Le domande secche di oggi son per Monelle Chiti. Il nome magari non vi dirà molto, ma avrete sicuramente visto almeno uno dei suoi scatti. Scommettiamo?
1) Ciao, presentati ai nostri lettori.
Ciao lettori, mi chiamo Monelle (che, diversamente da quanto pensano in molti, è il mio vero nome di battesimo), classe 1983, nata in Toscana, ma abito a Milano ormai da diversi anni, dove (soprav)vivo e faccio la fotografa.
2) Quando nasce la tua passione per la fotografia?
La mia passione per la fotografia nasce quando ero piccola, ho sempre avuto delle macchine fotografiche in casa, macchine analogiche, quelle che avevano il rullino che poi portavi in un negozio a far sviluppare e che non vedevi l’ora di vedere quante foto eri riuscita a fare per il verso giusto. Con l’avvento del digitale quasi più nessuno faceva questa operazione, e del resto la cosa bella dell’analogico è sempre stata quella di vedere fin da subito cosa avevi scattato. Poi recentemente è terminata anche la produzione e la vendita della Kodachrome, quindi tutti più che mai si sono dati all’analogico, che sicuramente è meno affascinante del digitale, ma ha i suoi indiscutibili vantaggi. Comunque niente, succede che io ho queste macchine e inizio a provarle, a fotografare paesaggi e persone soprattutto. Io abitavo in campagna, sono cresciuta con la bellezza e la natura intorno, e tra l’altro credo sia anche per questo che ho da sempre preferito i colori al bianco e nero. Che poi pensa che mondo di merda sarebbe senza i colori.
3) Scattare foto ai concerti dev’essere difficile. Bisogna scegliere il momento giusto. Tu come ci riesci?
Sembra retorica da dire, ma in primis credo che conti la sensibilità che ognuno ha. Certe cose non si imparano, in caso si migliorano. E’ proprio una questione di impatto, di come tu “percepisci” una certa cosa. Poi certo, si può migliorare appunto, io credo e spero di essere migliorata molto dalla prima volta che ho scattato ad un concerto. E qui conta anche l’esperienza, il provare, provare e (ri)provare. L’importante è il non sentirsi mai arrivati, la volta che ti senti arrivato invece di vincere hai perso tutto secondo me – questo in generale anche nella vita. E poi conta moltissimo anche quanto conosci il gruppo. Ho parlato proprio di questo con un mio amico fotografo tempo fa, e si diceva che più conosci un gruppo più riesci a fotografarlo meglio perché conosci i movimenti, i gesti, le espressioni. Ovviamente se il gruppo ti piace a volte il tutto ti può fregare, perché magari sei presa a cantare o dall’emozione. Ma del resto è una sfida che mi piace giocare! : )
4) Cosa ascolti in quest’ultimo periodo?
Io provengo dal pop, chi mi conosce bene lo sa. Da ragazzina ascoltavo Britney Spears e le Destiny’s Child – che comunque in momenti felici della mia vita ascolto tutt’ora. Non ho mai vissuto il periodo darkettone dove mi truccavo tantissimo e ascoltavo Marylin Manson (che comunque ho scoperto e apprezzato dopo), cosa che tanta gente prima dei vent’anni fa e faceva. Poi sono passata agli Oasis, ascoltavo soltanto gruppi stranieri. Poi c’è stata la folgorazione con gli Afterhours e i Verdena e alla fine credo di essere rimasta affezionata a quel genere lì, quello del rock italiano insomma. Anche se alla fine da quando ho più o meno vent’anni ho sempre ascoltato qualsiasi genere tranne il metal pesantissimo che proprio non riesco a sopportare. Tornando al presente ti evito i nomi dei gruppi italiani che sto ascoltando che tanto tutti conoscono e già apprezzano (spero). Degli stranieri nomino quelli che in quest’ultimo periodo ascolto almeno una volta al giorno: Girls in Hawaii, Radiohead e White Stripes.
5) Programmi per il 2011?
Meglio non averne e vivere alla giornata. Spero però che sia migliore del 2010 e che possa continuare a viaggiare e a fare quello che mi piace! : )
6) Abbiamo finito. Saluta i lettori nella tua lingua preferita e consigliaci un brano.
Lo dico in italiano, a me piace la nostra lingua
– semmai mi piace un po’ meno dove la parlano, ma questo è un altro discorso.
Consiglio i Local Natives che sono un gran gruppo, li ho anche visti suonare tempo fa e che recentemente, quando li riascoltavo, ho pensato che stavo ascoltando proprio le canzoni che avrei voluto sentire in quel momento.
Soprattutto questa che consiglio che si chiama “Wide Eyes”.
Permettimi di consigliare anche Music For Eleven Instruments, progetto bellissimo e stranamente tutto italiano.
Buon ascolto e grazie per la lettura!
Monelle
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