Manca poco, pochissimo all’arrivo di Nicolas Jaar qui a Milano (i Torinesi dovranno aspettare invece un giorno in più, il 25.11). Per ricordarvi che, anche se non potete cantarle, avete comunque il diritto di conoscere tutte le sue hit a memoria, vi facciamo un ripassino delle 10 tracce fondamentali della sua carriera. Se siete dei veri pro, le riconoscete al primo accordo. Se non lo siete, consultate il nostro bignami senza vergogna. È il core a core con la tipa di fianco a fine serata che conta.
Mi Mujer
È banale? Sì, ok, lo è. Ma siamo giunti alla conclusione che i numeri hanno sempre ragione e se questo pezzo datato 2010 continua ad essere uno dei più iconici del produttore cileno, un motivo ci sarà. Secondo noi, è tutto spiegato nella sua capacità di piacere ai rimastoni delle sei del mattino come ai palati fini affezionati ai suoi pezzi solo piano. Voi fateci un pensiero e poi ci dite. (Per la cronaca questa traccia non sarebbe mai dovuta uscire, ma è poi diventata la risposta di Jaar ai produttori europei che si appropriavano indebitamente di campioni sudamericani).
History Lesson
Avreste potuto sentirla nella colonna sonora di 50 Sfumature di Rosso insieme a The Weeknd, invece per fortuna è uscita un sacco di tempo dopo e ci siamo risparmiati questa rovina. Una delle poche tracce di Jaar che portano il marchio “Explicit” (We Fucked Up/We Did It Again And Again and Again/We Didn’t Say Sorry), è anche uno dei momenti più dolci tratti da Sirens, il suo ultimo capolavoro così profondo che a un certo punto ti senti in imbarazzo da quanto ti guarda dentro.
Être
La traccia delle tracce, il suono archetipico di Jaar nella sua massima e primordiale espressione. Être è un omaggio alla madre di origine franco-cilena, è un ricordare al mondo che “ehi, sono un pezzo di figo, parlo spagnolo e sono cresciuto a New York, ma se devo so farti sciogliere anche con le mie radici francesi”. Mortacci tua, Nicolas, stai attento all’Alcatraz che le transenne sono basse e le ragazze moderne sono amabilmente sfacciate.
Too Many Kids Finding Rain In The Dust
Chi ha dimenticato quel meraviglioso giro di chitarra in mezzo alla traccia, alzi la mano. La metti su e vedi le strade polverose di Santiago riempirsi di bambini in calzoncini, pallone al piede e occhi sinceri che si riversano a giocare dopo un pomeriggio di pioggia nei quartieri del centro. La poesia ha un suono, che non è quello delle sue parole, ma quello delle immagini che crea.
Colomb
Qui siamo in un’area delicatissima in cui usare un aggettivo senza il superlativo potrebbe essere un’ingiustizia enorme verso il debut album Space is Only Noise. Colomb è una gemma incredibile, in cui i suoi ambientali – impronta tipica di Jaar – si legano alle tastiere in una maniera così delicata che ti lacrimano gli occhi senza che neanche te ne accorga. Forse la numero uno di questa classifica, che classifica non sarà mai perché ci chiedereste un lavoro troppo ingrato.
Space Is Only Noise If You Can See
Pensate a una realtà fatta di immagini piatte, senza rumori, di sentimenti tutti uguali. La pioggia e il sole avrebbero lo stesso suono, ovvero il non-suono. I bambini e gli adulti la stessa voce, ovvero la non-voce. Il Sud e il Nord del mondo la stessa musica. Space Is Only Noise If You Can See è la dichiarazione d’amore che Jaar fa alla sua terra d’origine, il Cile, dove il rumore non è solo un contorno. È l’elemento portante della vita quotidiana.
Paper Trails
Opera sua e del collaboratore storico Dave Harrington (i due lavoravano insieme da ben prima di formare i Darkside), Paper Trails ha consacrato Jaar il re degli after, anche se lui si ostina a fare musica nei teatri. Se la gioca pari merito con The Only Shrine I’Ve Seen nell’album Psychic, ma alla fine ne esce vincitrice per quell’incipit meraviglioso che riconoscereste ad occhi chiusi.
Encore
No, non è un pezzo di Chilly Gonzales, anche se quell’attacco stupendo al pianoforte ricorda le atmosfere di Night Moves e il finale col rumore del mare ti porta nel freddissimo Canada. A tradire ancora una volta le origini di Jaar è la scelta delle vibes di contorno, di quelle maracas sudamericane che rivelano tutta l’affezione profonda alle sue radici, nonostante di sudamericano gli rimangano solo i ricordi d’infanzia. Un pezzo che live assume una portata ancora più epica.
Kasper Bjorke – Heaven (Nicolas Jaar Remix)
Valgono i remix? In una cernita priva di qualsiasi fondamento scientifico né regola, abbiamo deciso di sì.
Jaar è un remixer con dei discreti successi alle spalle, soprattutto considerando quelli indie/dance sfornati a cavallo tra il 2009 e il 2012 di cui era il capo assoluto (Azari and III, Architecture in Helsinki, Shlohmo). Ma il suo merito maggiore del periodo è quello di aver portato alla ribalta una traccia che altrimenti non si sarebbe inculato nessuno: Heaven di Kasper Bjorke. Potere del dancefloor e di un tentativo incessante di connettere i punti intorno al mondo.
Killing Time
Abbiamo aspettato più di cinque anni per ascoltare il secondo album in studio del produttore cileno. Cinque anni intervallati da progetti paralleli, release minori (Nymphs) e colonne sonore (Pomegranates). Ma nulla in grado di replicare l’emotional connection di Space Is Only Noise. Sirens ci è riuscito appieno, anche se avremmo voluto ascoltare di più, rimanere in questo stato di grazia più a lungo. Killing Time è la traccia da undici minuti che ti traghetta dall’ingresso al cuore di questo regno di mezzo, con la sua grammatica spezzata e la ritmica quasi mistica.
Ciao cultori della musica, ci vediamo all’Alcatraz solo per espellere la bavetta in eccesso ♥