Non sono mai stato eccessivamente appassionato dei The Drums, li ho sempre trovati l’ennesimo gruppo influenzato dagli Smiths, con quel sound che ci riempie le orecchie da anni, piazzati nei soliti dj set pseudo alternativi. Un gruppo fra i tanti.
“Portamento”, uscito il 5 Settembre su Moshi Moshi, non mi ha fatto cambiare idea. Apprezzabile la coerenza della band, per carità ma coerenza e monotonia sono due cose diverse. Ogni traccia dell’album suona come la successiva: stessi riverberi, spesso stessi accordi, stesso tono di voce, stesso suono, quasi sempre. Le eccezioni, chiaramente, ci sono: il primo singolo, “Money”, è orecchiabile e gradevole (il che non sempre è un pregio, anzi spesso è depauperante). “Blue Stripes” si discosta dalle altre tracce dell’album per l’uso (riuscito) della drum machine e di qualche synth ben piazzato.Badate bene, non è un album di canzonette: i testi sono più accurati, più riflessivi, spesso più tristi di come ci avevano abituati i precedenti successi (“In The Cold”, o “What We Had”). Il fatto è che non mi è chiaro se “Portamento” sia un album malinconico o semplicemente palloso. Mi rispondo da solo con questa citazione: siamo tutti Joy Division, con l’epilessia degli altri.