Abbiamo imparato che gli artisti del nord Europa sono unici: si potrebbe tranquillamente catalogarli come fautori di un genere a sè stante, che moltissimi (me compreso) hanno imparato ad amare, e altrettanti hanno provato a copiare. Più che una affinità di suoni tra band e band, è la stessa atmosfera ad avvolgere gli “artisti del freddo”, e i loro pezzi.
Vi starete chiedendo quando inizerà il pistolotto nozionistico sull’influenza della musica dei Sigur Ròs negli artisti nord europei: ve lo risparmio, pur essendo doveroso precisare che nell’album di debutto degli I Break Horses, duo di Stoccolma nato per caso tra i forum di medicina che solo gli ipocondriaci frequentano, di Sigur Ròs ce ne sono tanti. “Hearts” è un album estremamente malinconico, la sussurrata e riverberatissima voce di Maria Lindén rende ogni traccia onirica e sfocata. “Winter Beats”, singolo d’esordio di cui è appena uscito un bellissimo videoclip, è perfino struggente. La title-track, distorta la chitarra ma melodiosi i synth, ricorda le sonorità di un’altra band svedese che porto nel cuore da molto tempo, i Jeniferever (di cui consiglio ascolti ripetuti e molto attenti).
Un riuscitissimo debut album, il cui ascolto forse non è adatto a un viaggio in auto il venerdi sera o in metropolitana il lunedì mattina, ma solo per il fatto che sarebbe un peccato interrompere l’album a metà: va ascoltato da inizio a fine.
E con l’estate che finalmente è finita, nulla è più gradito di un po’ di winter beats.