Uno dei pregi di Dance Like è quello di essere un blog generoso nei complimenti, mai avaro negli elogi meritati.
Oggi diamo una mano alla concorrenza d’oltralpe, ad uno street artist très français, ma non di quelli pennello tra le dita – basco di panno comprato dall’ambulante sotto la Tour Eiffel – baffò alla Dalì che ti rincorrono per tutta Montmartre pur di estorcerti un ritratto (la scena tipica è: ti guardano in faccia, se sei bassa e hai forme mediamente mediterranee ti domandano subito se sei italiana, o al massimo spagnola, e poi ti chiedono di posare perché sei bellissima, anche se avresti bisogno di un anno di cure in una beauty farm).
Lui ha un blog, chi non lo ha oggi, ma lo usa per esprimere attraverso le immagini quello che noi altri releghiamo alla parola: l’ironia sottile delle cose, la bellezza lì dove non te l’aspetti, la vitalità del colore nel bel mezzo di un giungla d’asfalto ti colpiscono appena ti trovi davanti una foto scattata da oaKoAk alle sue piccole, geniali intuizioni d’arte.
Il blog non rivela molto sull’identità del simpatico artista, si limita a definire il ragazzo come un giovanotto che ama divertirsi per strada, e noi gli crediamo. Se non altro, crediamo alla spontaneità delle sue opere, che non saranno un tripudio di tecnica e talento rinascimentali, ma solleticano la curiosità e ti invogliano a saperne di più.
Ad oaKoAk piace spiazzare il passante frettoloso, obbliga l’automobilista intento a maledire il semaforo rosso a voltare lo sguardo e la folla a fermarsi. Sembra facile a dirsi, a farsi è di una difficoltà avvilente. Dipinge muri con la faccia di Bart Simpson, impicca gli omini-icona dei semafori, restituisce dignità ai tombini di scarico facendoli diventare dei girasoli estivi.
E poi customizza strisce pedonali, segnali stradali, pareti di periferia abbandonate, li svuota di senso e li ri-semantizza in chiave cartoon, senza mai essere offensivo o invadente rispetto allo spazio urbano.
Potrebbe sembrare un lavoro banale, ma a scorrere tra le immagini del suo blog ci si imbatte in trovate di una genialità lampante, quella che ti fa pensare ”avrei potuto farlo anch’io”, e allora perchè non l’hai fatto ?
Il giovanotto francese dimostra un notevole buon gusto e una certa finezza d’intenti, portando l’arte, o se preferiamo, una certa attitudine all’utilizzo strumentale della fantasia, letteralmente per strada, lì dove si consumano le pratiche sociali di ogni giorno e il livello di disattenzione verso ciò che ci sta accanto è quasi ridicolo. è un pò come se volesse dirti ”guarda questa vecchia porta di garage, può restituirti molto più di quanto credi”, e ti obbliga a fare lo stesso ragionamento verso tutte quelle certezze che quotidianamente diamo per scontato, sottovalutandone le potenzialità.
E poi, se a Cenerentola (e a Pretty Woman) è bastato un paio di scarpette per compiere la loro scalata in società, perchè non può una fogna diventare icona d’arte nel XXI secolo ? Mettete da parte il vostro snobbismo, Duchamp è diventato famoso con un orinatoio.