmente dancehall, note alte estremamente orecchiabili. La sinergia con Riri non è una novità, il duetto copre frequenze perfette per uno spontaneo seguito di Work. L’aura tropicale -complice un sample di Popcaan- è cortesia di Nineteen85, metà del duo dvsn e responsabile di Hotline Bling.
Summer’s Over Interlude
Di nuovo Maneesh, una strumentazione più coesa che mai ricorda il respiro fresco degli inc., e si parla proprio di stagioni che cambiano. Drake li ha definiti i suoi due umori estremi, i fiori e la neve (vedi il pacchiano, bizzarramente adatto booklet).
Fire and Desire
Una canzone di vocali, ogni volta quella giusta; la voce di Brandy è sempre la più banale da cui trarre sample, ma 40 la filtra e rifiltra, trasformandola in un velo melanconico. Il beat è di una precisione incontestabile, e si tratta del pezzo più facilmente circoscrivibile dell’album: r&b moderno, puro e semplice.
Views
La title track ha l’eminenza di Devil In a New Dress, ed è nuovamente opera di Maneesh. Il campione è un brano gospel, ma la fede di cui si parla non è di stampo religioso: lealtà, integrità, costanza. Le strofe sono relativamente lineari, a significare un fomento potenzialmente inestinguibile.
Hotline Bling
U used to, u used to