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Melt – Ferropolis. |
di: Francesca Schizzo
Sono state principalmente due le cose che hanno fatto di questo luglio uno dei momenti più felici della mia vita: una certa tortina al cioccolato che chiameremo -a caso- space cake, ed il Melt.
Chi a festival del genere era già stato mi aveva messa in guardia su quanto male si dorma in tenda, e sullo schifo che puoi trovare nei bagni, tant’è che alla fine l’opzione albergo mi è sembrata l’unica possibile per riuscire a tornare a casa senza troppe malattie.
Nessuno di loro però mi aveva detto che ci sarebbe voluta una certa preparazione per vedere esaudirsi in soli tre giorni gran parte dei miei desideri.
Il Melt si tiene a Ferropolis, vicino Dessau, un paese dove la gente nasce già vecchia. Lo fanno passare per un museo Open Air di grandi macchinari industriali, ma altro non è che una sconfinata area con scavatrici arruginite sparse, due pietre a terra, ed un lago con un po’ di spiaggia.
Ma monta sei palchi, qualche faretto, chiama più di cento artisti a suonare, e sembrerà un posto meraviglioso, tra i più belli che si possano immaginare.
Venerdì, nonostante l’impegno profuso, arriviamo tardi per i We Have Band. Poco male comunque, già sentiti un anno fa. Li incontriamo a concerto finito e andiamo a complimentarci per un live a cui in realtà non abbiamo mai assistito.
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We Have Band. |
Saliamo in area press, dove avrei dovuto lasciare che Giuseppe andasse a salutare i The Drums, credendo fossero gli Is Tropical. L’ho fermato per tempo. Un quasi epic fail.
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The Drums – Press area. |
Consultiamo il programma, e cominciamo il pellegrinaggio tra i vari stage.
Jamie Woon, Little Dragon e The Naked And Famous (G: “Mi sbaglio o tutte le canzoni di questi qui somigliano a Kids degli MGMT?!”).
21:30, ci sono Jaar prima, Apparat Band poi, alla Desperados Beach, con un palco sistemato sulla riva del lago. Tutto molto bello e suggestivo, ma un freddo che nemmeno a gennaio, e poi sbrighiamoci, che ci sono i Cut/Copy al Gemini. L’emozione è tale che perfino io dimentico i testi. Lights And Music, Hearts On Fire, il nuovo album. Ok, e Feel The Love? No, quella no. Figurati se suonavano la mia preferita. Fortunatamente non c’è tempo per dispiacersene troppo, c’è l’ultima mezz’ora di Robyn al main stage, che chiude con Every Heartbeat.
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Nicolas Jaar. |
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Cut/Copy. |
Il 2007 è stato davvero un bell’anno, penso, e vado a sentire quel che resta di Gold Panda, poi Paul Kalkbrenner.
Sono le 2:30, andiamo all’Intro, voglio vedere quanto valgono live questi Crystal Fighters che, per fortuna, aprono con le tre canzoni che piacciono a me, lasciandomi libera di passare da Fake Blood e Boys Noize.
Venti minuti di Ridha, che alle 4:30 c’è il live degli Azari&III. Una delle esibizioni meglio riuscite dell’intero festival. L’album non è ancora stato rilasciato ma la gente già canta, io addirittura ballo, pensando a quanto fiero di me sarebbe stato Giovannettone.
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Azari & III. |
Sabato, corriamo al Gemini, ci sono i Monarchy in provvidenziale ritardo. “Ma chi è quel cretino che li ha messi alle 19?! Loro sono da Main stage, altro che Patrick Wolf e la tristezza dei Beady Eye!” penso ad alta voce. Un album bello dall’inizio alla fine, lui poi, una voce che live è ancora meglio.
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Monarchy. |
These New Puritas, Plaingtorock, The Streets, poi andiamo a farci un giro tra i fattoni del Big Wheel, che suona Isolèe.
00:00, SBTRKT. Wow. Aaron Jerome +
Sampha, tutti pezzi riarrangiati. Anche loro, tra i migliori live di questo Melt. Fa freddo alla Desperados Beach, ma stavolta quasi non ce ne accorgiamo. “Restiamo qui, adesso c’Ë Rusko”, ma intanto io penso già ai Digitalism.
Arriviamo al Main mentre sistemano il palco, file a turni per scattare le foto nell’area Photos. Desisto, voglio solo scegliermi un bel posto e restare lÏ per tutta l’ora successiva. Idealistic, Zdarlight, Pogo, Blitz, 2 Hearts. Cuori ovunque. Vabbene sì, sono commossa.
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Digitalism. |
“Sbrighiamoci, andiamo a vedere se Siriusmo esiste davvero!”. Sì, esiste, confermiamo, ed è anche degno della fama che ha.
3:30, mezz’ora di Crystal Castles, durante la quale mi convinco che se Alice può cantare, posso farlo anch’io. “Eh ma lei fa scena, France’, e serve!”Ho capito, ma è l’altro che fa tutto!” In ogni caso, bravi pure loro.
Andiamo da Busy P adesso, che la sua selezione musicale mi piace sempre tantissimo, specie se ti mette inediti dei Justice.
Pedro Winter ha le chiavi del mondo.
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Busy P. |
“Ora cosa c’è?” “C’è Proxy” “Ma non fa cose nuove da una vita!” “Vabbè, io vado a prendermi un cappuccino”. Poi andiamo a trovare i nostri amici fattoni allo sleepless Floor, che prima delle 9 non possiamo muoverci da qui.
Domenica, ultimo giorno. Mi sembrano tutti un po’ tristi, come me. O magari Ë solo stanchezza. Piove a dirotto, fortunatamente i Bag Raiders sono allo stage coperto. Comincia il concerto, ed una biondina urla, rivolgendosi a me “Aaah, I love them! I love them!” Sì, lo so. Li amo anche anche io. Li ho inseguiti due mesi, per avere l’intervista. Però adesso, cara biondina, stai un po’ zitta che c’è Shooting Star, ed è la mia canzone. Poi Way Back Home, ed intanto cerco Giuseppe, che probabilmente è dall’altra parte del palco. Ci ritroviamo mentre suonano i Carte Blanche.
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Bag Raiders. |
“Tra poco ci sono i White Lies” “Piove troppo, sentiamoli dall’area press”. Va bene, ma a Death non resisto e vado verso il palco.
“E adesso?” Adesso Gui Gerber, poi i Pulp, Chase&Status, e -woooh!- Calvin Harris.
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Calvin Harris. |
Aspettiamo allo Sleepless Floor che passi la prima navetta, per poter tornare finalmente all’albergo. A dormire un po’? No. A fare i bagagli per Amsterdam.
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Sleepless floor. |
Il Melt è ufficilamente finito. Ma comincio solo adesso a prendere coscienza degli ultimi tre giorni, e di quanto faccia la sua parte la compagnia con cui scegli di andarci.