Il primo appuntamento di BASE con i BADBADNOTGOOD al Quirinetta è stato un successone. Qualche settimana fa, il quartetto canadese ha attirato un pubblico numerosissimo – davvero oltre ogni più rosea aspettativa – e per un’ora e mezza ha fatto esplodere il locale capitolino, in occasione della loro prima data italiana di sempre. Merito dell’hype, ma soprattutto della loro musica. Se non ci credete, questo video a cura del regista Federico Zanghì ve lo dimostrerà:
In attesa del prossimo appuntamento di BASE sabato 3 dicembre con Cakes Da Killa (di cui vi diremo di più nei prossimi giorni), vi proponiamo di seguito la nostra chiacchierata con i BADBADNOTGOOD.
Come sta andando il tour?
Questo è stato l’ultimo concerto di una miniserie di date europee, a breve andremo in Giappone e poi per 4 settimane in Asia e Australia. Abbiamo già suonato in Canada e negli USA: è davvero il tour più lungo che abbiamo mai fatto.
Vi state divertendo? Avete avuto modo di vedere anche la città?
È tutto davvero entusiasmante, Bruxelles è stato il pubblico più numeroso davanti al quale abbiamo mai suonato.
Qui a Roma purtroppo siamo arrivati in aereo giusto in tempo per il concerto, abbiamo avuto modo di vedere soltanto la Fontana di Trevi che è davvero qui attaccata al Quirinetta. Speriamo di tornare prossimamente a farci un giro da semplici turisti.
IV è il vostro ultimo disco e segue la vostra collaborazione con Ghostface Killah per l’album Sour Soul. Com’è stato lavorare a questa nuova opera – alla luce di questa collaborazione – e in che modo avete scelto i nuovi ospiti (Kaytranada, Sam Herring dei Future Islands)?
Sour Soul è stato un’esperienza fantastica e di grande valore per noi, prima avevamo fatto solo qualcosina con alcuni cantanti ma niente di serio. Lavorare insieme a Ghostface Killah per un album intero ci ha permesso di capire in che modo scegliere se affidare o meno ad alcuni cantanti i pezzi di questo nuovo disco.
La copertina del disco è buffissima e anche la scelta di avere nel merchandise in vendita un asciugamano che vi ritrae è davvero geniale. Come vi è venuta quest’idea?
Semplicemente volevamo mostrare che non ci prendiamo sul serio. È una copertina che mostra persone divertenti e che amano divertirsi. È stata una questione di onestà intellettuale.
La vostra musica è per certi versi carica di humour: siete davvero lontani dagli stereotipi più elitari del jazz e dal vivo avete un’attitudine quasi punk. Come vi trovate quando suonate in festival più tradizionalmente jazz invece che in situazioni come il Sónar di Barcellona?
Il nostro approccio cerca di non cambiare mai, proviamo a creare una connessione con il pubblico: se chi ci viene a vedere vuole divertirsi noi ci impegniamo a farli divertire più di quanto si aspettino. È tutta questione di attitudine.
Quanto conta l’improvvisazione per voi?
Per noi è tutto: le stesse strutture dei nostri pezzi ci lasciano aperte infinite possibilità… e dal vivo cerchiamo di approfittarne.
Il video di Chompy’s Paradise è davvero divertente.
Avevamo questo sax economico che era davvero inutilizzabile, ci piaceva pensare a una sua rivincita su Leland. Tra l’altro è stata la scusa per realizzare un video conveniente, realizzato in nemmeno 10 ore.
Qualche anno fa siete stati la backing band di Frank Ocean: vi è piaciuto il suo nuovo disco?
Sì moltissimo, è molto diverso da Channel Orange e contiene alcuni pezzi clamorosi. Rientra tra i nostri artisti preferiti, senza dubbio.
Anche stasera avete suonato Weight Off, il pezzo di Kaytranada su cui avete collaborato. Durante il live Alexander lo ha definito “il nuovo J Dilla”. Quindi, chi sarebbero i prossimi rapper con cui vi piacerebbe collaborare?
Ci sono tantissimi rapper talentuosi che stanno venendo fuori in questo periodo, la lista sarebbe bella lunga. Tyler the Creator e Earl Sweatshirt sono già tra i nostri preferiti. Uno con cui non abbiamo collaborato e che adoriamo è Freddie Gibbs.