Virgilio è un regista. Virgilio è anche la classica persona che “non diresti mai”. È uno che non tradisce minimamente quello che fa e che quando lo conosci per la prima volta lascia dietro se il classico alone di mistero dell’artista. Poi per caso ti capita di sentire squillare il suo nome da Mollica al tg1 riguardo all’ultimo video realizzato per Vinicio Capossela e ricolleghi immediatamente il suo mondo fatto di figurine di carta animata al tuo, al fatto che ti ricorda un sacco di video in stop motion visti in passato tra cui quello di “Real Mess” degli Hot Gossip o “Breathess the best” di Popoulous. Poi scopri che è tutta farina del suo sacco e che oltre a tutto ciò il nostro ha realizzato reel e short film per brand come Moleskine, DSquared,Vogue, ecc ecc. Giusto per farvi capire cosa c’è sotto la “punta dell’iceberg” dell’opera di Virgilio Villoresi, abbiamo deciso di intervistarlo e farcelo spiegare direttamente da lui!
Ciao Virgilio, prima di tutto parlaci di te e del tuo lavoro: come definiresti la tua attività artistica?
La mia attività artistica è la regia cinematografica. Credo di avere una forte tendenza a “trasgredire bambinescamente” nell’ambito del video. La mia maggiore ispirazione la ritrovo nella mia memoria filmica , nelle ferite personali,nei colori dell’infanzia e nelle “ammaccature” della mia esistenza psichica.
So che ti sei “formato artisticamente” a Bologna, quanto questo ha influito su quello che sei oggi come artista?
Sì, Bologna è stata fondamentale per la mia crescita intellettuale. È li che mi sono avvicinato al cinema sperimentale di Maya Deren ,Brakhage, Robert Breer,Vanderbeek,ecc. Sono autori molto importanti per me e sempre presenti nel mio immaginario cinematografico.
Invece a Mlano qual è il background in cui ti muovi e lavori?
A Milano sono migliorato tecnicamente. Certi commercial/music video richiedono molta preparazione tecnica e di conseguenza ho imparato delle soluzioni fotografiche/scenografiche/ecc. che non conoscevo prima.
Come viene recepito il tuo lavoro in Italia e all’estero? Ci sono differenze?
Le differenze più grandi sono che in Italia le persone che finanziano progetti importanti sono troppo spaventate nel proporre qualcosa di nuovo. Si ripiega spesso nel già visto,nel già saturo,nel vecchio,nell’ovvio, invece in altri paesi si dà fiducia ai giovani talenti che propongono qualcosa di nuovo e interessante sviluppando cosi la dimensione creativa in maniera generale.
Parlaci di un’opera/lavoro di cui sei particolarmente fiero.
Sono affezionato a tutti i miei lavori. Credo che in questo momento “J” è stato il più importante perché fa un po’ da spartiacque tra quello che facevo prima e quello che sto facendo in questo periodo.”J” è il primo film tridimensionale che ho fatto; prima lavoravo in due dimensioni. Con “J” mi sono molto avvicinato al “cinema”.
Puoi descrivere brevemente il tuo studio / luogo in cui crei e che tipo di rapporto hai con questo spazio?
Beh, quello che mi piace è la sua continua capacità di trasformazione. La sua “forma” cambia sempre in relazione al lavoro che sto facendo. L’unica cosa che rimane fissa è la libreria dove sono appoggiati i miei oggetti di modernariato,la mia collezione di giochi anni’50-60,le bambole della Maison Jumeau,i giocatolli di latta della Wolverine,le bambole Lenci,ecc.
Come vive un artista come te l’attuale situazione socio-politico-culturale italiana?
Male, perché abbiamo la peggior classe dirigente della storia. Dispiace vedere un paese così ricco in termini creativi ed estetici colare a picco senza che nessuno faccia niente di efficace per impedirlo.
C’è un artista/regista/musicista a cui ti senti legato?
Ce ne sono molti: in questo periodo sto riscoprendo Kurosawa. Credo sia l’unico regista della storia (insieme a Jim Davis),capace di filmare l’aria. Le sue immagini riescono a cogliere quello che sta tra la macchina da presa e l’oggetto filmato. Mi piace la sua visione della realtà attraverso la “fotogenìe” cinematografica.
Qual è il tuo approccio nei confronti di “musica e video”?
La musica (colonna sonora o videoclip) in un video/film mi affascina per la sua enorme capacità di saperti coinvolgere ed emozionare. Non so come spiegarti, la musica è qualcosa di “ingestibile”,qualcosa che ti tocca nel profondo senza che tu possa reagire o fermarla. La musica vive in un mondo che non esiste, è una sorta di richiamo a una dimensione che non è mai stata esplorata dall’uomo, che non abbiamo mai “visto”. Il video in sé non ha la stessa capacità di “emozionare”; l’emozione, nell’immagine in movimento, la maggior parte delle volte nasce dalla combinazione alchemica tra musica e video.
Dopo Vinicio Capossela, c’è un musicista italiano con cui vorresti collaborare in futuro?
Ma sai,di solito lavoro con chi è a stretto contatto con me. Mi piace conoscere il musicista a cui devo fare il videoclip prima di collaborare con lui. E’ importante (secondo me) creare una sorta di empatia tra me e la band o musicista. In questo momento penso a Gianluca De Robertis, Esperanza, Dario Moroldo (ride ndr), e tanti altri…
Qual è la tua maggiore ossessione? E aspirazione?
Diciamo che le mie ossessioni e aspirazioni vanno più o meno di pari passo; nel senso che la mia osessione/aspirazione è una ricerca di uno stile,di una coerenza,di essere più sincero e più autentico nei confronti della mia opera. Costantemente cerco di avvicinarmi e maturare in questa direzione. Un giorno vorrei creare un opera senza sovrastutture intellettuali che abbia quella “grazia” tipica delle opere più riuscite dei grandi maestri.
Trova una parola che identifichi tutto il tuo immaginario artistico e speigacene il nesso.
Religione. Penso che sia il comune denominatore di tutti quegli artisti che vivono per esaudire e mettere in scena le proprie idee,le proprie ossessioni. Credo che il sentimento religioso applicato a quello che vuoi realizzare in ambito creativo sia indispensabile. Il mio immaginario in un certo senso è la mia religione…
Links:
http://virgiliovilloresi.hizen.eu/
http://www.myspace.com/virgiliovilloresi
http://www.youtube.com/virgiliovilloresi