Toska è l’album d’esordio dei GOMMA in uscita in CD e digitale il 17 gennaio 2017 per V4V-Records in collaborazione con Controcanti. È un disco su cui ci sono parecchie aspettative per diversi motivi che lasciano un po’ anche il tempo che trovano. Quello che è qui per restare è la capacità di Ilaria, Giovanni, Paolo e Matteo di sonorizzare inquietudini comuni che diventano poi riti generazionali da esorcizzare durante l’ascolto.
Prendendo spunto dalla copertina, artwork di Pasquale de Sensi, abbiamo realizzato –o meglio Valentina Rodella aka Pietro Bembo su queste pagine virtuali– a nostra volta dei collage per ogni brano di Toska, lasciandoci ispirare dal testo.
Li trovate di seguito.
Alice Scopre
Alice scopre che un foglio è un mare
e che le onde non sono parole
scopre che la plastica si chiama ricordo
ha imparato che entrambi non si decompongono
poi scopre che il ronzio non è voce, come quella di suo padre
appartiene alle mosche, è tra le cose che danno fastidio
l’uomo con pochi capelli sedeva accanto al finestrino
rotto, non si chiudeva più
si era vestito bene quel giorno, un’occasione importante
e quando hanno dovuto fermarlo il treno, hanno offerto caffè o aranciata
alice ha scelto il caffè
Aprile
ti prego torna in fretta a prendermi
sono passati sei mesi
sono sei mesi che sei
uscito per prenderti un caffè
poi sei andato a correre
forse nelle americhe
ti prego torna a prendere
le tue cose
i tuoi calzini di cotone
il tuo cappello da pescatore
insomma tutto ciò che vale tutto ciò che hai lasciato qua da me
sono sei mesi che sto qua ad aspettarti o forse solo un giorno non me ne
rendo più conto non riesco più ad accettarlo
sono sei mesi
ma nella foto sulla scrivania ci siamo ancora io e te
ma tu non sei andato a prenderti un caffè
no non sei andato a correre
sei solo andato scappato via da me
ti prego torna a prendermi
Le scarpe di Beethoven
ogni volta che metto delle scarpe nuove
non mi abituo mai al loro rumore
quando non le metto più lo sento
ancora lo sento ancora
lo sento ancora e le butto via le butto via
i nuovi inizi mi si stringono addosso come lacci delle scarpe
li allontano ma ritornano sempre
le scarpe nuove non le metto più
ma il rumore
il rumore lo sento ancora
Elefanti
si è da soli fin da bambini
facciamo come gli elefanti
che si nascondono quando sono felici
andiamo a finire in un posto segreto
a finire in un posto segreto
a finire dentro un posto segreto
a finire
facciamo come gli elefanti
Vicolo Spino
sollevi i piedi
per proteggerli dal fango
li tieni a mezz’aria
per proteggerti dal fango
ma io lo so che hai paura del buio
io lo so che hai paura del buio e ti stringo
ma in realtà lo faccio per me
in realtà lo faccio per me
in realtà fa comodo a me
Arrendersi
soffochiamo nel buio degli impulsi prendiamo aria solo arrendendoci
scompariremo tra gli impulsi
riappariamo con la resa
prevalgono gli errori i rimorsi
sovrastano i bei ricordi
o almeno ciò che è rimasto dei bei ricordi
pensare troppo alle cose fino ad arrendersi
alla loro natura non capire un bel niente per l’incontro di raziocinio e impulsi
scambiare i rapporti per cronaca nera
trovare risposta nei silenzi, nella quiete
soffochiamo nel buio degli impulsi
prendiamo aria solo arrendendoci
scompariremo tra gli impulsi riappariremo con la resa
Tocka
una rete di ricordi che scivola dalla mente sulle mie vertebre
come detersivo che sta sul pavimento del mio costato
non mi serve più pensare a quando premevi il tuo sguardo sulle mie palpebre
non voglio più sentirmi come quel giorno che stavamo al mare
sulla riva ad aspettare che le onde ci arrivassero alle caviglie
ci toccassero le caviglie
ci toccassero
oggi sto da sola
oggi sto da sola
ma stavolta su di te
Alessandro
continuano come aerei di carta
i tuoi capelli a fiondarsi sulla mia faccia
continuano come aerei di carta
i tuoi capelli a fiondarsi sulla mia faccia
e se ti stacchi attento alle mie labbra
attento a staccarti attento alla mia faccia
e se ti stacchi attento alle mie labbra
attento a staccarti attento alla mia faccia
vorrei tu te ne andassi
poi te ne vai ed i tuoi capelli mi sbattono di nuovo sulla faccia
e s’intrecciano s’incastrano alle mie ciglia
e quella tua boccaccia attaccata alla mia
che se la stacchi
mi si strappa
e se ti stacchi attento alle mie labbra
attento a staccarti attento alla mia faccia
e se ti stacchi attento alle mie labbra
attento a staccarti attento alla mia faccia
continuano come aerei di carta
i tuoi capelli a fiondarsi sulla mia faccia
continuano come aerei di carta
i tuoi capelli a fiondarsi sulla mia faccia
continuano come aerei di carta
i tuoi capelli a fiondarsi sulla mia faccia
continuano come aerei di carta
i tuoi capelli a fiondarsi sulla mia faccia
Alice Capisce
non hanno portato via le cuffie piombate sui binari
alice sente ancora l’eco di una canzone
non sarebbe dovuta essere lì al porto
doveva tornare a casa come le aveva detto sua madre
s’infila in una busta di ricordi, o plastica, davanti ad un foglio, o mare, pieno di parole
da lontano sembra quasi un quadro francese
sente il ronzio di una mosca la voce di suo padre
si affoga al porto nel suo vestito rosso
ha imparato che la morte è un qualcosa di importante
come in un quadro francese in cui manca qualcuno