Riuscire a dare un’occhiata ai lavori di Jonathan Leder sul web senza passare per allarmanti messaggi che avvertano del loro ”contenuto esplicito” è più o meno un’impresa. Youtube e Blogspot hanno il dovere morale di avvertirti, poi sta a te barare e affermare di avere più di 18 anni. Ma vale davvero la pena mentire in questo caso.Jonathan Leder è un fotografo giovane ed affermato di origine americana, nato e cresciuto nella polverosa New York degli anni ’80-’90. Della sua città natale ha subito il fascino poliedrico e cosmopolita, abituato com’è a frequentare musei, esposizioni, luoghi e persone d’ogni tipo. Ma è soprattutto dai viaggi in giro per il mondo e dalle piccole città statunitensi di provincia che trae ispirazione ed estrapola location perfette per i suoi shooting. Il suo lavoro si divide tra la realizzazione di campagne e servizi per i magazine più creativi in circolazione sia online che cartacei – Vice, Elle, BabyBabyBaby, Jacques Magazine di cui è fondatore – e gli scatti artistici che inserisce nel suo ricco portfolio, dalla cui visione non si può che rimanere ammaliati.
L’atmosfera è distesa e rilassata, i colori sono quelli pastello stile polaroid, la grana è imperfetta perchè vuole esprimere un concetto di bellezza più autentico di quello che la migliore versione di photoshop possa replicare, e l’obiettivo è sempre puntato su un giovane volto di donna, poco più che adolescente a volte, innocente eppure disinibito come quello di una prostituta navigata.
Le modelle di Jonathan Leder assumono posizioni di evidente provocatorietà alternata da momenti in cui sembrano insicure ed impacciate, sono quasi sempre dee seminude dalla bellezza mozzafiato, corpi esili che esplodono di femminilità, rotondità dimenticate nei giornali di moda per i quali Leder pure lavora, ma di cui non sempre condivide le scelte di rappresentazione estetica.
A fare da sfondo alle sue immagini, campi d’erba sul retro di una casa di campagna e prati di spighe a mezzogiorno oppure, cambiando mood, interni d’albergo di periferia con tappezzeria damascata e auto anni ’70 coi sedili trapuntati.
Gli scatti raramente appaiono costruiti con l’intenzione di creare una situazione artefatta, vogliono apparire piuttosto come rubati ad un pomeriggio d’estate qualsiasi o ad una camera da letto disfatta e semi-vuota. Quando invece emerge chiaramente l’intenzione di narrare una storia, vengono in mente i road movies americani anni ’70 con sfumature da thriller. I colori si fanno più autunnali e la luce è quella del tramonto, le ragazze passano dai fascianti body stampati stile pin-up a pesanti parigine di lana e cappotti di panno. La sensualità gioca allora il suo ruolo attraverso capigliature scomposte e sguardi ammiccanti che lasciano immaginare un mondo da raccontare.
Le sue donne sono belle come bambole dall’allure vintage, senza però mai apparire mute: comunicano con i loro corpi, con le labbra carnose e la carnagione lattiginosa, con i loro abbracci saffici e spontanei. Alcuni bianchi e neri in lingerie ricordano l’indimenticabile Helmut Newton, e richiamano un’estetica erotico-eroica di forte impatto. Lo stesso bianco/nero che ritroviamo nel video girato per il singolo ”Lies” della band pupillo di Maison Kitsunè, gli Is Tropical.
Le immagini riportano la doppia vita di una bellissima Brittany Nola in versione strip club, che di notte accoglie uomini desolati e di giorno piange fumando ossessivamente sigarette. è la storia di un amplesso in divenire, alternato da rapidi frames della vita della ragazza e del volo libero di un rapace in cielo.
Sembra la traduzione dinamica della sua fotografia e della sua visione dell’amenità femminile, quella che ti riempe gli occhi e non ha bisogno di didascalie che la spieghino.
È una bellezza torrenziale, come un orgasmo che sta per arrivare. Forse fa bene youtube a censurare tanta, straripante bravura.
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http://jonathanleder.com/
http://www.jonathanleder.blogspot.com/
NB: tutte le immagini di questo articolo appartengono a Jonathan Leder