Se mi chiedessero di trovare un epiteto per Umberto Palazzo, probabilmente per lui userei l’espressione “agitatore musicale”. Umberto è nato negli anni ’60, ha vissuto da giovanissimo il fenomeno del post-punk inglese, è stato punk nell’Italia degli anni ’80, ha contribuito in maniera decisiva alla nascita dei Massimo Volume (da cui è uscito prima della registrazione del primo album, nel ’93), attraversato tutti gli anni ’90 seguendo un suo percorso artistico davvero unico, come leader de il Santo Niente (tuttora attivi, dopo alcuni cambi di lineup), fino ad arrivare al recente successo di El Santo Nada, una specie di spin off strumentale (e con atmosfere western) della band di cui sopra, talmente originale da essere inserita nella rubrica “7 band che dovreste ascoltare” dalla webzine americana IndieRockCafé. Fino ad arrivare all’ultima creatura: “Canzoni della notte e della controra“: il primo disco solista, pubblicato negli scorsi giorni. E che trovate in streaming integrale su Rockit.
Senza contare la (più che) decennale attività come dj, scopritore di talenti e anima del Wake Up di Pescara, storico locale che negli anni è stato attraversato da centinaia di band e decine di migliaia di persone.
Del suo percorso artistico, musicale ma soprattutto umano si è parlato con Umberto, in un dialogo che vi riporto integralmente.
Dopo vent’anni di carriera hai pubblicato il tuo primo disco solista. Dove per solista si intende suonato tutto da solo. Intanto mi viene da chiederti: è un disco nato così o erano brani che avevi pensato per una band? E il fatto di suonare tutto da te è stata un’idea tua o una conseguenza della prima scelta?
E’ nato così: era materiale troppo delicato e sperimentale per passare da una sala prove. La sua riuscita dipende dalla giustezza della misura delle sue parti, una cosa che avevo chiarissima in mente.
Hai suonato in band punk, alt-rock, post-punk, fino ad arrivare al desert/tex rock de El Santo Nada…e ancora una volta spiazzi gli ascoltatori con le scelte musicali. Se è possibile, come ce lo spiegheresti il tuo modo di vivere la musica?
Ho suonato anche in band garage punk e psichedeliche, ma non ci vedo incoerenza, semmai completezza e facilità nel dominare diversi linguaggi musicali, che è come saper parlare molte lingue e usarle quando l’occasione lo richiede.
Allargando il discorso, se prendi dei compositori di formazione colta come Morricone o Bach puoi vedere facilmente che nel loro repertorio ci sia di tutto: una fuga per organo è una cosa molto differente da una corale, così come la colonna sonora di un western e di un film dell’orrore hanno caratteristiche musicali persino opposte.
Il fatto che i musicisti pop si limitino a qualcosa di facilmente identificabile e che viene ripetuto all’infinito è un’esigenza legata allo sfruttamento di un’immagine precisa che l’artista si crea nei primi tempi della sua carriera. E’ una cosa fondamentale per un certo tipo di successo di massa ed è vantaggioso perché è facilmente comprensibile. Io, invece, ho sempre puntato a essere uno che scrive canzoni e musica possibilmente di grande qualità e con caratteristiche innovative piuttosto che a essere una pop star. Ma non ci trovo niente di male nelle pop star, mi piacciono, ma è solo la tipologia più comune.
Come gestisci i tuoi 3 progetti musicali in questo momento?
Ora sono concentratissimo sul live dell’ultimo disco, ma ho iniziato a lavorare sui dischi nuovi dei due santi.
Da poco è finita (e non per volontà di chi ci lavorava) l’esperienza del Wake Up, locale di Pescara in cui hai portato a suonare centinaia di band, contribuendo anche a mantenere viva la scena locale. In questo momento stai pensando solo a suonare (e a fare il dj) o hai in mente anche qualcosa in veste di produttore?
Sto pensando appunto a come produrre i prossimi dischi dei due santi. Ho delle idee piuttosto personali sullo studio di registrazione e magari un giorno le applicherò ad una band nella quale non suono, ma per ora non ne ho il tempo.
Poche settimane fa è uscito un bel tributo alla tua carriera, Generazioni (progetto curato da Marco Gargiulo e Mag-Music). Che effetto ti fa sentire band di un’altra generazione reinterpretare i tuoi brani? Ma soprattutto: tu vedi una differenza tra te e le band della nuova generazione?
L’effetto è meraviglioso e rivitalizzante. Le band della nuova generazione hanno meno complessi d’inferiorità di quelle della mia (ma io non ne ho mai avuti, quindi apprezzo particolarmente questa evoluzione).
In una bella intervista che hai rilasciato recentemente hai dichiarato che la musica non è fatta per restare in un cassetto e hai criticato un certo modo di gestire o anche solo pensare il mercato musicale. Che idea ti sei fatto dei nuovi modi di produzione, distribuzione e promozione? Credi che il supporto fisico sia ancora importante?
Penso che sia inutile e dannoso fare battaglie di retroguardia, la sconfitta è certa e non è neppure molto onorevole. E’ molto meglio battersi nelle avanguardie, perché questo ti permette di contribuire a plasmare un futuro estremamente fluido e carico di potenzialità. Il supporto fisico sarà sempre importante per una nicchia di persone, non piccolissima, ma assolutamente minoritaria, nella quale ci sono anch’io. Con l’arrivo del cloud computing e di servizi come Spotify e affini, rischiano di sparire anche gli stessi MP3 e il download, tanto legale quanto gratuito, anzi è quasi certo. Questione di pochi anni.
Vi invito caldamente a seguire Umberto Palazzo su facebook, e ovviamente sulle pagine del Santo Niente e El Santo Nada. Ma soprattutto vi invito ad andare a vedere uno dei suoi prossimi live, in cui per l’appunto suonerà Canzoni della notte e della controra. Per quel che mi riguarda, penso proprio che non mi lascerò scappare la data romana: martedì 15 novembre al Circolo degli Artisti (assieme a Josh T Pearson, si preannuncia davvero una gran serata!).