Le risposte davvero succose di oggi sono di Spiller. Prendete e godetene tutti.
1)Ciao cristiano. Quanto è cambiato Spiller dai tempi di “Groovejet” ad oggi?
Non credo Spiller sia cambiato molto artisticamente, ho sempre cercato di restare eclettico nelle mie produzioni piuttosto che fermarmi a fare dei “follow up” della mia hit. Prima di “Groovejet” avevo fatto un singolo latin-house e subito dopo uno elettro. Se si guarda alla mia discografia credo si possa dire che nessun singolo sia mai stato uguale all’altro. Questo ha forse deluso le aspettative di alcuni fan di “groovejet” ma mi ha aiutato a mantenere vivo l’entusiasmo e l’approcio alla produzione musicale.
2)Quali musicisti hanno ispirato la tua musica?
È la domanda che mi spaventa, sarebbero troppi e finisco sempre per dimenticare i più importanti. Mi limiterò a menzionare alcuni degli artisti del panorama dance a cui devo molto:
Todd Terry dal periodo Royal House fino agli Unreleased Projects, è da lui che ho imparato come si struttura una traccia.
Romanthony e il periodo Black Male / Trojan Horse…. i mix sporchi, le canzoni urlate, i sample gospel, il profilo underground (che purtroppo è andato perso nell’ultimo decennio).
Thomas Bangalter, tracce come On Da Rocks e Together sono per me fonte di eterna ispirazione.
E ancora Ludovic Navarre, Pepe Bradock, Lil Louis, Todd Edwards… mi fermo qui ma potrei andare avanti per ore.
3)Per il futuro cosa dobbiamo aspettarci da Spiller e più in generale dalla Nano Rec?
La Nano Rec ha diverse uscite in programma per il 2011, tra queste il debutto discografico dei 2 Guys in Venice e di DJ Color con i rispettivi EP, i nuovi singoli di Spiller e di Glitch, dei videoclip prodotti in casa, i nuovi Party… insomma un bel po’ di “Nanocosette”.
4)Puoi essere considerato uno dei padri della musica dance in Italia. Da quando hai iniziato ad oggi cosa noti di diverso? Qual è il tuo giudizio sulla scena dancefloor odierna?
Ti ringrazio, ma quando ho iniziato a muovere i primi passi in questo mondo la dance italiana aveva già padri e nonni all’attivo, io non ho inventato nulla, sono comunque fiero dell’eredità che ho acquisito e spero di arricchirla nel mio piccolo.
Ho iniziato a fare il dj nei primi anni novanta, da allora è cambiato tutto, sotto moltissimi aspetti.
Se per “scena dancefloor” intendiamo il pubblico allora senz’altro è cambiato l’approcio che il pubblico ha verso la serata in discoteca e verso la figura del DJ. Vent’anni fa non c’era myspace, gli mp3, iTunes, l’iphone con Shazam, youtube… insomma non c’era internet! Non c’erano neanche i masterizzatori CD e tantomeno gli iPod, al massimo ci si copiava le cassette, che richiedeva comunque un sacco di tempo e dava spesso risultati mediocri se non fatto nel modo giusto.
Se andavi in un locale e sentivi un disco fantastico passavi le settimane seguenti a cercare di ricordarlo, a canticchiarlo agli amici o ai negozianti di dischi per vedere se sapevano cos’era. Speravi con tutto il cuore che il weekend successivo il dj lo suonasse di nuovo per fiondarti in consolle a chiedergli che cos’era… Oppure compravi la cassetta del DJ e correvi in macchina ad ascoltarla sull’autoradio sperando che ci fosse quel misterioso disco che adoravi, che non aveva ancora un nome e che probabilmente non l’avrebbe avuto ancora per un bel po’.
Oramai è diventato difficilissimo che qualcuno ti venga a chiedere in consolle che disco hai messo, lo scoprono subito, da soli in altri modi.
Avevo una bellissima cassetta registrata da una serata del ’90 di Massimino Lippoli in cui suonava un pezzo incredibile, ne ero ossessionato, l’ho consumata fino a spezzarne il nastro, ho impiegato un anno e mezzo per scoprire il titolo e ho dovuto passare 8 ore al mercatino del disco di Bologna (al tempo il più grande d’Italia) a scartabellare dischi nelle cassette del latte per trovarne una copia originale dell’1987, l’ho pagata 80mila lire e ho fatto tutto il viaggio di ritorno in treno stringendola in mano e fissandola come un ebete. Il disco era Kc Flightt “Let’s Get Jazzy (dope dub remix)”, non ho mai smesso di suonarlo ed è a tutt’oggi il mio disco preferito in assoluto.
Questo tipo di cose erano molto frequenti non solo per i DJ ma anche per i clienti stessi, faceva si che le persone si appassionassero molto di più alla figura del DJ fino a considerarlo quasi un santone, inoltre la lentezza di informazione faceva si che le mode e le tendenze musicali legate al “dancefloor” durassero più a lungo e fossero molto differenti di nazione in nazione.
Ricordo il mio primo viaggio a Londra, da ragazzino, sono entrato in un negozio di dischi chiedendo di farmi sentire tutte le novità ” underground garage” (termine con cui in italia si definiva l’house più soulful) e il commesso mi ha messo in mano una trentina di 7 pollici garage rock… io li ho ascoltati ugualmente e me ne sono andato indignato, c’ho messo due giorni a capire la gaffes.
Non sto dicendo che ora sia né meglio né peggio, in verità credo sia tutte e due le cose assieme, è diverso questo è certo.
Adoro mixare con i vinili, il digitale non li eguaglierà mai… ma allo stesso tempo non so rinunciare alla libertà creativa che mi da fare un DJ Set con Ableton Live e i miei controller.
Andare in un negozio di dischi, aspettare che arrivi la spedizione con le ultime novità, ascoltarle in piedi su un giradischi in un angolo del negozio, portarsi via l’ultima copia di quel promo, è un rituale impegnativo ma bellissimo, a “dimensione umana”, ma anche avere tutta la discografia a portata di mano su Beatport e ascoltartela sul tuo impianto a casa, buttato in divano, scaricarti da un blog quel remix che non è ancora uscito, farti passare una novità da un amico su skype.
5) consigliaci un brano
Non posso che ripeterlo: Kc Flightt “Let’s Get Jazzy (dope dub remix)”
6)Un’ultima cosa, saluta i nostri lettori nella tua lingua preferita
здравствуйте cari lettori di dancelikeshaquilleoneal, ricordate: anche Shaquille O’Neal ha cominciato da nano!