Torna il rock italiano. Quello duro, incazzato e rumoroso per scelta. E tutti, o quasi, ci siamo fatti concerti urlando e sudando sotto i pachi. Il punto è capire cosa c’è dietro il rumore, se è solo rumore, o se invece è qualcosa di più alto, di più artistico, di più critico.
Oggi vi parliamo di una rock band tutta italiana che ha appena pubblicato il proprio disco d’esordio, omonimo. Loro si chiamano Le pistole alla tempia e si dice che stanno a metà tra Lucio Battisti ed Il Teatro degli Orrori. È vero che appartengono ai figli dell’alternative che dai CCCP fino a Il Teatro degli Orrori ha segnato la storia del rock italiano di ultima generazione, ma è anche vero che spesso si rischiano “etichette”, gli accostamenti forzati e tante altre cose. Succede. L’ennesimo spietato gruppo rockettaro italiano, quindi? Bho. Non saremo noi a deciderlo, anche perché non ci interessa farlo. Io mi soffermerei sui testi. Spesso capita che si tralasci il testo di un pezzo proprio perché ci si concentra sul sound, sull’originalità del suono, etc. Le pistole alla tempia invece, con questo primo lavoro, uscito per l’etichetta discografica Lactobacillus Records, hanno dimostrato di saper osservare la realtà, di criticarla e di saperci stare dentro e conviverci, anche quando tutto sembra andare nel verso sbagliato. Ciò che emerge sono dei testi importanti e riflessivi. Si parla di poteri, di sudditi, di vite normali e situazioni reali. Il sound, che per tanti versi risulta duro e intrigante, come solo il rock riesce ad essere, non è tra i più originali. Ma non è un problema perché alla fine l’album risulta compatto e interessante per i contenuti che offre. Siamo agli inizi, è solo il primo album, per cui il tempo c’è.
Per adesso in bocca al lupo!