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Seconda parte di questo nostro speciale Label Profile dedicato alla label britannica Tru Thoughts con la nostra intervista ad uno dei pionieri del genere grime, l’MC e produttore Marc Viera aka Flowdan. Dai suoi inizi con la crew Pay As You Go Cartel ed in seguito sempre assieme al produttore Wiley tra le fila dei Roll Deep per passare tra innumerevoli collaborazioni al fortunato connubio con The Bug, ad una prestigiosa release su Hyperdub per arrivare di recente all’uscita del suo album “Disaster Piece”, targato proprio Tru Thoughts. Un’occasione più unica che rara, vista la scarsa permeabilità di una scena musicale ancora orgogliosamente stradaiola ed indipendente come quella grime. Ecco quello che Flowdan ci ha raccontato:
Ci racconteresti qualcosa a proposito dei tuoi inizi, partendo dai tempi dei Pay As You Go Cartel?
Io e Wiley siamo cresciuti assieme da quando eravamo molto giovani, abbiamo sempre fatto musica assieme, MCing, cercando di essere creativi. Lui era sempre un passo avanti a me, perché dall’inizio si occupava della produzione oltre che del MCing. I miei inizi risalgono a quando Wiley se ne uscì dallo studio con un nuovo strumentale e chiese a me ed ad altri Mcs di collaborare. Quel brano è stato intitolato Terrible ed è stato il primo prodotto per Roll Deep. Molti furono d’accordo nel affermare che in quella canzone io mi distinguevo per uno stile diverso di MCing, per il tono della mia voce e per il contenuto delle mie rime. Era abbastanza differente da quello che facevano gli altri in quel momento. Quello mi ha fatto emergere dal resto della crew PAYGC ed è servito ad introdurre Flowdan ad una scena che era già in fermento.
Se paragonato con la Uk garage e jungle/D&B, il sound della grime è decisamente più scuro, crudo e duro. Quali sono secondo te le ragioni di questo sviluppo?
Ci sono probabilmente una serie di fattori da considerare ma credo che principalmente lo si debba al modo in cui i giovani si sentono nei confronti del mondo che li circonda ed a come traducono creativamente quello che vivono giornalmente. Tutti trovano un modo o l’altro di esprimersi. Quando si parla di questo tipo di musica -e lo stesso per me vale per la dancehall e la cultura dei bashments- ci siamo sempre trovati a gravitare intorno alle canzoni con le quali ci potevamo identificare e le linee di basso che ci facevano ballare. Ci siamo sentiti attratti in maniera subliminale verso i bassi pesanti e scuri e le liriche che descrivevano fedelmente la nostra vita, invece di parlare sempre e solo di parties. Era una combinazione di cose. Il fascino per le sonorità più pesanti del resto non era una cosa nuova, se pensi alla dancehall, alla d&b ed alla cultura dei sound systems. Abbiamo preso elementi differenti ed abbiamo creato un suono tutto nostro. Alcuni lo possono considerare dark, ma è l’espressione della nostra vita. È dove mi sento a mio agio, operando nell’underground, lavorando di notte. Creando musica che provoca una reazione negli altri.
A proposito di sonorità scure e profonde. Molti fans di musica elettronica ti hanno conosciuto grazie alla tua collaborazione con The Bug. Cosa ci puoi raccontare di quella esperienza?
Lui non appartiene alla mia area di origine e non è un mio coetaneo, quello che abbiamo in comune è l’amore per la musica che ha una certa ruvidità, musica che non accetta di scendere a compromessi con la vita, che non cerca di arrivare nelle radio, che non cerca di attrarre gli ascoltatori. Questo mi ha attratto verso la sua musica ed ha attratto lui verso la mia. È stata una collaborazione perfetta dal momento in cui ci siamo incontrati, io ero proprio il tipo di vocalista con il quale lui voleva lavorare. È stata una collaborazione del tutto naturale. Lui non fà compromessi, fà sempre e solo quello che gli piace e per questo ho imparato molto da lui. Ai tempi della nostra collaborazione ero ancora agli inizi nella scena grime e stavo cercando in ogni modo migliorarmi e di essere accettato dal pubblico. È stato invece lui a dirmi: “Non devi cercare di essere accettato, devi di fare esattamente quello vuoi, perchè sei bravo in quello che fai e la gente ti rispetterà per questo”. E questo è quello che più importa.
Che ci racconti della tua esperienza con Hyperdub?
Per quel che riguarda Hyperdub, si è trattata di una progressione naturale dal momento che Kode9, il proprietario della label, è un amico di The Bug. Quella è stata la prima label che ha mostrato interesse in Skeng, la canzone che The Bug ed io abbiamo realizzato assieme. È quella che ha fatto partire la collaborazione con l’etichetta e quando poi ho realizzato il mio EP da solista è stato di nuovo per loro, visto che esisteva già un rapporto. Avevo del materiale che per loro funzionava.
Come sei arrivato alla Tru Thoughts per la pubbicazione del tuo ultimo album “Disaster Piece”?
Due o tre anni fa ho cominciato a lavorare completamente per conto mio. Per la prima volta mi sono seduto in studio producendo i miei progetti come solista, perche prima di allora avevo solo partecipato a collaborazioni o featuring. Ho cominciato ad entrare nella routine del produrre musica da solo, concentrandomi unicamente sulle mie idee – perché a volte registro della musica senza sapere il fine o se verrà mai ascoltata da altri, e nonostante questo continuo a farlo- così mi sono trovato ad avere un catalogo consistente di musica, e dopo aver realizzato quell’EP per Hyperdub non mi sono più fermato. A quel punto il mio manager ha incontrato Robert Luis ad un evento e gli ha chiesto cosa stessi facendo, se stessi continuando a fare musica, perchè era un mio fan. Dopo questo incontro lui si è tenuto in contatto finchè non gli abbiamo fatto sentire un mucchio di nuove canzoni, lui si è detto entusiasta di poter pubblicare un mio album e dopo aver finalizzato alcune di quelle tracce gliele abbiamo sottoposte.
A quel progetto hanno anche preso parte produttori come Cato, Masro, Kryptic Minds e Echo Deal. Cosa ci puoi raccontare di quelle collaborazioni?
Ho scelto produttori che non fossero necessariamente nomi già affermati ma che fossero tra quelli che realizzano musica che mi piace ascoltare. Quando sono coinvolto in un progetto devo provare piacere nel farlo e devo sentirmi sicuro di poterlo proporre agli ascoltatori. Partendo da Masro, che ha lavorato a quattro brani contenuti nell’album. È ancora sconosciuto ma penso che sappia creare un suono in equilibrio tra grime tradizionale e UK bass. Oppure con Dexplicit, che ha lavorato al brano intitolato Grime. È uno dei pionieri del genere con una traccia intitolata Pow!, alla quale anche io ho preso parte. Per cui la mia decisione è stata presa in base alla fiducia che avevo nei produttori che mi garantivano un suono che mi piace, in contrasto con l’idea di dover trovare i produttori che sono più popolari al momento e che i media e la stampa trova più interessanti. Ho cercato dei nomi capaci di produrre musica sulla quale mi sento a mio agio nell’aggiungere i miei vocals.
Mi piacerebbe chiederti in particolare il significato del testo della canzone intitolata Grime:
Il testo è stato scritto dopo aver realizzato lo strumentale che ho registrato circa due anni fa. L’idea che c’è dietro è che un sacco di gente parla di grime e della sua rinascita, per via del successo di gente come JME, Skepta o Stormzy. Per uno come me, che non ha mai smesso di fare grime e che non si è mai preso una pausa e che non ha mai avuto bisogno di fare un altro lavoro oltre alla realizzazione della propria musica, tutto questo suona strano. Perche di fatto il genere non è mai sparito. Scrivendo quel testo ho cercato di evidenziare la differenza che c’è tra la gente che il grime lo vive e coloro invece che vanno e vengono, come fosse una moda. Per me il grime non è una moda, è uno stile di vita.
Più in generale, che ne pensi dello stato della scena grime nel 2016?
È più in buona salute che mai! È molto interessante vedere il successo che la scena risquote a vari livelli. Innanzitutto c`è Skepta, ovviamente, visto il suo successo mainstream ma poi puoi trovare anche nuovi artisti come AJ Tracey o Abra Cadabra, la scala và dalla vetta fino al fondo e questa è una cosa positiva perche prima, per gli artisti emergenti, era molto piu dura. A meno che non si trattasse di gente come Wiley, Kano o Dizzy Rascal, sembrava che tutti gli sforzi fossero inutili. Ora invece ci sono diversi motivi per credere che ci possa essere spazio per tutti.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Oltre a promuovere ancora “Disaster Piece” sto già lavorando ad un progetto in collaborazione con altri. Voglio mescolare le mie energie a quelle di altri artisti per tentare di provocare una reazione di tipo differente negli ascoltatori.
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