Di noi giovani hanno detto quasi tutto: che siamo sfaticati, bamboccioni e perditempo.
Spesso rispondiamo con tante belle chiacchiere, e poi ci sono le volte in cui sono i fatti a parlare per noi. E’ questo il primo pensiero che mi è saltato in mente mentre sfogliavo la cartella stampa di MADE.SIGN, progetto nato dalla collaborazione fra tre spigliati studenti della NABA di Milano, Andrea Segato, Erika Suzuki e Mirco Fragomena.
MADE.SIGN è un’idea scaturita quasi naturalmente dalla necessità di dare uno spazio libero e creativo a tutti i designer in circolazione, agli appassionati della materia, ma anche a video-artist o esperti di new media, per poter esprimere un punto di vista, ma soprattutto una potenzialità.
è un percorso che si articola in sette serate, una al mese cominciando dallo scorso maggio fino a gennaio 2012, ognuna inerente ad un tema scelto con attenzione dagli organizzatori, i quali vogliono porsi rispetto all’argomento selezionato con sguardo critico e aperto, scardinando convinzioni e luoghi comuni che a volte hanno creato delle vere e proprie leggende del design, altre hanno stroncato brillanti progetti sul nascere.
Il primo appuntamento, che ci ha visto tutti riuniti all’ Appartamento Lago, showroom dell’omonimo marchio italiano di design e pezzi d’arredamento, in quel meraviglioso quartiere che è Brera, ha riscosso un successo più che meritato: abbiamo sgomitato un pò all’ingresso per poter salire perchè eravamo tanti e la curiosità cresceva.
Ad attenderci c’erano i progetti di molti talenti in erba, o anche solo di gente simpatica che non ha paura di mettersi in gioco. Il leit-motiv era ”La gomma delle chiusure col tempo si screpola”, e a leggerlo così sembra un indovinello. Conduce invece alla scoperta del fil rouge che lega tutti i lavori, basati questa volta sul concetto di ”trasportabilità”.
Ai designer in ballo è stato chiesto di ideare prodotti di qualsiasi natura e destinazione d’uso che si coniugassero con questa caratteristica, partendo dallo smascheramento del difetto più evidente che i coordinatori hanno trovato a quel gioiellino del design italiano che è la prima macchina da scrivere portatile in plastica Olivetti, la celeberrima Valentine rossa disegnata da Ettore Sottsass nel 1968. La gomma utilizzata per fissare il corpo della macchina al guscio, infatti, andava via via screpolandosi e rompendosi, rendendo l’oggetto a lungo più un piacevole giocattolo da collezione che un utile strumento di lavoro.
Un atteggiamento quasi dissacrante, quindi, nei confronti di quei pezzi considerati imprescindibili nella storia del design, allo scopo di ribaltare le classiche convinzioni inculcate dai libri accademici, un invito a rivalutare il proprio senso critico e a sviluppare punti di vista indipendenti, controcorrente, ma soprattutto autentici.
Le altre puntate di questa interessante storia hanno trame che riguardano ”la leggerezza” piuttosto che ”la componibilità” e metteranno in palio ogni volta un oggetto di design iconico attraverso una piccola lotteria tra amici, che permette di portarsi a casa un pezzo di storia ai partecipanti e di disfarsi di un mito ormai superato agli organizzatori, in un ideale circolo dicotomico di celebrazione-distruzione dello stesso concetto.
Io sono sicura che bisseranno il successo del primo evento e che la selezione degli elaborati pervenuti sarà sempre più ardua.
Se qualcuno volesse inviare il proprio progetto, basta informarsi sul sito http://www.made-sign.it/ o alla pagina facebook sui prossimi eventi e interagire con questo indirizzo mail: made.sign@live.it.
I ragazzi di MADE.SIGN non aspettano altro che vedere la nostra fantasia fin dove può spingersi.
Prossimo appuntamento: venerdì 1 luglio 2011 ore 20.30 al Cubo in via della Moscova 28, Milano.