Qualsiasi band che vagamente ricordi i Metric, uno dei miei gruppi della vita, mi fa istantaneamente innamorare. Ma c’è una cosa che riesce a farmi oltrepassare la barrieria “influenze-che-influenzerebbero-anche-me-se-avessi-una-band”: i concept album. “Welcome To Condale” lo è, e la cosa mi riempie il cuore di fanciullesca gioia.
Procediamo con ordine. Elizabeth Sankey (voce) e Jeremy Warmsley (tutto il resto) hanno inciso un disco squisitamente e consapevolmente anacronistico: tutto, dai testi, ai cori, ai synth, agli effetti, è un puro omaggio agli anni ’80. “Better Off Without You” potrebbe essere scambiata per la sigla di un telefilm di quei fastosi anni stroboscopici. Un album attualissimo, proprio che si slega dalla ridondante scena hipster di questa decade appena iniziata (riuscendo a risultare più hip ancora). “Welcome To Condale” è ballo della scuola, pigiama party, foulard a pois, e jeans a vita alta, un po’ Grease un po’ Ritorno Al Futuro. Ed è qui che arriva la parte divertente.
I Summer Camp inventano una storia che lega i pezzi tra loro, e la raccontano in maniera virale e divertentissima sul loro sito ufficiale: le “leafy suburban streets” di Condale (inesistente cittadina americana vicino a Los Angeles), sono il teatro delle vicende parallele di Catchy e Babe, due ragazze vissute l’una nel ’54, l’altra nell’84 proprio a Condale. Tra appunti, pagine di diario, copertine di dischi e di riviste (il tutto integrato ai testi dell’album), si può ricostruire la storia delle due protagoniste. Ah, non so se è proprio quello l’intento del duo, ma certe pagine mi hanno fatto salire un’ansia maledetta.
“Welcome To Condale” è un disco meramente pop, che sceglie di divincolarsi dall’hipsteria di questo periodo per rendere grazia agli Dei Eighties, gli Dei del pop per antonomasia. Oltre al discorso concept, è comunque un ottimo album, e vale la pena di ascoltarselo in smoking, mentre si aspetta la Limousine che ci accompagnerà al Prom di fine anno.
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