(c) Jussi Hellsten / Flow Festival |
12 Agosto 2011, Helsinki, sullo scenario suggestivo di una vecchia fabbrica di cavi, con una bella arietta da “Agosto lappone”, ha avuto luogo uno dei festival musicali più interessanti del vecchio continente. La situazione è quanto più lontana dal nostro immaginario: infinite distese di biciclette -non esiste il parcheggio auto- e fiumi di ragazzi eco-sostenibili che preferiscono i loro piedi alle quattro ruote. La gioventù finlandese aspetta allegra l’apertura dei cancelli, distesa sulle zolle d’erba si gode questo raro scorcio d’estate che il sole regala. Sette palchi, 12 ore di musica, 3 giorni.
Sono in compagnia di qualche amico. Ci intrufoliamo con la tipica ignoranza all’italiana nell’artist/press entrance e ci becchiamo di fronte i Royksopp e gli About group in soundcheck. I concerti iniziano dopo qualche ora e noi realizziamo il nostro largo anticipo. I French Film battezzano il festival: poco da dire, le loro acconciature superano di gran lunga la loro indie-performance, comunque gradevole (6-). Alle 17.45 raggiungiamo la Black Tentttttt.. dove stanno per iniziare gli About Group di Alexis Taylor: un’atmosfera 70s impreziosita dalla voce dell’Hot Chip (7,5). Dieci minuti di Destroyer (davvero positivi) e poi dritti verso il main stage dove i Midlake sembrano appena arrivati da un Ranch Texano. Sono le 19.30 ed il più della gente già affolla i palchi. Noi ci gustiamo questa atmosfera folk-rock suggestionati da melodie malinconiche, quasi a salutare il sole che è sulla via del tramonto (6,5). Scappiamo verso la Blue Tent. Le charming Warpaint ci anestetizzano con le loro romantiche melodie psichedeliche che trasudano femminilità, il tutto sorretto da chitarre post-punk 90s (7,5). Sono le 22.00, la notte si avvicina e la musica cambia. Seguo, ormai solo, i colpi di una cassa 4/4 che mi portano nuovamente alla Black Tentttt.. Gli Hercules and Love Affair hanno appena iniziato, è tutto pieno, faccio a botte per entrare. L’atmosfera filo-gay si impossessa di me: elettro-house tutta da ballare, è una festa (7,5). Giunge il momento tanto atteso: gli headliner della serata sono sul palco e completamente mascherati. I Royksopp ci propongono una tracklist alquanto opinabile: troppi i singoli eseguiti. Preferiscono ripiegare su una situazione più danzereccia considerato il contesto e l’ora, dando poco spazio alle suite elettroniche a cui ci hanno abituato. Di grande effetto sicuramente, ma meritano solo 6,5. Ultima tappa della serata: il Voimala Club. Lo spazio si chiude ed il suono si amplifica: Joy Orbison, dubstep incestuosa e volgare per le nostre orecchie, si alla grande (6+).
Il secondo giorno per nostra sfortuna, inizia e finisce davanti ai cancelli a causa dei biglietti finiti troppo in fretta. Tentiamo di non perderci Empire of the Sun, Lykke Li, The Human League, Iron and Wine, Pantha du Prince, Murcof, Teensnake e altri… Arriviamo quasi a guadagnarci i braccialetti per entrare, ma i tentativi vanno a male e ripieghiamo su una solida certezza, alcol…
Il terzo giorno inizia con una panoramica generale dei palchi. Partiamo dai finlandesi Rubik che scatenano i connazionali (6+), poi alla volta di Ben Clock e Marcel Dettmann al Voimala Club che alle 18.00 appena ci sculacciano di techno berlinese (6). Ci dirigiamo al main stage verso i Twin shadow (7-) che avrei preferito ascoltare al buio con un’altra atmosfera. Il sound è cupo quanto basta, l’atmosfera 80s domina, peccato dover dividere l’ora con i Mogwai. Scappo dai ragazzotti di Glasgow. I loro muri di chitarre sostenuti da un’esperienza ventennale impressionano, sono di parte meritano un 8+. Alle 20.00 è l’ora di Jamie Woon alla Black Tentttt, il figlioccio della pop-step presenta un sound anemico rispetto ad una voce bella, nel complesso un esibizione poco entusiasmante (5,5). Blue Tent: i Battles scaricano adrenalina sul pubblico. I pezzi vengono esaltati dalla dimensione live. La gente balla, salta, scalpita, insomma 8. Nel frattempo Kanye West si diverte a farsi elevare con una gru sul main stage. Gente in delirio, esplosioni di urla, luci e fuochi sul palco. Lo show supera la musica (sv). Giungono le 23.00 è Domenica e domani i vichinghi torneranno dietro le loro scrivanie, il festival finisce prima questa sera. James Blake sarà la nostra ciliegina sulla torta. Singoli di successo a parte, ci delizia con estratti dei primi EP. I bassi si materializzano: sono grandi, grossi e mi smuovono il ciuffo. Di gran lunga superiore a quanto già mi aspettassi (8+).
Tre giorni, 46.000 persone e non le senti. Un organizzazione ineccepibile, tralasciando i costi eccessivi del commestibile. Un ottimo esempio da prendere in considerazione per i nostri festival in Italia, che sa tanto di utopia. Voto generale :9.