Abbiamo chiesto a Michele Wad Caporosso di parlarci del suo libro, “Italia Suxxx”. Ecco cosa ne è venuto fuori.
1) Ciao Wad, presentati ai nostri lettori
Cazzo volete che vi dica? Tanto è tutto finito, tutto. Tranne la musica e il dancefloor. Quello non si toglie. Potrebbe succedere tutto a questo mondo, sta succedendo di tutto, ma un pavimento sotto (di marmo, di legno o di sabbia) ce lo avremo sempre. Nessuno può toglierci il ballo. Questo è chiaro. E questo sono io.
2) Perché “Italia Suxxx”?
Perché al presente non c’è rimedio.
3) Perché questo titolo?
E’ un logo, un brand, un target, un urlo. E poi è un titolo, incazzato e violento. Significa che qui si sputa sull’Italia, ma anche che poi dopo ce lo puliamo noi stessi lo schifo che abbiamo lasciato e alziamo le mani al cielo. In segno di festa, e non di resa.
3) Com’è nata l’idea di questo libro?
Doveva essere un saggio, una roba noiosa e didattica. Poi siccome ci siamo rotti un po’ tutti dei maestrini e degli insegnamenti, allora è diventato molto spontaneamente un romanzo. Una storia. Fiction e realtà, 50 e 50. Da una parte la storia, gli incastri della trama, dall’altra gli interventi di personaggi real (da Lee Scratch Perry a Diplo, Crookers, Grand Master Flash, Fabri Fibra, The Bloody Beetroots, Club Dogo, Linea 77, Neffa, Cut Killer, Pendulum, Alborosie, etc..) che ho intervistato personalmente negli ultimi anni e che nel libro intervengono metafisicamente durante la trasmissione radiofonica, che si chiama Italia Suxxx, per capire se siamo capitati casualmente in un’epoca di merda o se questa anestesia che ci hanno fatto può finire.
4) Brevemente, di cosa parla.
Del fatto che non è colpa nostra se ci sono i terremoti e le guerre.
5) “Il pubblico aumenterà a dismisura e, con grande sorpresa degli stessi dj, davanti ai loro occhi si materializzerà un popolo riottoso di daydreamer”. Speranza o utopia secondo te?
Quello che succede nel libro è utopia e non varrebbe il claim: utopia comes true. La speranza è tutto quello che ci resta. Quello che abbiamo è quello che ci resta. La nostra quotidianità, e poi quattro dischi, un laptop, le feste, il nostro tempo libero che poi è il nostro lavoro, i strafottutissimi sogni e le piccole rivoluzioni.
6) Il libro è accompagnato da una soundtrack, un po’ inusuale come cosa. Com’è nata?
“Italy needs to freakshow” è un pezzo prodotto dalla crew WCHT scaricabile su Mad Decent. E’ electrofunk. Ballabile. Divertito. Spedito. E’ inusuale si, come anche il book release party che abbiamo fatto al Tunnel di Milano, a mò di radio show. In generale le abitudini hanno rotto le palle.
7) Perché dovrebbero comprarlo e leggerlo?
Infatti nessuno dovrebbe. Non m’importa. Non c’è nessun motivo per cui uno dovrebbe comprarlo. Si vive uguale, che poi è un sopravvivere. Però se qualcuno se lo trova davanti, a una festa, in libreria o a casa di amici, allora in quel caso sì: dovrebbe leggerlo.
8) Abbiamo finito. Saluta i lettori nella tua lingua preferita e consigliaci un brano.
Un bacio a tutti, come se non ci fosse un domani. E poi anche “Erhal!”. E poi volete un pezzo? Tò: Verdena “Razzi Arpia Inferno e Fiamme”. E poi anche: Risse “Give it up, shake it down”. E poi boh: Four Tet, Burial, Thom Yorke “Mirror”. Oppure: “What it look like” di Spank Rock (Todd Edward remix). E poi tanti altri, nel libro ci sono un tot di pezzi. Wacchoooouuuut!