Ho tentato di dare un senso a ciò, ma non ci sono riuscito. Voglio dire, i rockers californiani dovrebbero essere tipi tatuati con capelli lunghi e bruciature di sigarette sparse sul corpo, che nel bianco salone della villa a Laguna Beach hanno esposta una tela di Rothko affettuosamente da loro definita come “una cazzo di merda su una merda del cazzo”; dovrebbero perennemente vivere a torso nudo e con gli occhiali da sole, al limite dell’anafalbetismo. Invece ora mi ritrovo quei non-più-giovani dei Red Hot Chili Peppers in versione post-human con la cover del nuovo album in uscita ideata da Damien Hirst, l’artista contemporaneo meglio noto come l’imbalsamatore o ancor meglio noto semplicemente come Damien Hirst.
Sommando le carriere degli uni e dell’altro otteniamo mezzo secolo di colpi di testa, tra alti e bassi, di quelli eguagliati forse solo dalle spice girls col video di Wannabe. Gli elementi dell’artwork sono quelli tipici della produzione di Hirst, da più di venti anni impegnato tra formaldeide, insetti e medicinali, e per pura coincidenza proprio due di questi tre elementi citati compaiono sulla copertina dell’album I’m With You dei Red Hot, ovvero una mosca e una capsula contenente una miriade di micro pasticche. Uno scatto sterile e angosciante dal carattere iconico di cui i componenti della band, leggendo le opinioni rilasciate a riguardo, sembrano andare davvero fieri, come dire che nessuno è mai stanco di sentirsi raccontare ovvietà.
Ora, dato che la notizie di per sé ha già esaurito le proprie potenzialità, e dato che a nessuno interessa vivere un’esperienza revival attraverso la discografia dei RHCP, direi che sarebbe piacevol-didascalico, tuffarci in una carrellata random di robe concepite da Damien Hirst durante gli ultimi venti anni della sua carriera, a partire proprio dal celeberrimo squalo tigre.
– Diego Giovannettone