Kele Okereke, celeberrimo frontman dei pionieristici Bloc Party (quanto faceva strano vedere un nero che non faceva il rappuso ma si vestiva tutto skinny?) ha fatto ciò che ogni frontman prima o poi è destinato a fare nella sua carriera musicale: un side-project solista.
Il Rock, che negli ultimi lavori dei Bloc Party già veniva messo da parte per far posto a sonorità più garage (riuscitissime), in The Hunter Ep non esiste. Se sei un dj e vuoi fare un po’ lo splendido con un’apertura un po’ gay-friendly senza essere costretto a passare da Rettore e/o Chicks On Speed, metti Kele nella borsa dei dischi e mixa Goodbye Horses; non è detto che tu faccia però una bella figura (non che ci voglia molto a farla, con un dj set gay-friendly, i pezzi son sempre quelli): con tutte le sonorità inglesi freschissime che stanno contagiando i dj set di tutto il mondo (Boiler Room docet), l’Ep di Okereke suona in gran parte scontato, per non dire vecchiotto.
Le tracce piacevoli ci sono, e sono proprio quelle che in un dj set stonerebbero: Cable’s Goodbye, ad esempio, o Love As A Weapon sembrano uscite da un altro Ep, molto più ragionato e orecchiabile, malinconico. What Did I Do? la prima traccia, invece, è una dubsteppata arrogante con tanto di wobble degno dei peggiori club di Caracas (nel 2009, oltretutto). Pessimo biglietto da visita, vista la delicatezza con cui va trattata la dubstep oggi, che può passare da genere pregiato a genere ignorante in tempo zero, con modifiche minime a quei tre suoni giusti. Sorprendente invece la tropicalissima/tamarrissima You Belong To Someone Else, che nel sopracitato ipotetico dj set può stare a braccetto tra BeatauCue e Mightyfools, ma la pista deve essere già piuttosto brilla.
Vorrei concludere ad effetto, ma l’unica cosa che mi viene da dire è: Kele, ci hai provato, ma stavi meglio coi Bloc Party. Perlomeno non eri una goccia nel mare dell’Electro.