Dal fondo, laggiù. A capo chino. Un fiume di persone col lutto al braccio; ché questi in fin dei conti sono giorni pesanti e l’aria è greve. Il quartetto romano se ne sta seduto in sulla via dei sobborghi dell’Urbe e ascolta i Massimo Volume, non disprezzando Brondi, mister Appino e i fratelli Ferrari. A me vengono in mente loro, così a caldo. Scompongo Ferirsi e trovo seducente l’impatto sonoro dell’EP, con il sintetizzatore a scaldare e legare (mettere il repeat per la bella Il giardino segreto), con le chitarre acustiche a dar profondità e con quelle elettriche nobilmente saturate senza ostacolare una voce sempre in primo piano. La voce, già. Parole che – parlo a titolo personale – non mi convincono ne In fondo al mare, ma che hanno un ruolo da primo attore in Olio, benzina e cherosene e in All’interno (la più bella, dico io). Venticinque minuti warm, avvolgenti, dai patrizi colori autunnali.