I Phoenix sono una band che non ha più bisogno di presentazioni. 25 anni di carriera e 6 album per il gruppo francese capitanato da Thomas Mars, appena tornato all’opera con un disco, Ti Amo, tutto ispirato all’Italia nel titolo, nelle atmosfere delle canzoni e anche nella lingua usata in alcuni passaggi dei testi. Una visione idealizzata dell’Italia, certo. Un atto di amore verso un Paese che non esiste più, o che più probabilmente è sempre vissuto solo nella mente dei quattro francesi. Per fortuna, nonostante una prospettiva verso lo Stivale apparentemente più americana che europea, siamo ben lontani dai cliché à la To Rome With Love di Woody Allen, o quantomeno la band ha saputo rendere un’immagine così patinata in modo comunque efficace e per nulla stucchevole. Il risultato è un album sbarazzino, molto italo-disco nei suoni, stranamente positivo alla luce del periodo in cui è stato realizzato e adatto a essere la colonna sonora di quest’estate. D’altronde, sono anni che i Phoenix ci hanno abituati ad accompagnare le nostre vite con canzoni splendide.
In occasione della loro unica data italiana di stasera al Rock in Roma, abbiamo contattato Thomas Mars per una breve ma soddisfacente chiacchierata.
Quando ho scoperto che avreste suonato a Roma, non ho pensato che al momento in cui avreste suonato Rome qui. Non avrei mai immaginato invece che steste addirittura per pubblicare un disco ispirato all’Italia, e credo che anche per questo i fan italiani siano ancora più impazienti di ascoltarvi live. Quali sono le vostre sensazioni riguardo quest’unica data nello Stivale?
Credo che suonare Rome sarà un momento davvero speciale. Sono anche impaziente di suonare Fior Di Latte. Alla fine di ogni show poi mettiamo una canzone come outro da far ascoltare al pubblico mentre lascia la venue e per questo tour abbiamo scelto L’appuntamento di Ornella Vanoni: è un altro momento che aspetto con curiosità.
Avremmo sempre voluto suonare di più in Italia ma per alcune ragioni non è successo così spesso che ci venisse proposto di farlo, soprattutto al Centro-Sud che è sempre tagliato fuori dai tour. Per questo motivo sarà ancora più speciale.
In che modo l’Italia ha influenzato questo nuovo album? Pensi che si tratti di una vostra personalissima idea del Paese o c’è anche una conoscenza più approfondita?
C’è sempre stata una forte influenza italiana nella nostra musica ma credo che sia rimasto un segreto fino a quest’ultimo disco, in cui invece è evidente. Senza vantarci, credo che la nostra conoscenza dell’Italia sia molto solida. I fratelli nella band (Laurent Brancowitz e Christian Mazzalai, ndr) sono per metà italiani e tutti quanti abbiamo trascorso molto tempo qui. Parlando di musica, si tratta comunque di un’idea personale. Non abbiamo cercato di essere accurati o di mostrare cosa sia l’Italia per davvero, ma piuttosto abbiamo espresso una nostra fantasia: ciò che l’Italia potrebbe essere per noi. È una visione distorta, un dipinto cubista in opposizione al fotorealismo.
Qualcuno ha scherzato sul fatto che Ti Amo sia il miglior disco italiano dell’anno. Cosa conoscete della musica italiana contemporanea?
Non conosciamo granché dell’odierna scena musicale italiana. Credo che tra noi Branco sia quello che ne sappia di più, quindi mi fido di lui e spero che condivida con me solo il meglio. Nel suo appartamento a Parigi c’è solo un canale TV: la RAI.
Ti Amo è un disco positivo, pubblicato in uno dei periodi più scuri per la Francia. È una sorta di vostra reazione?
Penso che sia così, anche se non ce ne siamo accorti nel momento in cui ci stavamo lavorando. Ci siamo anche sentiti leggermente in colpa per questo, abbiamo pensato che stessimo mancando di empatia verso il nostro Paese scrivendo brani così edonistici e gioiosi. Alla fine però si è rivelato l’opposto, e ora so che questo disco non sarebbe potuto esistere se la situazione a Parigi non fosse stata così scura. Tutti e quattro ne avevamo bisogno.
Da tempo non vivete più nella stessa città. È difficile scrivere un disco stando lontani?
Non è facile ma non è nemmeno così dura. Andavo a Parigi ogni due settimane più o meno, quindi non avevamo il tempo per mancarci. Ciò ha reso le sessioni di registrazioni sicuramente più intense, in un modo molto positivo per noi.
C’è un posto in particolare a Roma che non vedete l’ora di visitare? Magari tornare aVia Veneto.
Il concerto è nella periferia di Roma, quindi sono curioso di vedere un’altra Roma, una parte della Capitale che non conosco. Ci piace anche frequentare gli stessi posti e avere una nostra routine quando siamo in città. Ti direi un parco ai Parioli, quartiere dove ho vissuto per alcuni mesi e dove ogni estate Branco prende in affitto un appartamento con una splendida vista, lì c’è anche un buonissimo baretto dove mi piacerebbe tornare.
Molti ascoltatori trovano sexy la vostra musica. Siete d’accordo?
OUI
Di solito vi prendete sempre molto tempo tra un disco e l’altro. Quanto dovremo aspettare ancora per un altro album dei Phoenix?
Non so, tra 1 e 10 anni.