All’inizio di tutto c’è la cumbiamba, una danza rituale che gli schiavi e le schiave africani delle piantagioni colombiane ballavano in circolo attorno al fuoco. In realtà era l’unica occasione di incontro sociale nella quale si poteva sperare di scopare. Diventa ballo di coppia e accorcia il nome in slang con la dominazione spagnola del XVI secolo, quando neri, mulatti e zambos iniziano ad organizzarsi in villaggi sulla costa atlantica sopra Panama. Mangiavano il pesce del Mare delle Antille e scopavano sincronizzandosi con quel ritmo ossessivo. Le femmine, nel ballarla, alzano la gonne facendole muovere come onde del mare. I maschi strabuzzano gli occhi e alzano polvere manco fossero tori. Sarà stata la sua efficacia propedeutica nell’accoppiamento a farla diffondere rapidamente come tradizione popolare in tutta l’area amazzonica di Perù, Argentina e Cile. Quando incrocia la tradizione ‘villera’ del Messico cambia un po’ natura e comincia a raccontare anche crimine e droga oltre che curve e virilità. I bianchi spagnoli ci innestano la tradizione canora europea, inevitabilmente edulcorandola e rendendola appetibile anche per la radio e la televisione, fino a diffonderla in tutta l’America centrale e meridionale. Sesso, droga e ritmi zoppi che battono sul tre.
Oggi la cumbia è uno dei generi più citati e saccheggiati da quel tropicalismo di ritorno che la fa girare nelle schede audio dei giovani produttori elettronici come nelle tessiture ritmiche delle vecchie volpi: diventa linguaggio universale. Quantic c’ha preso una botta così grossa che ci si è trasferito, in Colombia; Uwe Schmidt si è fatto chiamare Senor Coconuts per fare l’Electrolatino; Mad Professor c’ha preso gusto con il Frente Cumbiero. Nicola Cruz, Barrio Lindo, Bomba Estereo, Chancha Via Circuito, Dengue Dengue Dengue… nella loro diversità di interpretazione sono sulla bocca di tutti. Ma anche in Italia non scherziamo con le declinazioni: Populous, Tre allegri ragazzi morti, Capibara, Go Dugong… e la lista si potrebbe allungare a dismisura. Approfittando del fatto che li ritroveremo assieme nel talk sull’influenza della cumbia nella scena elettronica che si terrà sabato 18 marzo da Buh!, nuovo club fiorentino dove si svolge la rassegna Rooty, abbiamo chiesto a un colombiano d.o.c. come Montoya (protagonista in live dello stesso appuntamento) e a uno acquisito come Biga di raccontarci con una playlist la loro visione sul genere.
MONTOYA
Gabriel Romero – La Piragua
Questo standard è un inno per tutti i colombiani; forse la prima cosa che le mie orecchie hanno sentito.
Bomba Estereo – Pa’ Respirar
Bomba Estereo è uno dei gruppi che maggiormente incarna l’evoluzione della cumbia da genere autoctono a linguaggio universale.
Las Caleñas – Pastor Lopez
Pastor Lopez è, per noi colombiani, uno degli Dei della cumbia: è sempre lui, ogni dicembre, ad animare le feste.
Unknow – El Humo del Cigarrillo
Questa è il tipo di cumbia che balli piangendo. Il testo è un’ode alla delusione amorosa. Ma la cosa magica della cumbia è che attraverso il ballo esorcizzi il male.
Mil Horas – La Sonora Dinamita
La Sonora Dinamita è una istituzione. Qualsiasi brano loro brano è una hit!
BIGA
Los Mirlos- La Danza de Los Mirlos
È un classico della cumbia peruviana, detta Cumbia Amazonica, composto dal gruppo de Los Mirlos, tra i precursori del genere. La cumbia peruviana è la prima che ho sentito nei primi anni del 2000 quando ero in Perù e ci stavo un gran bene a dirla tutta.
Andres Landero – Lolita la Cumbiambera
Se è vero che “nessuno è profeta nella sua terra” Andres Landero ne è un esempio.
Questa leggenda della cumbia savanera colombiana, originario di San Jacinto, non ha ricevuto il dovuto riconoscimento nel suo paese natale, mentre viene adorato come un vero e proprio idolo in Messico, dove ha fatto la storia del genere. Ho scelto questa traccia in particolare perché è la prima che ho sentito, ma qualsiasi cosa trovate di lui è bella, fate voi….
Meridian Brothers – Doctor Trumpeta
Come son fighi i Meridian Brothers… Mi piacciono tanto perché son grulli. Hanno quel tipo di stile assurdo che riconosci alla prima nota. Sono un fan assoluto di loro e Los Piranas e di tanti di questi musicisti contemporanei di Bogota.
Afrosound – cumbia de e.t. el extaterrestre
Questa l’ho scelta perché è una cumbia psichedelica piuttosto folle, in stile peruviano, eseguita, però, un gruppo colombiano della Fuentes, gli Afrosound, ossia il progetto di Fruko che doveva fare il verso alla cumbia peruviana e ci è riuscito benissimo. Big shout per Mateo Rivano: questa è la prima traccia di un mix che abbiamo fatto insieme l’ultima volta che sono stato a trovarlo. Per farlo abbiamo usato soltanto i dischi che abbiamo comprato girellando la Colombia un mese intero. Poi però ci siamo fatti le canne, siamo andati a donne e non lo abbiamo mai fatto uscire. Olè!
La Pesada – Cumbia y Tambo
Non posso non inserire questo pezzo de La Pesada. Anche questo va accreditato a Mateo Rivano, che mi ha fatto conoscere questa band e la sua storia. Questo disco è super interessante perché esplora e fonde più stili e ritmi e ai tempi non erano in molti a farlo in Colombia. Vi consiglio il disco intero se riuscite a scovarlo in rete…
di Andrea Mi