Simone De Beauvoir: della donna, di Parigi, dell’amore.
Sono poco meno di 400 pagine quelle della prima parte dell’autobiografia di una delle più importanti, appassionate e illuminanti menti del secolo scorso. Accurata nelle descrizioni e nell’analisi e autoanalisi dei sottili meccanismi dell’umano femminino, connessi con costanza alla società, ai credo, alla politica, alla ragione, ai tempi, la De Beauvoir ci offre in esplicito naturalmente solo una piccola parte di tutto quello che queste pagine rappresentano: l’essere donna nei primi del ‘900, l’essere Femmina prima del tempo, le volontà di alternative e di scelte differenti da quelle prestabilite senza per questo portarsi a rinunciare all’Amore, a un alto e affermato Romanticismo, a una gloria di sé che non è necessariamente gloria nel mondo.
Famiglia, infanzia, amicizie e adolescenza, pagine molte e cura moltissima in un volume che non annoia mai, non lascia mai cadere il respiro, l’attenzione, la voglia, l’empatia -brutta parola qua quantomai adatta-. Dall’infanzia poi si arriva alla giovinezza, all’età dei libri, della Normale e della Sorbonne, della filosofia, del teatro, delle sbornie nei cafè, delle conversazioni, del jazz, dei Balletti russi, dei timori immensi, della mente che più che mai cerca l’affine corrispondente, tutto per approdare poi, nelle ultime pagine, a un’affinata e assolutamente innamorata descrizione dell’ingresso primo e definitivo di Jean-Paul Sartre a sconfiggere quella che era stata per anni una solitudine mai sola.
Leggetelo, ora o domani, tanto non si corre, in casi come questo, il rischio che il tempo ne rovini la bellezza, il candore, la verità.
“Sartre rispondeva esattamente al sogno dei miei quindici anni: era l’alter-ego in cui ritrovavo, portate all’incandescenza, tutte le mie manie. Con lui avrei potuto sempre condividere tutto.”
Giulia Cavaliere