Prendere la morte e tradurla in lusso.
Ci è riuscito Damien Hirst rendendo glamour un teschio umano attraverso la meticolosa incastonatura di diamanti da milioni di dollari con l’opera For The Love of God, ormai famosa tanto da meritarsi una propria pagina su Wikipedia. Quattro anni fa il più quotato esponente dei non più giovani YBA (Young British Artists) rinfacciava così al pubblico una fragilità terrena in perenne contrasto con la gloria della morte; oggi lo rifà, ma stavolta in modo più cinico e agghiacciante, scomodando quei puri sentimenti di tutela verso l’infanzia umana.
Heaven’s Sake è il titolo della nuova creazione di Hirst, il teschio di un neonato di soli quattordici giorni, anche stavolta, travolto dai diamanti, i più puri, ottomila per l’esattezza. L’infinita perpetuazione della morte entra in collisione con la delicata imperfezione dell’infanzia.
Dal 18 Gennaio la Gagosian, già incontrata parlando di Vezzoli, espone in anteprima questo gioiello di tecnica e provocazione nella neo-augurata sede di Honk Kong. Inutile elencare le associazioni di genitori, tutori ed’estimatori vari dei diritti della minore età, e in senso più lato del buon senso, che già hanno urlato allo scandalo.
Ma Damien Hirst non è solo mera provocazione. Nella stessa mostra, Forgotten Promises, interamente dedicata al fenomeno britannico, sono esposti altri lavori in qualche modo legati al sadico realismo col quale l’artista tratta il tema della caducità terrena. Butterfly Fact Paintings è una serie di dipinti che catturano l’estrema bellezza e delicatezza delle farfalle, icona rimbombante nella carriera di Hirst, ossessionato dalla debolezza in ogni sua forma. Le tele sono realizzate con un iperrealismo degno del più accademico Chuck Close e con inquietante cura dei particolari più scientifici. Un trionfo di pura esteticità che nasconde risvolti di natura paranoica e morbosa.
L’esibizione, giusto per citare anche solo per patriottismo un nome italiano in ambito d’arte, è corredata da un catalogo ideato dal curatore-star, figlio tronfio del proprio tempo, Francesco Bonami, contenente un’intervista al divo Hirst. Bonami, per amor di cronaca è giusto renderlo noto, ha inoltre curato l’esposizione in corso dell’opera For The Love of God al Palazzo Vecchio di Firenze, aperta fino al primo maggio prossimo.
Damien Hirst
Forgotten Promises
January 18 – March 19, 2011
7/F Pedder Building
12 Pedder Street
Central Hong Kong
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