Foto di Rosy Romano @ Soluzioni Semplici Festival 2011 |
I Carpacho! li ho scoperti qualche anno fa, quando cantavano che “la prima regola è se ti senti stronzo lo sei”. Per un periodo li avevo persi di vista, poi leggendo una loro intervista ho capito il motivo per cui non ne avevo più sentito parlare. Nel 2009 sono tornati a farsi sentire con un Ep che ha riscosso un buon successo in rete. Nel 2010 sono tornati anche fisicamente. E nel 2011, prima la pubblicazione di “La futura classe dirigente” per la Pippola Music (disco di cui già hanno parlato tempo fa su DLSO), poi un nuovo attesissimo tour. E nelle scorse settimane la decisione di mettere a disposizione l’intera discografia in download gratuito.
Di questo volevo parlare con loro. E ragionare un po’ sulle vicissitudini personali e della band. Ma poi ci siamo fatti prendere la mano, tutti e tre: Marco (Catani, voce e autore), Daniele (Bova, chitarra) e il sottoscritto. Si è finiti a parlare di musica, delle domande che ci portiamo dentro il letto, di scena indipendente italiana…insomma, se avete pazienza di leggere, c’è da farsi un’idea piuttosto compiuta sul loro modo di vedere le cose.
IndiePatico: All’altro capo dei cavi telefonici ci sono marco e daniele, o daniele e marco (l’identità è volutamente nascosta nella chat, a voi eventualmente assegnare la paternità delle risposte, ndr), insomma chitarra e voce(+testi) dei carpacho. Intanto benvenuti a questo esperimento di non-intervista.
Carpacho!: Bentrovato.
Inizierei dal pretesto per cui vi ho contattato e per cui ho spacciato come attuale questa chiacchierata
…
la decisione di pubblicare sul vostro bandcamp tutti i vostri album e metterli a disposizione in download gratuito: un modo per farvi perdonare il concerto di addio del 2008?
No, direi un modo per far girare il disco. Tanto non è vendendo i dischi nei negozi che si diventa ricchi. Noi siamo gia’ ricchi quindi il problema non si pone.
ecco, per l’appunto mi sarebbe piaciuto chiedervi qualcosa a proposito delle vostre finanze: ho letto che due carpachos erano andati a londra, nel 2008, per motivi personali; e che poi sono tornati per motivi musicali
cioè vuoi sapere quanti soldi abbiamo in tasca?
no no questo lo sappiamo già, guarda caso siete tornati dopo l’approvazione dello scudo fiscale
ahah
mi chiedevo se vi andasse di raccontarci come mai questa scelta di tornare…se a distanza di qualche mese siete contenti di esservi riuniti proprio intorno alla musica
perché a londra non riuscivamo a rimorchiare. In italia si sta molto meglio, è un paese in cui credere. Più seriamente, la scelta di partire non aveva nulla a che fare con la musica, quella di tornare si. Quindi alla fine vince sempre l’amore per i carpacho. E, ad oggi, siamo molto contenti della scelta
Oh, bella questa. Sembra la cosa più divertente che abbiate mai detto. Un paese in cui credere: perché?
Perché anche se non sai suonare o scrivi canzoni mediocri riesci ad avere un seguito.
Alla fine di tutto mi state dicendo che la differenza tra roma e londra, almeno per come le avete vissute voi, sta tutta nel calore umano?
No – come ti è passato per la testa? la differenza è che i carpacho hanno per ora senso in italia: cantano in italiano. A londra la situazione musicale è diversa da qui, suonano tutti, le band hanno tutte un ottimo approccio al suono anche se ci è sembrato che raramente si trova qualche band che ha qualcosa di innovativo da dire. E’ diffusa una sorta di stereotipizzazione (che parola difficile, si vede che ho letto Wittgenstein). Comunque noi siamo la futura classe dirigente…e quindi…niente.
Ovvio, e lì torneremo più volte nel corso della chiacchierata…però per ora mi piaceva continuare a indagare alcune cose che avete detto, oggi e in altre occasioni…se ho capito bene per voi i carpacho sono più di una passione o il vostro tempo libero, però immagino che allo stesso tempo lavoriate (tutto per far vedere che so usare il congiuntivo)
sei fervido di immaginazione
Ecco, però allora vi chiedo com’è tornare a roma, da londra, e cercare un lavoro. E allo stesso tempo com’è rimanere a roma, in questi anni, e lavorare sapendo che la propria vera passione e ambizione è la musica
io sono passato dal lavorare in nero a londra ad avere un contratto a roma. l’altro ha deciso per vocazione di non lavorare. le passioni si possono facilmente tenere a bada, lui ce la fa molto facilmente. Quindi ci accontentiamo di sapere che “carpacho!” come entità lavora e si guadagna da vivere. Carpacho si potrà permettere uno studio di registrazione, carpacho può anche permettersi qualche lusso nei dopo concerti, noi no, noi andiamo subito a dormire.
E con la musica cosa riuscite a fare? ad autofinanziare la band o neanche quello? anche in questo senso la scelta del download gratuito da molti è considerata quasi controproducente, a un certo livello
forse mi sono spiegato male, carpacho! finanziariamente sta bene, riesce a pagarsi le spese e programmare un futuro. noi no.
ok (meglio!)…posso chiedervi che numeri avete fatto coi download?
Per ora stiamo a 3000, ma considera che il download come fenomeno non conta quasi piu nulla, chi vuole ascoltare musica, nove volte su dieci sceglie lo streaming. Io ad esempio non scarico nulla…
assolutamente d’accordo, il futuro sono gli archivi fatti di link agli streaming…
pago il mio abbonamento a spotify e sono piuttosto felice (per spotify per tutto il resto sto una merda)…quindi per concludere questo farci i conti in tasca, solo da bandcamp stiamo a 15000 ascolti, poi ci sono youtube e tutti gli altri
e con la pippola music, che ha prodotto la futura classe dirigente? sono stati d’accordo con la scelta?
non credo lo sappiano…
ahahahahah tranquilli, non faremo la spia (credo) (ehm, ndr)…
beh se ne accorgeranno prima o poi – Pippola, un’etichetta attenta!
A proposito…per mesi funzionò e destò anche molta attenzione la storia dell’annuncio su ebay, con cui cercavate un’etichetta che producesse il nuovo disco…a chi venne l’idea? e possiamo sfatare la leggenda metropolitana?
Quale leggenda?
Che effettivamente sia stato grazie all’annuncio che avete trovato l’etichetta.
Certo, è stato grazie a quello.
Non c’erano stati contatti precedenti?
Sì ma facevano i vaghi, poi finisci su repubblica e arrivano le chiamate. Strano mondo eh?
Ah, quindi di fatto è successo l’esatto contrario di quanto si potesse immaginare: la band cerca un sistema intelligente per creare attenzione, e i produttori cercano di rivoltare su di sé l’attenzione che poi effettivamente si era creata?
diciamo che hai maggiore appeal…
nel senso: se repubblica ha parlato dell’annuncio, adesso magari parlerà anche del fatto che ci siamo offerti per produrli (ciao repubblica, se volessi mandare un centinaio di euro a dance like per la pubblicità ti saremmo grati!)…
c’è un altro aspetto che va considerato, esiste una fisiologica pigrizia, tipicamente italiana, nel cercare musica nuova: se te la sbattono in faccia la ascolti. Intendo, questa pigrizia è tipica delle etichette: di solito il motto è “non spediteci demo non li ascoltiamo”….la risposta logica sarebbe “ah, e che cazzo fate?”
D’altro canto però abbiamo detto dei numeri di ascolti del vostro bandcamp, che sono notevolissimi per la musica indipendente italiana…quindi su internet ci si potrebbe muovere…non fosse che spesso ci si perde tra migliaia di proposte. E a questo proposito mi volevo collegare a un’altra cosa che avete detto in un’intervista: che non si ha il coraggio di dire di un disco che è BRUTTO, o che comunque la critica “indie” italiana è troppo benevola verso le band…
yeppa! benevola e modaiola
…e capace però di indirizzare gli ascoltatori, come dicevate poco fa, no?
In realtà non molto. Mi spiego. Secondo me è un meccanismo che funziona così: visto che in italia raramente si muove qualcosa nell’indie a livello di numeri e di vera attenzione, quando succede spontaneamente un qualcosa intorno ad un gruppo si crea un’attenzione che deriva da fattori collaterali rispetto alla effettiva qualità della musica. Ma in generale non sono i media nell’indie a condizionare l’attenzione quanto il gruppo stesso che mettendosi da solo in luce attira i media…
già…e non c’è il rischio ulteriore dello spontaneismo “armato”? scusate la metafora poco sottile, parlo del famigerato e sempre vituperato “hype”. Tutti lo additano come il male della musica indie, però tutti noi che poi ne scriviamo in un modo o nell’altro contribuiamo, siamo parte dell’hype. E muoviamo una specie di esercito nelle occasioni di cui appunto state parlando. Come uscirne? – se volete mi spiego meglio…
sì
…si vede che un gruppo su soundcloud piuttosto che bandcamp ha destato attenzione e fatto mille ascolti. Automatica parte la gara dei blogger e delle webzine a parlarne. E automaticamente i mille ascolti diventano diecimila. Ma se stiamo tutto il tempo a dire che la massa non capisce nulla di musica, non stiamo facendo esattamente il contrario di quello che predichiamo?
Ma non e’ vero che la massa non capisca di musica. E, a dire il vero, non stiamo predicando o cercando medicine alternative. Le cose stanno in questo modo: siamo bombardati di musica, i numeri alti fanno la differenza. Quello che notiamo è che negli ultimi 4 anni sono usciti pochi artisti e nessuno per caso. Tutti artisti che incarnano l’ora, l’adesso, quello che mi mancava.
artisti usa e getta, forse?
No, artisti che sono perfetti (e veri) ma vengono succhiati dall’audience perché è quello che in quel preciso momento l’audience vuole. Quest’anno ho i baffi…. ascolterò qualcuno. Quest’anno mi sono comprato la riedizione delle air jordan 1988…ascoltero’ questo qui. Diceva freddy mercury di essere un rasoio bic, il pop è usa e getta. Non vuol dire che non sia bello. Certo rispetto ad una volta ci sono meno margini di crescita, non c’è tempo.
Ok, vediamo se ho capito…in un certo senso, mi state dicendo che è venuta a mancare una figura non paternale, ma di guida che prima era essenziale nel lavoro dello scout e del produttore. Cioè si prende la band per quello che è in quel momento, e non per quello che potrebbe rappresentare. O diventare, lavorandoci su…
sì ma tutto questo sta accadendo anche in relazione a come sta cambiando il mercato musicale dopo l’avvento di internet. Magari una volta c’era più tempo per sviluppare un discorso nel tempo, avevi, che so, uno spazio di due e tre dischi…adesso si brucia tutto nel tempo di un singolo…
(anche contratti firmati, per due o tre o cinque dischi)
Esatto…non dimentichiamoci che il rovescio della medaglia è meraviglioso: abbiamo il potere come musicisti ed ascoltatori di scrivere, ascoltare, condividere come mai prima è stato possibile. I tempi vanno seguiti e capiti, ci si adegua a tutto…
Perfetto, però a questo punto vi chiedo se questa frenesia non finisca per danneggiare le produzioni –
che ormai sono quasi tutte autoproduzioni…
le produzioni in italia sono nulle. Ma torniamo indietro di pochi anni, i marlene o gli afterhours non soffrivano della frenesia dei tempi di oggi eppure avevano comunque produzioni di merda…
beh, ma io penso pure ai verdena, che mi sembra negli anni abbiano avuto la possibilità di evolversi, di prendersi due-tre anni per produrre un disco…dai primi a WOW c’è una differenza enorme
loro sono una eccezione. Facci caso, nel mercato, chiamiamolo indie….se un gruppo prova a fare qualcosa di diverso e non funziona…torna sui suoi passi
e nel vostro caso, guardando indietro a funeral buffet, che era del 2003, che effetto vi fate?
Noi abbiamo sempre fatto quello che ci andava di fare, e anche per questo non siamo propriamente famosi. Ci siamo presi il lusso di smettere di suonare, di fare un disco molto morbido come l’ultimo e di preparare le prossime cose cercando di seguire quello che ci piace…. non è detto che piaccia agli altri
il lusso è proprio permettersi di seguire il proprio gusto, no? non dipendere totalmente dal giudizio del momento, come dicevamo prima…
…ma come dicevamo all’inizio finché carpacho! gode di buona salute va tutto bene, noi nel mentre ci arrampichiamo sui nostri personalissimi problemi. Direi di si.
Volevo salutarvi con una domanda seria e che spero lasci un po’ di spazio per l’ottimismo, perché in fin dei conti non mi sembrate affatto pessimisti. Se voi foste la “futura classe dirigente” della produzione musicale italiana, dove interverreste? cosa vi piacerebbe innovare?
No, lasciamo che le cose prendano e seguano il loro corso. Non siamo troppo capaci a gestirci tra di noi figurati a gestire sto mondo di coglioni. Se posso chiuderei con una domanda a te, di quelle che ti porti al letto prima di andare a dormire. Quanto ci stiamo facendo male, nel piccolissimo mondo della musica italiana, per via dell’invidia?
Oh, da morire cazzo!!! sfondate una porta aperta da queste parti. Secondo me lo stiamo ammazzando prima di tutto con la paura di dire dei no, e con la necessità (che poi è solo autoconvinzione) di dover essere sempre gentili con gli artisti, per sperare in un’esclusiva…
…e la conseguente mancanza di solidarietà
Celentano era anticipatore dei tempi anche in questo, è stato il primo a rendere pubblica l’esistenza di un clan – scusate era tremenda…
scusato
No però l’ultimissima spetta a me…
…vai
sperando che dopo quest’intervista il vostro prossimo disco non venga massacrato dalla critica…avete già scritto qualcosa? e lo produrrete voi stessi? (tanto per lanciare un “to be continued”)
In questo momento siamo impegnatissimi in un progettino segreto (ma non ancora per molto). Poi il disco nuovo lo stiamo costruendo. Non pensiamo alla produzione, pensiamo a scrivere il miglior disco italiano di sempre dopo la voce del padrone. Il disco successivo sarà invece il miglior disco italiano tout court…
è tutto registrato, ragazzi….
so’ cazzi nostri
quest’intervista vi perseguiterà per i prossimi 30 anni
mi sa
in bocca al lupo!
crepi!!! [end?]
this is the end.
Sperando siate arrivati fin qui, vi saluto, non prima di avervi lasciato in dote il link al sito ufficiale dei Carpacho! (con dei colori orrendi) e alla loro pagina Facebook.