Le avventure di due new waver di provincia raccontate da Matteo B. Bianchi.
Matteo B. Bianchi è uno bravo: godibile, decisamente pop e capace di scegliersi le parole migliori, quelle giuste. Una figura a suo modo eclettica, quella di uno che ha raccolto gli aforismi di Warhol per un Millelire di Stampa Alternativa, che fa l’autore televisivo (ad esempio dei programmi di Victoria Cabello), il conduttore radiofonico (Dispenser, radio 2, di cui è co-inventore e caporedattore) e ultimo ma non ultimo il romanziere.
Tra i suoi libri migliori ricordiamo l’esordio Generations of love ed Esperimenti di felicità provvisoria, pubblicati da Baldini & Castoldi e attualmente purtroppo non facili da reperire. Nel 2010 arriva con Marsilio Editori il suo ultimo: Apocalisse a domicilio.
Ad aprile di quest’anno è uscito un suo piccolo libretto di circa 40 pagine che costa, giustamente, quei 4 euro che abbiamo sempre in tasca e si presenta di un rosa fluorescente che o è punk o fa schifo. E’ proprio di punk che si parla anzi, di post-punk o, meglio ancora, di new wave. Il libello si chiama infatti Sotto anestesia – furibonde avventure new wave di provincia.
La storia che si racconta in queste quaranta pagine è di fatto una parabola, un’evoluzione di fatti che conduce ad alcune consapevolezze relative alle proprie priorità, al dovere di scegliere e di anteporre qualcosa a qualcos’altro. La vicenda è quella di due ragazzi che, alle prese con le solitudini della vita universitaria, si incontrano grazie a un annuncio per musicisti ma poi, siccome non suonano o non sono granchè interessati a farlo, cominciano a passare ore a parlare di post punk, di new wave, di Smiths, Cure e insomma…ci siamo capiti. Da quest’amore, nell’epoca delle fanzine per eccellenza, nasce Sotto anestesia, la loro piccola rivista fotocopiata che racconta solo ed esclusivamente della “new wave italiana”, sì, proprio quella che Battiato ci diceva – senza che noi mai ci credessimo davvero – di odiare. Grazie a una serie di avvenimenti e incontri importanti più o meno inconsueti, la fanzine diventa un festival d’essai new wave in un paesino piccolo della provinica mentre un’intervista tira l’altra e si finisce a parlare con Pelù, Fiumani e chi più ne ha più ne metta.
Un pamphlet cult per gli appassionati della grande musica italiana degli 80s, qualcosa di abbastanza irrinunciabile per un giovane critico musicale. La storia è ambientata a Pavia, dove B.Bianchi e Tito Faraci (l’altro protagonista) hanno studiato ma potrebbe benissimo essere nata in una delle città di provincia dove voi magari vi ascoltate i Diaframma e vi sentite un po’ soli; uno di quei posti dove scarseggiano gli eventi e i negozi di dischi e dove se sei figo in realtà ti senti sfigato.
Un pamphlet, che probabilmente troverete alla cassa della vostra libreria, decisamente più riuscito di tante lunghe sbrodolate della nuova narrativa italiana.