Il giardino dei Finzi Contini
Quest’oggi vi racconto di un libro delle vacanze, uno di quei romanzi che a scuola forse, arrivati al 3 giugno, vi eravate trovati a leggere nella listona infinita – uguale ovunque in ogni scuola del paese ogni maledetto anno – dei libri da leggere nei mesi estivi. No, tranquilli, niente Eugenie Grandet, mi piacerebbe consigliarvi invece un bel romanzo classico della nostra letteratura: Il giardino dei Finzi Contini.
Parliamo senz’altro di un classico della prosa, della forma e dello stile, classico anche e non da meno, nella tematica trattata. Apparentemente si tratta di una consueta storia di formazione con l’eroe adolescente – poi giovane uomo – ben collocata, come si conviene, all’interno di una porzione di storia di questo paese e messa in relazione con un vicenda famigliare verosimilmente ben definita.
Eccezionale è però come Giorgio Bassani sia riuscito, partendo da una storia sostanzialmente fatta di non fatti (un non-amore, una non (ancora) – guerra, alcune non – morti, una non – definizione del carattere e dei principi del protagonista) a creare un romanzo sì classico e in termini stilistici poco innovativo ma anche estremamente preciso, perfetto nelle prospettive sui fatti e, durante la maggior parte della lettura – udite udite! – molto appassionante. Un romanzo che nelle sue pagine è già completamente film (sarà poi un film di De Sica un po’ meno bello) accattivante, netto nelle descrizioni e nel non detto, nel lasciar intendere e ragalare al lettore una prospettiva privilegiata, come se si camminasse con la testa appoggiata sulla spalla del protagonista, senza che lui abbia la possibilità di vederti mentre, dalla tua parte di lettore, ti è possibile scorgere prima le evidenze cui lui arriverà solo alla fine.
Un libro classicamente nobile e inconseuto nel panorama della narrativa del secondo Novecento, una perla antica, si direbbe, proprio per quel suo non voler stupire con giochi e incanti della prosa e della lingua e riuscire comunque a guadagnarsi pagina dopo pagina la convinzione e il coinvolgimento del lettore. Eccezionale, quindi, e, al di là di quello che i prof vi hanno detto, da leggere di certo quando l’adolescenza sta finendo o è già finita, proprio per la capacità che la vicenda ha, di svelare la disillusione e la caduta, sempre momentanea, delle idealizzazioni.
Ricco di citazioni letterarie e di momenti pop, il romanzo di Bassani è ben collocato non solo all’interno del momento storico descritto ma anche nel momento letterario, quando Montale incantava di novità e Carducci sapeva già di vecchio.
Importantissimo e delicatissimo nel trattare la Storia in modo ugualmente emotivo e lucido.
Prologo commuovente che difinisce già in sé la grandezza del romanzo.
A settembre niente interrogazione ma qualche feedback non sarebbe sgradito, io vi assicuro che tra un concerto sulla spiaggia, un abitino a fiori e tanti mojitos, lui ci sta benissimo.
Einaudi, 2005
Giulia Cavaliere